MA I FANATICI DEL POLITICALLY CORRECT NON HANNO PROPRIO UN CAZZO DA FARE? – L’ASSOCIAZIONE AMERICANA DEI PRODUTTORI DI MATERIALI AUDIO HA ANNUNCIATO CHE SMETTERÀ DI UTILIZZARE I TERMINI “MASCHIO” E “FEMMINA” PER I CAVETTI AUDIO – LO SCOPO È PER “AFFRONTARE PROBLEMI DI LINGUAGGIO E TERMINOLOGIA OBSOLETI” - TRA I VOCABOLI FINITI NEL CESSO ANCHE “MASTER" E "SLAVE" ("PADRONE" E SCHIAVO")...

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Alessandro Vinci per www.corriere.it

 

CAVI AUDIO MASCHIO FEMMINA CAVI AUDIO MASCHIO FEMMINA

Bando ai termini «maschio» e «femmina» per non offendere la sensibilità dei cavi audio - o meglio, dei loro connettori - che non dovessero riconoscersi né in un genere né nell’altro. È la surreale frontiera politically correct a cui si è spinta nei giorni scorsi la Professional Audio Manufacturers Alliance (Pama), associazione statunitense dei produttori di materiale audio, che nei giorni scorsi ha inviato alle aziende affiliate un questionario volto a «raccogliere feedback sul linguaggio problematico e sollecitare suggerimenti su una terminologia alternativa e neutra».

 

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Scopo dell’iniziativa, come recita questo comunicato, è infatti quello di «affrontare problemi di linguaggio e terminologia obsoleti, identificati come sempre più scoraggianti rispetto allo spirito di inclusione». E poco importa che tale crociata in nome della gender neutrality venga combattuta in riferimento a meri oggetti inanimati e punti a fare tabula rasa di due termini – «maschio» e «femmina», per l’appunto – molto efficaci nel definire le caratteristiche dei due jack.

 

Non solo sessismo

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Non è tutto, perché tra i vocaboli finiti nel mirino di Pama ci sono anche «master» e «slave» («padrone» e «schiavo»), comunemente utilizzati per indicare un rapporto tra hardware in cui uno ha il pieno controllo dell’altro. Guai dunque a pronunciarli: qualsiasi informatico d’oltreoceano dovesse incappare nello scivolone darebbe evidente prova della sua nostalgia nei confronti del commercio triangolare, nonché delle sue simpatie sudiste.

 

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Si accettano dunque proposte da parte degli associati all’interno di un apposito documento di «nomenclatura audio professionale neutrale consigliata». In questo senso, al posto di «maschio» e di «femmina» c’è chi propone di utilizzare «spina» e di «presa», mentre «master» e «slave» potrebbero rispettivamente lasciare spazio a «primario» e «secondario». A quel punto sessismo e schiavismo (malgrado negli Usa sia stato abolito 156 anni fa) avrebbero senz’altro le ore contate.

 

«Impresa straordinaria»

«L’intento dei membri di Pama è quello di raccomandare l’adozione di una struttura all’interno delle loro organizzazioni per l’implementazione di una terminologia univoca in tutto il settore, in uno spirito di inclusività e uniformità – ha spiegato il presidente del consiglio di amministrazione Karam Kaul –. È questione di rispetto reciproco». Dawn Birr di Sennheiser, che al pari di Kaul fa parte del comitato per l’inclusione di Pama, ha poi aggiunto: «Spesso sono i piccoli passi che ci portano ai nostri obiettivi. Ci auguriamo quindi che, intraprendendo queste azioni, possiamo iniziare a realizzare cambiamenti significativi nel tempo».

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Entusiasta dell’iniziativa si è infine dimostrata anche Karrie Keyes, direttore esecutivo del network femminile e non binario SoundGirls.org: «Un ringraziamento a Pama per aver introdotto un linguaggio neutro nell’industria audio – ha dichiarato –. Si tratta di un’impresa straordinaria ed è importante continuare a lavorare per promuovere cambiamenti

 

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