Estratto dell’articolo di Paolo Biondani per “l’Espresso”
Karl Lee - trafficante di armi cinese
Ci sono le guerre visibili, sanguinarie, catastrofiche, dall'Ucraina al Medio Oriente e in troppe altre parti del mondo. Ma ci sono anche quelle invisibili, le operazioni belliche gestite da strutture non ufficiali, controllate dai servizi segreti. Alcune vengono poi rivendicate o quantomeno attribuite, come l'esplosione simultanea di migliaia di apparecchi cerca persone che a metà settembre ha bersagliato Hezbollah in Libano, ascritta a Israele […]
Altre operazioni restano invece misteriose, perfino se durano decenni e hanno portata storica, come il piano segreto che ha consentito all'Iran di armarsi con droni militari e missili balistici, i quali si sono dimostrati in grado di colpire Israele. Come ha fatto il governo di Teheran ad aggirare gli embarghi e i divieti di acquistare tecnologie e materiali bellici? Chi ha gestito quelle forniture clandestine?
Una risposta ben documentata arriva da un libro-inchiesta firmato da quattro rinomati giornalisti tedeschi, che in Italia è ancora inedito. Racconta la storia di un super trafficante tanto inafferrabile da essere paragonato a un fantasma. Ha operato per anni sui mercati internazionali come insospettabile uomo d'affari, utilizzando una falsa identità americana: Karl Lee. In realtà è cinese, si chiama Li Fangwei e ha usato anche altri pseudonimi. È "Il fantasma cinese", questo il titolo del libro che svela per la prima volta il suo ruolo e dimostra che il network da lui creato è ancora attivo.
Il nome di Karl Lee è da tempo in cima alla lista dei most wanted dell'Fbi. Per cercare di catturarlo, le autorità statunitensi hanno offerto una taglia di cinque milioni di dollari, la stessa cifra che fu stanziata per un boss della droga come Joaquín Guzmàn detto El Chapo o per il capo di Al Qaeda, Osama Bin Laden. Il signor Li, detto Lee, continua però a restare imprendibile.
ISRAELE - LA BASE AEREA DI NEVATIM COLPITA DAI MISSILI IRANIANI
La giustizia americana ha riassunto il caso in un atto d'accusa di 59 pagine. Il fascicolo era nato da una soffiata del Mossad israeliano, che già vent'anni fa spiava lo sviluppo dell'apparato aerospaziale iraniano e aveva segnalato quello strano mediatore che sembrava operare dagli Usa. Qui i magistrati hanno aperto una normale indagine giudiziaria, sfociata in una prima incriminazione nel 2009. Da allora mister Lee è ricercato con l'accusa di avere fornito per anni materiali strategici per il programma missilistico iraniano, in particolare leghe speciali a base di grafite, tungsteno, acciaio e alluminio ad altissima resistenza.
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Partendo dalle carte giudiziarie, i giornalisti tedeschi hanno ricostruito tutta la carriera del presunto trafficante, documentato i suoi legami con la Cina e svelato una vasta rete di società di copertura, utilizzate per occultare i rapporti con nazioni sotto embargo come l'Iran. Gli autori del libro sono Frederik Obermaier e Bastian Obermayer, i due cronisti che vinsero il premio Pulitzer con l'inchiesta "Panama Papers" (coordinata dal consorzio Icij, rappresentato in Italia da L'Espresso), assieme a Christoph Giesen, corrispondente dalla Cina di Der Spiegel, e a Philipp Grüll, caporedattore della tv pubblica Ard.
La loro inchiesta dimostra che Li Fangwei, originario del Nord-Est della Cina, ha sempre avuto la sua base nella città portuale di Dalian. Partendo da una piccola ditta locale, ha continuato ad allargare il suo giro d'affari e ha aperto numerose società in diverse aree del mondo, spesso intestandole a soci, collaboratori o prestanomi.
Karl Lee - trafficante di armi cinese
Gran parte delle forniture, però, partiva ancora dal porto cinese. Il ricercato ha un fratello minore, Li Fangdong, che è stato in affari con lui: erano comproprietari di una fabbrica di grafite a Nord di Dalian. Intervistato dai cronisti tedeschi, Li Fangdong ha ammesso che la loro azienda ha avuto rapporti commerciali con l'Iran, ma non ha rivelato che fine abbia fatto il fratello.
In Cina è lui che continua a gestire la fabbrica, dove i giornalisti hanno fotografato grossi carichi di grafite, pronti per essere spediti. Anche altre società attribuite al ricercato risultano ancora attive. Il presunto super trafficante ha utilizzato anche compagnie offshore, quelle società anonime che permettono ai ricchi del mondo di nascondere soldi nei paradisi fiscali. Nel suo caso, gli sono servite pure a evitare i sequestri: quando le autorità americane le hanno scoperte, erano ormai diventate scatole vuote.
La sorte attuale del signor Li è un mistero come tutta la sua vita. Nel 2021 su Wikipedia è comparsa la notizia (in mandarino) che sarebbe stato arrestato nel 2019 in Cina, ma poco dopo è stata rimossa. Qualcosa dev'essere successo, visto che dallo stesso anno l'allora vicesegretario di Stato degli Usa, Christopher Ford, ha smesso di pubblicare pressanti richieste alla Cina di fermare quel trafficante.
Intervistato per il libro, Ford non ne ha confermato l'arresto, ma ha chiarito che il vero problema è la rete di società da lui create, che a suo parere poteva agire solo con la protezione, o almeno con la tacita approvazione, del governo cinese.
Lo sviluppo aerospaziale ha permesso all'Iran di armare anche eserciti amici. Pure la Russia di Vladimir Putin ha usato droni di Teheran contro l'Ucraina. Washington Post e Reuters hanno rivelato che a Mosca dal 2022 sono arrivati almeno 400 missili iraniani. L'ossessione israeliana contro l'Iran e i suoi alleati si spiega proprio con l'effetto combinato tra nuovi missili e allarme atomico. [...]
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