“SONO INNOCENTE E SPERO ANCHE VOI” – 40 ANNI FA, IL 17 GIUGNO 1983, ALL’ALBA, L’ARRESTO DI ENZO TORTORA – L’ACCUSA PER IL POPOLARE CONDUTTORE TELEVISIVO ERA DI TRAFFICO DI DROGA AGGRAVATO DALL'ASSOCIAZIONE A DELINQUERE DI STAMPO CAMORRISTICO – ERA STATO ACCUSATO SULLA BASE DI UN RACCONTO CONFUSO, PIENO DI LACUNE E INCREDIBILE, DI ALCUNI COLLABORATORI DI GIUSTIZIA. NON ESISTEVA NESSUN RISCONTRO OGGETTIVO – CRONACA DI UNO DEI PIÙ GRANDI ORRORI GIUDIZIARI NELLA STORIA D’ITALIA

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Estratto dell’articolo di www.lastampa.it

 

Enzo Tortora Enzo Tortora

In un attimo la sua vita si trasformò in un incubo che lo portò alla prigione e poi alla morte. Quarant’anni fa, all’alba del 17 giugno 1983, Enzo Tortora veniva arrestato nella sua stanza dell’hotel Plaza, a Roma. Cominciò così un’odissea giudiziaria che lo portò in carcere per traffico di droga aggravato dall'associazione a delinquere di stampo camorristico. Condannato a 10 anni e 6 mesi e poi assolto in appello, il popolarissimo presentatore televisivo poco tempo dopo si ammalò di tumore e morì.

 

Il 17 giugno del 1983 cominciò una vicenda giudiziaria all’inizio controversa e poi sempre più inverosimile e a tratti grottesca. Per molto tempo gli italiani si divisero in colpevolisti e innocentisti, fino a quando apparve chiaro che Enzo Tortora era stato accusa sulla base di un racconto confuso, pieno di lacune e incredibile, di alcuni collaboratori di giustizia. Non esisteva nessun riscontro oggettivo, anzi peggio: i riscontri non erano neppure stati cercati. I media, tranne poche eccezioni, infierirono su Tortora dando credito alle accuse che gli venivano fatte.

enzo tortora portobello enzo tortora portobello

 

Tortora venne fatto uscire dalla caserma dei carabinieri nel momento in cui fuori si erano radunati curiosi e giornalisti. Venne fotografato e ripreso dalle telecamere in manette mentre raggiungeva l’auto che l’avrebbe portato in carcere, scortato dai carabinieri. Il giorno dopo e per molte settimane le immagini di Tortora in manette furono sulle pagine dei giornali e nei servizi televisivi.

 

[…]

 

ENZO TORTORA CON LE FIGLIE GAIA E SILVIA ENZO TORTORA CON LE FIGLIE GAIA E SILVIA

Ad accusare il presentatore furono in principio tre soggetti: Pasquale Barra, detto «O’nimale», killer della NCO condannato per 67 omicidi tra cui quello in carcere del boss milanese Francis Turatello; Giovanni Pandico, condannato per omicidio e tentato omicidio oltre che segretario di Cutolo; Giovanni Melluso, detto «il bello» affiliato alla mala siciliana.

 

A questi si aggiunsero velocemente altri testimoni. Furono in totale 19 i pentiti che accusarono il volto di Portobello, complice anche la legge Cossiga del 1982 che prevedeva sconti di pena per i collaboratori di giustizia. Tra gli accusatori anche il pittore Giuseppe Margutti e la moglie Rosalba Castellini che dissero di aver visto Tortora spacciare negli studi di Antenna 3.

 

Il Partito Radicale di Marco Pannella imbastì una campagna mediatica sul caso. Tortora si candidò proprio con i radicali nel 1984 e divenne parlamentare europeo con 451mila preferenza. All’epoca, dopo sette mesi di carcere, era costretto agli arresti domiciliari. «Sono stato liberale – dichiarò – perché ho studiato, sono diventato radicale perché ho capito».

enzo tortora a portobello enzo tortora a portobello

 

Rifiutò l’immunità parlamentare affinché venisse concessa l’autorizzazione a procedere nei sui confronti. Il primo grado di giudizio lo condannò a 10 anni di carcere. La Corte d’Appello di Napoli emise sentenza di assoluzione con formula piena nel settembre 1986. Il 13 giugno 1987 la Cassazione confermò la sentenza di secondo grado. “Io grido – dichiarò in aula Tortora – sono innocente! Lo grido da tre anni, lo gridano le carte, lo gridano i fatti che sono emersi da questo dibattimento! Io sono innocente, spero dal profondo del cuore che lo siate anche voi».

 

Tortora tornò in televisione ancora al timone di Portobello. Erano passati quasi 1800 giorni di calvario giudiziario. Da quando era entrato in politica si era impegnato per i diritti umani e civili e aveva visitato molte carceri. Nel suo discorso di ritorno agli schermi sottolineò anche queste sue battaglie. Il suo ultimo programma fu Giallo, l’ultima apparizione televisiva in Il testimone di Giuliano Ferrara.

 

enzo tortora 3 enzo tortora 3

Il 18 maggio 1988, a 59 anni, morì a Milano. A causa di un tumore ai polmoni, ma lui diceva che fu la bomba di cobalto che le accuse e la detenzione ingiuste gli avevano fatto scoppiare dentro a ucciderlo. Le sue ceneri sono conservate al cimitero monumentale di Milano insieme con una copia della Storia della colonna infame di Alessandro Manzoni, capolavoro della letterato su un caso di malagiustizia ai tempi della peste del XVII secolo.

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