Margherita De Bac per il "Corriere della Sera"
Sergio Abrignani, immunologo del Comitato tecnico scientifico, è favorevole all'estensione del green pass?
«Lo sono in termini di tempistica. Si è dimostrato uno strumento fondamentale dunque è giusto prevedere che continui a costituire un lasciapassare. Mitiga il rischio che una persona infetta entri a contatto con un sano, vaccinato o non vaccinato che sia».
Lo estenderebbe?
«No, praticamente è necessario mostrarlo sempre. Si potrebbe fare di più sul rigore con cui viene controllato».
Chi fa la terza dose ha diritto al prolungamento del passaporto verde?
«Prendiamo il caso di un operatore sanitario vaccinato a gennaio: fra poco il green pass sarebbe scaduto, ma con la terza dose il periodo di validità si allunga di un anno».
Quindi la terza dose va fatta anche per mantenere il green pass attivo?
«Va fatta soprattutto perché garantisce l'innesco di una memoria immunologica più duratura e quindi una copertura più completa. Unita a mascherina e rispetto del distanziamento mitiga molto i rischi pur non annullandoli».
Siamo circondati da Paesi in emergenza, prima fra tutti la Germania. Potrebbe succedere anche a noi?
«I dati ci inducono a essere molto attenti ma non preoccupati. Molti Paesi europei hanno indicato l'Italia come esempio da seguire proprio grazie all'introduzione del green pass in modo estensivo e alla velocità delle vaccinazioni. Prenda l'Austria, sta cercando di recuperare con il lockdown, il confinamento dei non vaccinati. È una misura radicale e importante che premia o condanna, non necessaria in Italia. Noi abbiamo applicato un buon compromesso, chi non accetta il vaccino se vuole partecipare alla vita sociale fa il tampone».
Terza dose a tutti, anche sotto i 60 anni?
«Non è una decisione straordinaria, nel mondo della vaccinologia la terza dose distanziata dalle prime due, per persone che non hanno mai visto un certo microrganismo, è la normalità. Il nostro sistema immunitario come in questo caso, può aver bisogno di questa stimolazione per innescare una memoria di lungo termine che consenta di fare altri richiami non prima di 5-10 anni».
Sono giustificabili gli italiani che non si vaccinano pur non appartenendo alla minoranza dei no vax?
«Sono persone bloccate da grandi paure, per questo esitano, vanno comprese e aiutate. Più il tempo passa più sono solide le evidenze sulla sicurezza e l'efficacia dei vaccini. Le loro paure non hanno base scientifica, sono irrazionali e rischiano di fargli molto male. A 60 anni l'infezione da Sars-CoV-2 può portare alla morte nel 3-4% dei casi».
I no vax?
«Lasciamo perdere. Hanno certezze paranoiche. Le storie sul microchip che ci verrebbe inoculato con i vaccini a mRNA o dei metalli contenuti fra le sostanze inoculate o sulla morte del 10% dei vaccinati sono sciocchezze tali che non sono neanche da discutere».
Cosa consiglia a chi, seppur immunizzato, vuole vivere in sicurezza?
«Oggi possiamo fare praticamente tutto quello che facevamo due anni fa, prima che arrivasse la bestia».
La bestia?
«Mi correggo, una brutta bestia. Prima dei vaccini ha ucciso 130 mila italiani, ha bruciato 10 punti di Pil, ci ha fatto vivere male. Ha colpito duramente scatenando la pandemia perché il sistema immunitario di noi umani non aveva mai incontrato questo agente infettivo. Non avendone memoria non era pronto a rispondere».
LA TERZA DOSE DEL VACCINO ANTI-COVID
E poi?
«È un virus immunologicamente duale. Nelle prime fasi dell'infezione innesca una risposta immunitaria specifica che contribuisce a eradicare l'infezione nel 98% di noi in poche settimane. Nel restante 1-2% degli individui infettati si scatena invece una seconda fase in cui la risposta immunitaria specifica lascia il posto a una esagerata risposta immunitaria infiammatoria. Il virus si sgancia, segue una fase di malattia in cui i farmaci antivirali non funzionano più perché il danno non dipende dal virus ma da queste abnormi reazioni infiammatorie».
I numeri dei contagi si ingigantiscono e il freddo è complice dei virus. Passeremo un altro inverno complicato?
«No, sono fiducioso. Se avremo lo scudo del green pass e faremo attenzione a non esporci a situazioni insicure, come frequentare luoghi chiusi affollati senza mascherina, sarà un inverno di relativa tranquillità nonostante la variante Delta sia molto più trasmissibile».
È giusto immunizzare anche i piccoli?
«Spero che il vaccino per l'infanzia sia presto disponibile. Va tolta al virus la libertà di circolare tra i piccoli che, pur non ammalandosi se non in forma lieve, sono un veicolo di trasmissione».
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