Estratto da www.leggo.it
MICHELE MISSERI ESCE DAL TRIBUNALE
Michele Misseri torna davanti alle telecamere per la prima volta dalla scarcerazione. L'uomo, che è tornato in casa sua ad Avetrana dove 14 anni fa viveva con la moglie Cosima e la figlia Sabrina, entrambe condannate all'ergastolo per l'omicidio di Sarah Scazzi, torna a dichiararsi colpevole: «Sono io l’assassino di Sarah. Non mi credono perché mi hanno fatto cambiare le versioni, non le ho cambiate io, me le hanno fatte cambiare», dice a Le Iene. Non è la prima volta che si dichiara colpevole, versione a cui crede anche la figlia Valentina, convinta dell'innocenza di madre e sorella.
COSA HA DETTO MISSERI
«Quando avevo sei anni mio padre mi portò in una masseria a fare il pastorello. Lì mi hanno violentato. Non l’ho mai detto a nessuno. E se l’avessi fatto sarebbe stato peggio. Erano due, padre e figlio, […] Mio padre non mi ha mai difeso perché io non potevo parlare, ma aveva capito qualcosa perché ci lavava le mutandine e vedeva. Neanche mia moglie e le mie figlie lo sapevano», ammette Misseri.
[…] «Per mia figlia Valentina sono un assassino e anche un pedofilo», dice a Le Iene, nell'intervista che sarà trasmessa integralmente domenica 13 ottobre. Nella confessione resa ai magistrati all’epoca dei fatti, l’uomo aveva dichiarato di aver abusato di Sarah prima di ucciderla ma poi aveva ritrattato. Con Sortino ammette l’omicidio, e, in un primo momento, continua a negare gli abusi: «L’ho detto perché tanto dovevo comunque andare in carcere. Se la ragazza non era apposto… (parla della verginità della ragazza, intendendo dire che non sapeva se lo fosse o meno, ndr.). Mi sono fatto carico anche di quello, non sapendo se la ragazza aveva avuto o meno altri rapporti sessuali».
LA RIVELAZIONE SULLA CONFESSIONE
[…] L’uomo descrive e mima tutto quello che ha fatto quel 26 agosto: come ha posteggiato l’auto una volta giunto lì, come ha tirato fuori il cadavere dal bagagliaio, come l’ho appoggiato a terra, come l’ha poi sollevato per occultarlo. Parla anche dei vestiti di Sarah, prima tolti, poi rimessi, infine bruciati insieme al telefonino della ragazzina che - forse con l’idea che contenesse le sue ultime memorie - ha poi salvato dalle fiamme. E, ancora, le immagini mostrano i due all’interno del garage della villetta, dove, ribadisce Misseri, «L’anima di Sarah è ancora imprigionata».
SARAH SCAZZI E SABRINA MISSERI
«COSÌ HO UCCISO SARAH»
Lì l’uomo torna indietro con la memoria e sposta il trattore nella stessa posizione in cui – dice - era il giorno in cui uccise la nipote. Racconta che quel maledetto giorno era ora di pranzo, che il mezzo non partiva, che aveva un forte mal di testa dalla mattina. Che la nipote era scesa lì da lui, probabilmente per chiedergli se avesse potuto citofonare alla cugina e che era vestita diversa da come l’aveva sempre vista.
«Ho allungato la mano e l’ho presa dalle spalle, mi ha dato un calcio da dietro e mi è salito un calore. Forse voleva scappare e io ho preso la corda…». Poi, la cosa più difficile da ascoltare: «Volevo violentare Sarah ma non sono riuscito. Avevo allungato le mani qui nel garage, volevo continuare ma poi non l’ho più fatto. Sotto il fico l’ho spogliata ma poi non l’ho fatto più e l’ho rivestita. Erano due anni che non avevo rapporti sessuali con mia moglie, io dormivo nella sdraio, lei nel letto matrimoniale». Infine, conclude: «Questa è la verità. Speriamo che Sarah vada in pace, per sempre.”
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