Fulvio Fiano per il "Corriere della Sera - edizione Roma"
Ubaldo Manuali ha una «spiccata capacità criminale», mossa da una «maniacale perversione che l’ha portato a conservare i video delle violenze sulle donne che strumentalizza per soddisfare i suoi impulsi sessuali».
Il 59enne netturbino ha una «totale incapacità di autocontrollo rispetto alle proprie perversioni», manifestata dal fatto che «stordisce anche la donna con cui aveva avuto rapporti consenzienti e questo al fine di superare il suo rifiuto ad essere filmata e ad avere rapporti di altra natura».
È inoltre «abile a far credere alle sue vittime, pur di fronte ad espliciti sospetti, non solo che non le abbia abusate ma che addirittura le abbia aiutate mentre non si sentivano bene». Sono le parole con cui il gip di Viterbo Simona Poli motiva l’arresto del «Keanu Reeves di Riano». «Manuali — si legge nelle 22 pagine di ordinanza — è incurante delle conseguenze che la somministrazione di narcotici può avere sulla salute delle vittime».
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Stefania Loizzi, la donna che per prima l’ha denunciato, racconta nel verbale: «Ha versato il vino dandomi le spalle. Erano le 22 e mi sono risvegliata alle 4.40 con la sensazione che ci fossero i termosifoni accesi. Sulla poltrona c’era una divisa da netturbino che lui prima non aveva e gli ho chiesto “Che c... ci fai qua?”. Alle 5 mi sono accorta di avere il pigiama, ma non ricordo di averlo indossato. Solo alle 10 mi sono svegliata davvero. Sono andata dal parrucchiere e lui mi ha consigliato di andare da un medico».
Nel corso della perquisizione vengono ritrovati due flaconcini di Loretazepam in casa e nell’auto di Manuali: «Li uso per dormire, ho dolore a un ginocchio», dice lui. Gli vengono sequestrati anche un altro telefono e il pc. E un distintivo di polizia amministrativa, che usava per mentire sulla sua vera professione. Dallo smartphone emerge un video del 2018. C’è una donna stesa nuda su un asciugamani in terrazzo e Manuali le chiede, quasi beffardo: «Che, stai in letargo? C’hai sonno?». Poi abusa di lei in vario modo, descrivendo le sue azioni e accompagnandole con frasi come «tira fuori la lingua, sono il tuo ragazzo! Stiamo a fà l’amore, capito?».
Un anno dopo, c’è un’altra probabile vittima. Viene rintracciata e racconta: «Mi fece bere vino, mi sembrava buono. “E che, mica ti dò roba cattiva”, mi diceva lui. Poi mi ritrovai a gambe aperte e lui vicino a me. “Stavamo facendo sesso?” gli chiesi. E lui “Macché, stavi a sognà”». La donna va a ritroso: «Ci vedemmo a un chiosco di Grottaferrata, lo vidi che trafficava con le birre e le buttai a terra “Che c’hai versato?”. Poi ci rivedemmo, mi offrì un limoncello e mi ritrovai a casa mia». La donna non ricorda più nulla. […]
Chi ha denunciato è invece la seconda delle tre donne su cui si basa l’arresto. «L’ho conosciuto online, avevamo rapporti sessuali e lui chiedeva sempre di farmi dei video. Io rifiutavo. Un giorno ci siamo visti a un bar di Vetralla. Lo Spritz aveva un colore strano, mi disse che forse ci avevano messo l’aperol. Mi risvegliai alle 6, nuda e con lui in boxer. Non riuscivo a tenere gli occhi aperti, disse che mi ero sentita male.
Gli chiesi scherzando se mi avesse drogato e lui: “Così mi offendi”. Mi sentii in colpa e chiesi scusa». Il giorno dopo gli scrive in chat: «Ero fuori di testa, sennò non ti avrei fatto entrare. Non deve ricapitare più e vorrei che ti ricordassi cosa c’era nello Spritz. Potresti averlo fatto apposta, daje, ammettilo». Lui le dice che hanno fatto sesso consenziente ma lei sospetta: «Ho partecipato? Mi hai fatto video? Non devono girare, non sono sprovveduta... ma non credo che tu sia il tipo». […]
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