MARGHERITA DE BAC per il Corriere della Sera
È incerto il ritorno dei tifosi negli stadi. Non è improbabile che per rivedere gli spalti con oltre mille persone per volta bisognerà aspettare ancora. Perché le incognite sull'andamento dell'epidemia sono ancora troppe.
La curva dei contagi in Italia è in continua, anche se leggera salita, l'influenza è alle porte e si teme che, mischiata al Covid-19, possa mandare in tilt gli ospedali. Per non contare quello che sta succedendo in Europa. Francia, Spagna e Gran Bretagna sono alle prese con varie forme di lockdown . Il governo di Londra ha deciso che gli spalti, anziché fino al 1° ottobre, resteranno vuoti fino a marzo, quindi la Premier League si giocherà senza tifo.
È su questi dati di fatto che ragiona il ministro della Salute Roberto Speranza, fedele alla linea di «rigore e prudenza» mantenuta in questi mesi: «Oggi la priorità sono le scuole, non gli stadi», fredda gli entusiasmi. Spinge in senso contrario il collega allo Sport Vincenzo Spadafora: ha annunciato l'arrivo di linee guida capaci di garantire sicurezza. Dalla sua parte le Regioni che avrebbero ottenuto l'impegno di puntare alla riammissione del 25% di spettatori in relazione alla capienza degli impianti.
«Domani dovrebbe essere approvato all'unanimità dalla Conferenza delle Regioni un nuovo protocollo per la graduale riapertura degli stadi che verrà sottoposto venerdì al comitato tecnico scientifico e servirà per le competizioni sportive, non solo il calcio», ha detto Spadafora nel corso del question time alla Camera.
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Orientato al sì il viceministro alla Salute, Pierpaolo Sileri: «Gli stadi possono sopportare un terzo della capienza, all'Olimpico l'ingresso potrebbe essere consentito a 20-25 mila spettatori con regole precise. Abbracci vietati, obbligo di mantenere due metri di distanza, uso di mascherine e gel igienizzanti».
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Posizioni molto lontane da quelle dei tecnici del Cts, convinti che essere più permissivi in questa fase «sarebbe una pazzia» e che «ogni forma di assembramento non controllato sarebbe estremamente pericolosa» perché si ripercuoterebbe sui trasporti e sulla difficoltà di controllare gli spostamenti. Insomma, «c'è molta preoccupazione».
Il precedente della riapertura delle discoteche insegna che al virus niente va concesso soprattutto in una fase così critica. Si sta esaurendo soltanto adesso l'effetto delle infezioni contratte in estate. Non prima di due-tre settimane si potrà capire quanto abbia pesato in termini di crescita dei contagi la ripartenza della scuola.
«La situazione non è definita, nel mondo la pandemia ribolle». E il pubblico del calcio non è quello pacato del tennis. Ci sono coreografie, cori, urla che facilitano lo scambio dei droplets (le goccioline della respirazione) e il rischio di trasmissione.
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