Estratto dell'articolo di Clemente Pistilli per www.repubblica.it
Tre ore e mezza. Tanto è durata questa mattina, 21 ottobre, l’udienza davanti al gip del Tribunale di Roma, Daniela Caramico D’Auria, in cui sono state raccolte con incidente probatorio le dichiarazioni dei tre minori che hanno denunciato di aver subito porno-ricatti o abusi sessuali da un aiuto capo scout.
Aiutati da una psicologa, vincendo le mille comprensibili difficoltà legate al dover ripercorrere momenti che li hanno scossi nel profondo, tanto due ragazzini di 14 e 16 anni quanto un bambino di 10 hanno confermato le dichiarazioni fatte agli investigatori, che hanno portato ad aprire un’inchiesta a carico del 19enne terracinese Simone Di Pinto, poi arrestato e messo ai domiciliari con le accuse di pornografia minorile e violenza sessuale.
Il caso è esploso l’estate scorsa dopo che due ragazzini scout di 14 e 16 anni hanno denunciato di aver ricevuto su Instagram delle richieste di foto intime da quella che doveva essere una coetanea, seguite poi da minacce, sostenendo di aver scoperto che dietro il profilo della presunta coetanea si celava in realtà Di Pinto.
Poi è spuntata un’ulteriore denuncia, fatta dai familiari di un bambino di dieci anni, che ha riferito di aver subito abusi dal 19enne, che nella sua comunità tutti consideravano un capo, all’interno dei locali parrocchiali.
“Ecco cosa ci è stato spedito sui telefonini”, hanno raccontato i due adolescenti. “Mi ha fermato e mi ha toccato”, ha aggiunto il bambino. [...]
La polizia postale intanto sta terminando gli accertamenti sui cellulari e sul tablet sequestrati al 19enne, difeso dagli avvocati Carmela Massaro e Ippolita Naso, e sono in corso altre indagini per verificare eventuali contatti tra lo scout e altre persone di recente accusate di pedofilia.