Estratto dell’articolo Ilaria Sacchettoni per il “Corriere della Sera”
Le dita intrecciate in un gesto comune: Flavio e Francesca (li chiameremo così a tutela dei tre bambini) si stringono l’un l’altra, accennano un vezzeggiativo. É il linguaggio di un affetto consolidato e la radice di un fronte comune, quello per recuperare lavoro e dignità: «Mai — dice lei — abbiamo rifiutato un’alternativa. Al contrario abbiamo cercato il dialogo e abbiamo inviato una supplica al Papa affinché ci concedesse una dispensa».
Impiegati presso lo Ior del Vaticano sono stati licenziati formalmente l’1 ottobre scorso perché il loro matrimonio è incompatibile con le norme dell’istituto impegnato a suo dire contro familismo e conflitti d’interesse. I matrimoni tra dipendenti sono inammissibili. Nello studio del loro avvocato, Laura Sgrò, accettano di parlare.
Avete perso il lavoro per qualche negligenza commessa?
Lui: «Ho lavorato appena uscito da un’operazione al ginocchio mentre mia moglie, qui, è andata in ufficio addirittura con la febbre a trentanove».
Da quanto lavoravate alla banca vaticana?
Lei: «Siamo stati impiegati dello Ior rispettivamente per 13 e 11 anni. I clienti ci stimavano e i dirigenti ci consideravano indispensabili».
Il licenziamento, voi dite, è solo l’ultimo atto di una lunga serie di pressioni ricevute. Da quando?
Lui: «Va detto che veniamo da due matrimoni precedenti, annullati con la sacra rota. I problemi, per noi, incominciano due anni fa».
Lei: «In quel periodo ebbi un ricovero al Policlinico Gemelli per problemi di salute, la nostra storia era già nota e lì iniziarono le difficoltà. Per prima cosa mi fu obiettato che avrei dovuto documentare meglio quel periodo della mia malattia, producendo diagnosi e quant’altro benché i medici avessero già attestato il mio stato di salute».
Lui: «Ricordo che andavo in giro per l’ufficio sforzandomi di capire quali attestati fossero necessari».
Il Vaticano aveva un regolamento e voi lo conoscevate.
Lei: «È cambiato diventando un regolamento ad personam, contro di noi».
Per quale motivo?
«Non abbiamo una spiegazione».
Che accade quando Francesca torna in servizio?
Lei: «Avevamo programmato una settimana di ferie per andare a sciare con i bambini. Ma fui convocata nella stanza del personale e mi dissero che quei giorni erano stati revocati. Poi, aggiunsero, era in arrivo una comunicazione importante».
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Qual era?
«Il mio spostamento. Dall’ufficio pagamenti finii all’ingresso. Mi trovai a fare una sorta di lavoro da usciere, unica donna tra gli oltre 100 dipendenti della banca vaticana con simili mansioni. Di colpo mi trovai a fissare il vuoto, capitava di incontrare clienti che mi conoscevano nelle mie precedenti mansioni, era imbarazzante ma mi dicevo “passerà”».
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Quando precipitò tutto?
Lui: «Il 2 maggio scorso quando ci venne annunciata l’introduzione di un nuovo articolo del regolamento che pareva scritto su misura per noi...».
È vero che vi hanno chiesto le dimissioni?
Lui: «Sì, avremmo dovuto scegliere fra chi di noi due avrebbe dovuto licenziarsi».
Lei: «Abbiamo dei figli, avremmo dovuto dire “da oggi papà o mamma non lavora più”?».
Avete sostenuto misure disciplinari?
Lui: «Sì, ci hanno anche tolto 700 euro di stipendio, sia a me che a lei. É accaduto quando la storia è affiorata su un quotidiano».
Quando vi siete sposati?
Lui: «Ad agosto scorso. Ma da febbraio scorso tutto era noto. Comunicammo fin nei minimi dettagli cambio di residenza, stato di famiglia...»
Come è avvenuto il licenziamento?
Lui: «Ci convocarono assieme quel giorno. Erano le 9.
Scoprirono la lettera di licenziamento. Ci fecero lavorare fino alle 16,30 poi restituimmo il tesserino».
Avete scritto a Papa Francesco?
Lei: «Sì. Non lascerà una famiglia senza lavoro».
papa francesco - foto la presse - 2 ior - banca del vaticano