MA CI SONO FOTO DELL'APPENDINO IN TOPLESS? LA SINDACA DI TORINO HA MANDATO IN TILT I PIPPAROLI DOPO AVER RACCONTATO DI AVER LANCIATO IL BIKINI TRICOLORE SUL CAMPO DI BERLINO DURANTE I MONDIALI DEL 2006 -  QUEST’ANNO CON IL PANCIONE HA VISTO LA PARTITA SUL DIVANO DI CASA: “L'EMOZIONE È QUELLA DI SEMPRE, MA ALLO STADIO È UN’ALTRA COSA. TUTTE LE VOLTE CHE MI AGITAVO DAVANTI ALLA TIVÙ, IL PICCOLETTO SCALCIAVA…”

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Gabriele Guccione per il "Corriere della Sera"

 

CHIARA APPENDINO ALLO STADIO A BERLINO PER LA FINALE DEI MONDIALI DEL 2006 CHIARA APPENDINO ALLO STADIO A BERLINO PER LA FINALE DEI MONDIALI DEL 2006

Ogni tiro in porta un calcio. Ma non sul campo: in pancia. «Tutte le volte che mi agitavo davanti alla tivù, il piccoletto scalciava», racconta Chiara Appendino, 37 anni, in attesa di dare un fratellino alla figlia Sara. L'altra sera per l'Europeo, come quindici anni fa per il Mondiale a Berlino, la sindaca di Torino non poteva mancare all'appuntamento. Certo, qualcosa è cambiato: il 9 luglio del 2006, giorno del trionfo degli azzurri al Mundial, si trovava sugli spalti dell'Olympiastadion.

 

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Una foto rimbalzata per uno strano scherzo del destino sui social e diventata virale negli ultimi giorni la ritrae in quell'occasione, appena ventiduenne, con indosso un bikini, un boa tricolore attorno al collo e le bandiere dell'Italia dipinte sulle guance. Questa volta la super-tifosa Appendino si è dovuta accontentare di seguire l'Italia dal salotto di casa. «L'emozione è quella di sempre, quella che solo lo sport può farti vivere», riconosce, anche se, da ex calciatrice, le tocca ammettere: «Allo stadio è un'altra cosa».

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Come l'emozione, a non essere cambiata è la compagnia: «Anche domenica ho seguito la partita con mio marito Marco e un gruppo di amici». E con loro, e insieme al piccolo che porta in grembo, ha esultato: «Seppure con tutti i limiti e le attenzioni ancora dovute per evitare una recrudescenza della pandemia - osserva la prima cittadina torinese -, la vittoria dell'altra sera ha rappresentato un momento collettivo di grande gioia e, forse, anche di rinascita». Ci spera, Appendino. E riavvolge il nastro della memoria per tornare indietro a quel momento di quindici anni fa rilanciato per caso da un profilo social, «DirettaGoal», insieme alla domanda: «Dove eravate a quest' ora il 9 luglio 2006?».

 

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«Allo stadio a Berlino e questa foto direi che lo prova», ha risposto la sindaca, svelando di essere presente tra i tifosi in quello scatto. E poi scherzando, per replicare a chi le ha chiesto che fine avesse fatto il bikini: «L'ho lanciato in campo quando Fabio Grosso ha segnato l'ultimo rigore e dopo è stato impossibile ritrovarlo».

 

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Grosso: uno dei campioni di quella Nazionale. «Come Buffon, Cannavaro e Pirlo», ricorda la prima cittadina. E quelli del trionfo di Wembley? «Bonucci e Chiellini: un muro invalicabile. E poi Chiesa, davvero formidabile. Ma a Berlino come a Londra - assicura la sportiva Appendino - ciò che ha fatto la differenza è stato lo spirito di squadra, la compattezza del gruppo».

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