Estratto da www.leggo.it
Il futuro del figlio è stato l'ultimo pensiero di un papà oppresso dai debiti. L'uomo, un imprenditore 54enne romano del settore ittico, è stato minacciato da falsi amici e picchiatori e convinto a pagare circa seicentomila euro.
Sarebbero state queste pressioni ad averlo spinto a togliersi la vita, nella sua Smart, con la cinta dei pantaloni stretta al collo e legata al tettuccio.
I carabinieri del Comando provinciale di Roma hanno eseguito un'ordinanza, emessa dal gip su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura, che dispone la custodia cautelare in carcere nei confronti di 4 persone accusate, a vario titolo, di estorsione con aggravante del metodo mafioso e morte come conseguenza di altro delitto.
[…] L'uomo aveva riferito che i quattro, titolari e collaboratori di una società del settore ittico, stavano tentando di costringerlo, dietro reiterate minacce e pressioni, al pagamento di 600mila euro, a fronte di un debito di 147mila euro maturato tra il 2021 e il 2022.
Per recuperare il denaro, prima gli avevano riferito di aver ceduto il credito a esponenti di una nota cosca di 'ndrangheta poi, con reiterate minacce di morte e con violenza, gli avrebbero fatto sottoscrivere un documento con cui si accollava un debito di 600mila euro. Poi è diventato un milione.
«Mi hanno minacciato anche di tagliarmi, sul momento, una mano - aveva riferito il 54enne -. Avevano un’accetta e una pistola. Urlavo loro che avrebbero potuto pure uccidermi, ma mai avrei firmato. Poi, però, hanno minacciato la mia famiglia».
Nonostante la sottoscrizione del documento, l'uomo avrebbe continuato a subire minacce e pressioni, che lo hanno portato al suicidio poco dopo l'avvio delle indagini.
Uno dei quattro arrestati è stato intercettato dai carabinieri del Nucleo Investigativo mentre, al telefono con un conoscente, chedeva un resoconto del funerale dell'imprenditore. Non aveva avuto il coraggio di andare. E a questa persona riferisce le ultime parole che l'uomo, il papà, gli ha riferito: «Ti prego se io dovessi... se io dovessi fare una botta di matto... te prego solo per mio figlio, fallo finire di studiare...».
Apparentemente dispiaciuto per l'accaduto, l'usuraio ha ripetuto: «Queste sono state le parole te lo posso giurare Giancà... Ovviamente gli ho detto di sì».
Si tratta di Samuele Melara, di 36 anni, che insieme a Francesco Vincenzo Maria Primerano, 67enne, Francesco Protani, 44 anni e Simone Veglioni, 56 anni, hanno ricevuto un'ordinanza di misura di custodia cautelare in carcere.