Anna Franco per “il Messaggero”
La vita è un susseguirsi di alti e bassi. Mentre le donne scendono dallo stiletto a favore di scarpe spianate, gli uomini salgono sui tacchi. Magari con plateau per rendere più facile l'operazione, ma aggiungendo almeno 6 centimetri sotto il tallone. I 30 secondi in cui il modello tedesco Leon Dame ha calcato la passerella spring/summer 2020 di Maison Margiela sono diventati virali sui social e il video è rimbalzato ovunque su Internet.
Il corrispettivo parigino di Jennifer Lopez col Jungle Dress da Versace, pochi giorni prima, a Milano. Il motivo? Il ragazzo ha chiuso la sfilata calzando un paio di stivali aderenti in vernice nera dotati di un notevole tacco a spillo. La sua falcata era volutamente ondeggiante proprio a causa di questo difficile orpello.
NEBBIA IN PASSERELLA
A gennaio le stagioni della moda si sono aperte con Pitti Uomo che ha salutato il ritorno di Stefano Pilati (ex direttore creativo di Saint Laurent e Zegna) e della sua nuova creatura Random Identities. Un debutto attesissimo che ha visto incerti solo i modelli, un po' persi tra la nebbia in pedana e i cuissard in pelle scamosciata. Tutti, rigorosamente, con tacco largo e plateau.
Eppure queste calzature, disponibili da meno di un mese, sono già esaurite nei numeri più alti, quelli che in genere sono acquistati dagli uomini. Evidentemente, lo stilista ha indovinato il trend affermando di volersi «affrancare dalle convenzioni di genere e stagionalità».
Ma se Pilati è uscito in passerella con un paio di stivali piatti, Hedi Slimane, alla guida di Celine, si è presentato tacchettato come i suoi modelli per i saluti finali della collezione estiva. Calzavano tutti una sorta di texani rialzati, indifferentemente sotto i jeans o il completo gessato. Haider Ackermann ha sottolineato l'attuale idiosincrasia tra uomo e donna partendo dai piedi. Ai primi spettavano calzature appuntite e con tacco. Alle seconde rimanevano solo delle ballerine rasoterra.
E non pensate di uscire fuori dal trend il prossimo inverno. Rick Owens ha già sottolineato che senza zeppe (possibilmente metallizzate) e tacchettoni non si è nessuno. Marc Jacobs insegna: il suo Instagram è pieno di scatti in cui il designer americano posa, con naturalezza e studiata teatralità, con ankle boots dotati di platform e rialzi vari. Probabilmente, stando alle foto, ne ha una scarpiera piena in ogni gradazione di colore.
LA GRANDE RINUNCIA
Esibizioni da passerella? Forse. Ma gli attori Sam Smith e Jared Leto e il cantante Harry Styles sono stati visti spesso, non solo sul red carpet, con tanto di tacchi. E non è una questione di altezza, visto che il primo arriva di suo a 1,88 e gli altri due a 1,80 e 1,85. Insomma, non avrebbero bisogno di alcun supporto.
«È l'atto finale della risposta alla cosiddetta grande rinuncia del 1800, quando gli uomini, che prima non disdegnavano gli ornamenti, decisero di affidarsi a colori più compassati e al classico completo inamidato per dare un'aura più severa alle loro professioni, sulla scia di un maschilismo nemmeno troppo latente - afferma Patrizia Calefato, docente di Sociologia della cultura e della comunicazione all'università di Bari - Adesso, invece, si sono riscoperti nuovi modi di abbigliarsi, anche guardando a mondi fuori da quello occidentale.
Si gioca con i confini della sessualità, al di là che si sia etero o omosessuale. Ma è anche un ritorno al passato: nel 1700, a Venezia, gli uomini portavano i tacchi. Le uniche donne a fare altrettanto erano le prostitute di alto bordo». Proprio così: ai soldati persiani del XV secolo questi supporti erano utili per tenere fermi i piedi nelle staffe e nel 1673 Luigi XIV notificò che solo lui e la sua cerchia di nobili potevano calzare tacchi con la suola rossa. Insomma, Christian Louboutin non ha inventato nulla.
CONTROCULTURA
«All'epoca avere centimetri sotto al tallone era una regola di stile, il punto di vista dominante nella società - afferma Romana Andò, preside del corso di laurea magistrale in Fashion stylist a La Sapienza di Roma - Poi, David Bowie and company negli anni Settanta sono tornati a questa moda, come sfida e controcultura alla visione di massa.
Oggi direi che il fenomeno ha una dimensione più individuale, di ribellione contro un'identità stabilita a priori. Col gender fluid, invece, si può sperimentare una personalità diversa». Agli uomini, intanto, si può consigliare di frequentare un corso di portamento, come facevano le donne negli Anni Cinquanta.
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