Luigi Offeddu per il “Corriere della sera”
Adesso, qualche sito populista ha già arabizzato il suo nome: Al-Almo, cioè Malmö, la città con la più alta percentuale di immigrati musulmani, nel Paese più progressista dell' Unione Europea, la Svezia. Dove l'altra mattina, con il termometro a 27 gradi, Amanda Hansson, 19 anni, bella e bionda, è salita sul bus numero 3 pieno di passeggeri: «Era una giornata molto calda - ha raccontato su Facebook - e avevo adattato il mio abbigliamento alla temperatura: indossavo un paio di pantaloncini e un top con il fiocco annodato lì davanti. Porgo il biglietto, l'autista mi ferma. "Non puoi vestirti così sui nostri autobus. È la regola della compagnia. Ti mostri troppo Prima ricopriti, poi torna".
Scendo furiosa, voglio solo urlare e piangere. In tutta la mia vita non mi sono mai sentita così umiliata». Il caso riempie i media svedesi. La compagnia degli autobus si è scusata con Amanda, «non abbiamo alcun regolamento che imponga ai passeggeri come vestirsi», e per ora ha sospeso l'autista, che «non ha agito per motivi culturali e religiosi». Non si conoscono il suo nome, l'etnia, l'eventuale fede. Pare che sia un dipendente fidato, vent'anni di servizio senza richiami. Dovrà sottoporsi a un corso di «ri-addestramento».
Sul bus della linea 3 c'erano anche molti immigrati musulmani: alcuni, ha raccontato poi Amanda, avrebbero solidarizzato con lei. Perciò quel soprannome improvvisato di Al-Malmo forse manca il bersaglio. A Malmö vivono sì molti musulmani, e ogni tanto vi sono stati episodi di tensione: su loro richiesta (ma non soltanto loro) la piscina municipale di Hyllie ha riservato alcune ore di nuoto solo alle donne, e un paio di anni fa la comunità islamica nominò fra i suoi portavoce ufficiali un giovanotto che rifiutava di stringere la mano alle rappresentanti del genere femminile (fu rispedito a casa poco tempo dopo).
Ma quello dell'autobus, sarebbe un caso a sé. Protesta Sara Mohammad, musulmana, presidente dell' Associazione femminista per la difesa del corpo delle donne: «Nessuno, né un autista, né un marito, un padre o un fratello, può dirci come vestirci. Il nostro corpo è nostro, ci mancherebbe». Sul Web, grandinano commenti quasi tutti al vetriolo: «Quell' autista - chiosa un tizio che si firma "Beretta" - ha applicato la sharia (legge islamica, ndr ), è terribile».