Valentina Lupia per www.repubblica.it
"Il prof mi ha sempre chiamato "signorina", calpestando i miei diritti. E poi ci ha anche detto: "Ora vedrete voi che succede col governo di destra..."". Si sfoga così Marco (nome di fantasia), lo studente trans del liceo Cavour di Roma che tre giorni fa è stato vittima di discriminazione. "Sei una donna, non un uomo", gli ha detto il docente di arte nel riconsegnargli la verifica col nome sbarrato.
Marco aveva firmato il compito non col nome anagrafico, bensì con quello d'elezione, in virtù del regolamento sulla carriera alias adottato dall'istituto che consente a chi è in fase di transizione di genere di utilizzarne uno col quale si identifica. "Non mi interessa del regolamento, non hai diritto a usare un altro nome", ha detto il docente in classe, per poi proseguire in vicepresidenza: "Davanti a me ho una donna, non posso riferirmi a te diversamente".
Come l'hanno fatta sentire queste parole?
"Male. Quando martedì il professore mi ha dato il compito col mio nome sbarrato mi ha detto che non avrei potuto scrivere quello che mi pare, che quella era una verifica".
Come ha reagito a quel punto?
"Gli ho spiegato che c'è un regolamento d'istituto che mi tutela e mi consente di utilizzare il nome con il quale mi identifico. L'ho cercato col cellulare e gliel'ho messo davanti. Ma ha detto che non gli interessava".
Poi il colloquio con la vicepreside.
"Sì. Tremavo, quasi piangevo. Io non mi agito mai con gli insegnanti, sono una persona che sta al suo posto. Ma se ricevo una risposta sgradevole, mi alzo e mi faccio sentire. Lì ho avuto una conferma ulteriore: il prof non è stato sbadato a chiamarmi "signorina" anche quando gli chiedevo di non farlo. Lì ha detto: "Davanti a me ho una donna, non posso riferirmi a te diversamente". Un'altra frase recente è stata: "Ora vedrete che succede col governo di destra". Non so a cosa si riferisse esattamente".
Però il ministro dell'Istruzione, Giuseppe Valditara, sosterrà "tutte le opportune verifiche che riterranno di mettere in campo il dirigente scolastico e l'Ufficio scolastico regionale per appurare se si sia in presenza di un caso di discriminazione". Si aspettava queste parole dal neo ministro?
"Ne sono contento, i miei diritti sono stati violati. È positiva anche quest'attenzione mediatica".
A raccontare quanto le è accaduto sono stati i suoi compagni e le sue compagne, coordinati dal collettivo della scuola, intitolato a Tommie Smith, poi le famiglie e anche la Rete degli studenti medi e il Gay Center che ora chiedono l'approvazione della carriera alias a livello nazionale. Che ne pensa?
"Ho ricevuto molti messaggi di solidarietà e questo è bello. Sono contento che si stia parlando della mia storia, perché non sono sicuramente l'unico al quale sono capitati episodi simili. Ci sono persone che non possono appellarsi alla carriera alias, mentre io un documento che mi difende ce l'ho".
Denuncerà?
"Intanto farò ricorso. Anche se ho preso 6,5, il compito proposto dal prof andava bene per il resto della classe, ma non per me, che devo seguire un piano educativo individualizzato. Ho già contattato una persona che fa parte di una commissione apposita. Per quanto riguarda i miei diritti e quelli degli altri, il prof può pensarla come vuole, davvero. Ma c'è un regolamento e va rispettato: io sono Marco, non "signorina"".
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