giovanni russo capo dipartimento del dap
(ANSA) - "Suppongo che Striano abbia potuto godere di questa sua bivalente posizione: il fatto che lui continuasse a prestare servizio presso la Guardia di finanza - dove pure vigevano sistemi controllo importanti ed efficaci - contemporaneamente addetto alla Direzione nazionale antimafia potrebbe aver lasciato supporre ad entrambi i gestori che lui stesse operando nei limiti del dovuto.
Per dirla tutta, le Segnalazioni di operazioni sospette (Sos), utilizzate per fatti che non c'entravano nulla con la criminalità organizzata o con il terrorismo, sono state tutte acquisite come è ovvio dalla banca dati della Guardia di finanza".
Così il capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, Giovanni Russo, ascoltato in commissione antimafia nell'ambito dell'inchiesta di Perugia sui presunti dossieraggi. All'epoca dei fatti Russo era coordinatore del Servizio di contrasto patrimoniale, nel cui ambito c'era l'ufficio Segnalazioni di operazioni sospette.
"Striano, godendo di questo doppio cappello, può aver avuto facilità di accesso ad acquisizioni senza che nessuno potesse immaginare che non erano autorizzate - ha spiegato Russo - . Devo ritenere senz'altro che quando si collegava al sistema Siva, i sistemi e i controlli della Guardia di finanza legittimamente ritenevano che stesse lavorando per la Direzione nazionale antimafia, è questo il meccanismo che è venuto meno".
GAETANO PECORARO INTERVISTA PASQUALE STRIANO - LE IENE
Per Russo, il sistema delle 'Sos' "funziona e ha funzionato ed è stato violato nell'unico modo dal quale è più difficile difendersi. Melillo ha oggi innovato aspetti di sicurezza, ma a quando a portare l'attacco è un insider si è indifendibili: di fronte a questo tipo di attacchi è difficile immaginare dei rimedi assoluti".