Simone Di Meo per Dagospia
E menomale che il ministro Angelino Alfano ha promesso («Libero», 18 luglio 2016) che gli agenti saranno «super armati» anche «fuori dall'orario di servizio». La Prefettura di Caserta sta ritardando il rilascio del porto d'armi a investigatori impegnati in delicate inchieste sulla camorra. Sono carabinieri e poliziotti, soprattutto; ma ci sono pure alti ufficiali delle Forze armate. Tutti in attesa del rinnovo della licenza per poter usare la seconda pistola oltre a quella di ordinanza.
Una necessità, purtroppo: andare in giro con la «Beretta 98FS» in dotazione è scomodo e tutt'altro che facile. Pesa molto (oltre un chilo) ed è ingombrante. D'estate, è quasi impossibile trovare un poliziotto che se la porti dietro in camicia e pantaloncini. Calata nella cintola, poi, è fin troppo visibile ed è pericolosa per la pubblica incolumità. L'alto potere penetrante delle pallottole può ferire più persone contemporaneamente.
In un conflitto a fuoco, il proiettile diventa incontrollabile. Per questo, tantissimi appartenenti alle forze di polizia chiedono il porto d'armi personale. In commercio ci sono pistole più piccole, più precise e maneggevoli che possono tranquillamente essere nascoste in tasca. E poi con la seconda arma ci si può poi allenare liberamente al poligono invece di aspettare le sparute sessioni regolamentari falcidiate dal Ministero a causa della spending review.
Almeno, così vorrebbero quelli che ne hanno fatto istanza alla Prefettura di Caserta.
La prevenzione e la sicurezza in Italia risiedono anche nella velocità e nell'affidabilità della burocrazia. Se il ministro dell'Interno promette più agenti armati, le Prefetture dovrebbero andare al passo. Non inserire la sicura.