Enrico Franceschini per “la Repubblica”
Ad Harry Potter non sarebbe certamente piaciuto. E non piace neanche alla sua autrice: sei mesi fa J.K. Rowling ha affermato che lord Voldemort, il nemico giurato del maghetto nei suoi romanzi, non è «neanche lontanamente cattivo come Donald Trump». Eppure la scrittrice inglese adesso difende il miliardario che ha ormai vinto la nomination repubblicana alla Casa Bianca.
O meglio, difende il suo diritto di dire quello che vuole dove vuole, compresa la Gran Bretagna, dove una petizione per metterlo al bando ha raccolto 580mila firme. Intervenendo a New York a una serata di gala del Pen, l’associazione scrittori americana, Rowling ha dichiarato: «Trovo obiettabile tutto quello che Trump dice, ma la sua libertà di dirlo protegge la mia libertà di definirlo offensivo e bigotto.
Così come i miei critici sono liberi di dire che i libri su Harry Potter cercano di convertire i bambini al satanismo e io sono libera di rispondere che invece esplorano la natura e la morale umana. O di chiamarli degli idioti».
Negare il diritto di parola agli avversari semplicemente perché non se ne condividono le opinioni è un errore, conclude la scrittrice: «Significa mettersi dalla parte dei tiranni che imprigionano, torturano e uccidono con la medesima giustificazione ». È la formula di Voltaire: «Non condivido quello che dici, ma difenderò sino alla morte il tuo diritto di dirlo».
In Inghilterra, tuttavia, il suo intervento suscita critiche. «Adoro i suoi romanzi, ma penso che in questo caso J.K. Rowling sbagli», scrive sul Guardian Suzanne Kelly, promotrice della raccolta di firme per impedire l’ingresso in Gran Bretagna del candidato repubblicano alla presidenza.
«Gli irresponsabili attacchi verbali possono istigare alla violenza e per questo motivo il Regno Unito ha messo al bando 80 predicatori islamici. Il problema con Trump è lo stesso: non è che io o altri possiamo giudicare offensive le sue parole, è che le sue parole possono condurre alla violenza, come è già successo ai suoi comizi, o istigarli».
Il bando contro Trump, discusso al parlamento britannico come è la regola per ogni petizione che supera le 100mila firme, alla fine non è stato approvato, ma Londra non nasconde l’antipatia nei suoi confronti. «Trovo le sue posizioni, come quella di impedire l’ingresso negli Usa ai musulmani, divisive, stupide ed erronee», è la linea di David Cameron.
Ieri Trump ha annunciato in un’intervista televisiva di avere ricevuto un invito da Downing street, aggiungendo che Cameron è «un bravo ragazzo e andremo d’accordo». Precisa un portavoce del primo ministro: «Non c’è stato alcun invito formale, ma naturalmente i candidati alla Casa Bianca sono sempre benvenuti». Sempre che non ci si metta di mezzo Harry Potter, con la sua bacchetta magica.
DAVID CAMERON JK ROWLING E IL NUOVO LIBRO SU HARRY POTTER