Alberto Gentili per “Il Messaggero”
Con il Natale alle porte, sul tavolo del governo non c'è solo il Super Green pass per vaccinati e guariti dal Covid, escludendo dalle attività ricreative e sociali i No vax nel caso scattassero le restrizioni da zona gialla, arancione o rossa. Nelle ultime ore sta montando anche l'ipotesi di estendere l'uso del lasciapassare verde agli utenti e clienti dei servizi pubblici e privati, come uffici postali, sportelli della Pa in generale, banche e assicurazioni, commercialisti, notai, bus, metro, etc.
Una soluzione già esplorata dall'esecutivo in settembre, ma poi scartata perché i controlli non sono semplici, soprattutto nel trasporto pubblico locale. «E per evitare», come riferisce un ministro che segue il dossier, «di mettere in difficoltà ad esempio il vecchietto che deve andare a prendere la pensione. Però ora, con la quarta ondata dell'epidemia che avanza drammaticamente, questa misura torna quanto mai attuale».
La nuova stretta, con ogni probabilità, non verrà decisa la prossima settimana. Secondo la road map di Mario Draghi, che domani incontrerà i governatori regionali assieme ai ministri Roberto Speranza (Salute) e Mariastella Gelmini (Regioni), il primo step è imporre l'obbligo della terza dose al personale medico e agli ospiti e agli operatori delle residenze per anziani (Rsa). E ridurre a 9 mesi la durata del lasciapassare verde, in modo da alzare il livello di sicurezza e spingere i cittadini a fare la terza inoculazione. Poi, in una cabina di regia che dovrebbe celebrarsi mercoledì, decidere il varo del Super Green pass a partire dal 1° dicembre.
A spiegare la filosofia che sta dietro la nuova stretta proposta dai governatori regionali e caldeggiata da Speranza, dal Pd, Forza Italia, Italia Viva, da una parte dei 5Stelle e osteggiata dalla Lega e da Luigi Di Maio, è il ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta (Fi): «Il Super Green pass non vuol dire penalizzare i non vaccinati, ma premiare i vaccinati. Chi ha il vaccino o è guarito avrà accesso a tutta la vita sociale, cinema, bar, tempo libero, sci. Ed è quindi una spinta alla vaccinazione. Chi invece non ha il vaccino, ma ha solo il Green pass legato al tampone, subirà i vincoli del cromatismo, qualora si dovesse manifestare. In maniera tale che il costo della chiusura ricadrà su chi ha fatto la scelta di non vaccinarsi».
LE ZONE A COLORI Non è un caso che Brunetta parli di «vincoli del cromatismo», vale a dire le restrizioni che accompagnano il passaggio in zona gialla, arancione o rossa. Nel governo si sta valutando se far scattare il Super Green pass già con il giallo, dato che in questa fascia rispetto alla zona bianca c'è in più solo l'obbligo della mascherina all'aperto e il dimezzamento delle capienze di cinema, teatri, stadi. Oppure se rendere operativo il nuovo lasciapassare verde per vaccinati e guariti soltanto con il passaggio di Regioni o aree del Paese in zona arancione o rossa, cosa al momento improbabile prima di Natale considerato l'andamento della pandemia.
L'obiettivo comunque è definito: spingere le vaccinazioni, alzare il livello di sicurezza e scongiurare la chiusura di bar e ristoranti, cinema e teatri, stadi e sale da concerto, parchi tematici e impianti da sci, palestre e piscine, centri commerciali e discoteche, mercatini di Natale e fiere, nel caso che la situazione precipitasse e scattassero le zone arancioni o rosse. I No vax, invece, potranno usare il Green pass ottenuto con il tampone per andare a lavoro, in farmacia, negozi di generi alimentari e altri servizi essenziali. Di forte impatto è anche l'estensione del Green pass negli uffici pubblici e privati.
Attualmente il lasciapassare è obbligatorio per chi vi lavora, ma non per utenti e clienti. Ebbene, l'idea è di permettere dal 1° dicembre l'accesso negli uffici postali, nelle banche, in tutti gli uffici pubblici, in bus e metro, solo a chi ha il lasciapassare verde. In questo caso ottenuto anche con il semplice tampone, la cui validità però potrebbe essere ridotta a 48 ore (adesso è a 72) per i test molecolari e a 24 ore (è a 48) per quelli rapidi, che potrebbero addirittura essere esclusi. Sul tavolo c'è anche il nodo dell'obbligo vaccinale.
A favore di questa scelta spingono il capo di Confindustria Carlo Bonomi e i leader di Cgil, Cisl e Uil (oltre al Pd, Forza Italia, Italia Viva), ma fonti di governo tendono a escludere che possa essere introdotta l'obbligatorietà del vaccino erga omnes. Più facile, come ha proposto proprio Brunetta, che l'obbligo sia imposto ad alcune categorie di lavoratori, come già accade per il personale medico e per gli operatori delle Rsa. Vale a dire: i dipendenti della Pa a contatto con il pubblico, gli insegnanti, le forze dell'ordine.
Ma questa stretta, visto che Salvini e gran parte dei 5Stelle sono contrari, non è considerata «probabile». Tanto più che ora nei piani del governo c'è soprattutto la spinta per la terza dose (da domani anche chi ha tra 40 e 59 anni potrà farla) e il vaccino per i bimbi da 5 a 11 anni appena l'Agenzia del farmaco europea (Ema) il 28 novembre avrà dato il via libera alla somministrazione di Pfizer in questa fascia d'età.
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