Marco Lillo e Valeria Pacelli per Il Fatto Quotidiano - Estratti
Gli accessi alle banche dati della Direzione Nazionale Antimafia che ora sono nel mirino della Procura di Perugia, effettuati da parte di Pasquale Striano nel febbraio 2022 e poi confluiti in una relazione al procuratore aggiunto della Dna Antonio Laudati su Matteo Renzi, potrebbero essere stati fatti non contro Renzi (che va detto non ha fatto la vittima su questo dopo la trasmissione) ma a suo favore, non per acquisire segreti da svelare ai giornalisti del Domani ma per capire chi già li aveva svelati ad altri quotidiani che li avevano pubblicati.
In questo caso nessun “mandante” e nessun dossieraggio dietro Striano. Questi i risultati dell’indagine della Guardia di Finanza confluita in un’informativa di 360 pagine consegnata il 21 giugno 2023 al pm Cantone che l’ha depositata insieme ad altre migliaia di pagine a disposizione delle difese degli indagati.
La trasmissione “Quarta Repubblica” ha mostrato lunedì un messaggio di Striano, isolato e decontestualizzato, lasciando ai telespettatori la sensazione che in quel caso Striano lavorasse su dati di Renzi a beneficio di un mister X ignoto e magari esterno all’ufficio.
Poiché nei media e anche nei palazzi della politica è in voga la ricerca spasmodica di un “secondo livello” o di un “mandante” della presunta “attività di dossieraggio”, è bene che si ristabilisca la verità senza omissioni che ne deformerebbero il senso.
Il servizio di Lodovica Bulian riproponeva l’audizione di Cantone all’Antimafia che si chiedeva: “Che fine hanno fatto i 33mila file scaricati da Striano?”. La giornalista ricordava i 57 articoli su politici di centrodestra, dimenticando gli accessi di Striano su persone vicine a Giuseppe Conte, in testa la compagna Olivia Paladino. Poi ricordava la denuncia di Crosetto. E aggiungeva la frase di Cantone che è il cavallo di battaglia di chi cerca “il mandante”.
Per il procuratore, come scrive nelle carte di Perugia, è “inverosimile” che Striano abbia operato solo per compiacere i giornalisti mentre si cercano proprio per questo possibili mandanti. In questo contesto nel servizio era calato l’asso dello scoop di “Quarta Repubblica”. Un messaggio whatsapp del finanziere indagato che permetteva di capire come operava Striano.
Ebbene il servizio proseguiva così: “L’8 febbraio Striano manda un messaggio alla compagna mentre attende di incontrare qualcuno non identificato vicino alla Basilica di San Giovanni” e poi si vedeva il messaggio Whatsapp: “Ieri mi ha fatto fare l’ennesimo appunto riservato su Renzi se mi beccano mi rompono il culo”. Chi? Perché? Mistero.
Ma basta leggere l’informativa integrale per scoprire che – come i proverbiali pifferi di montagna – Quarta Repubblica, era partita per suonare ma finì suonata.
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IL CASO STRIANO
matteo renzi mohammed bin salman 1
Lodovica Bulian Luca Fazzo per ilgiornale.it - Estratti
Agli atti dell'indagine di Perugia sulle migliaia di accessi abusivi alle banche dati della Dna ci sono alcune chat estrapolate dal telefonino del principale indagato, il finanziere Pasquale Striano, all'epoca dei fatti in servizio nel gruppo Sos.
Tra i messaggi annotati ce n'è uno dell'8 febbraio 2022 del finanziere alla compagna. Lui le manda una foto che lo ritrae nei pressi di San Giovanni in Laterano a Roma.
Gli investigatori riassumono così lo scambio: Striano «spera che quel giorno qualcuno di non identificato gli dica qualcosa di positivo perché il giorno prima gli è stato chiesto l'ennesimo appunto riservato su Renzi». In effetti scrive proprio così il tenente alla compagna: «Ieri mi ha fatto fare l'ennesimo appunto su Renzi». Con una chiusura che denota «preoccupazione», sottolineano gli investigatori: «Se mi beccano mi rompono il culo».
Lei risponde; «Non puoi parlargli?». Resta da capire a cosa si riferisca Striano, chi doveva incontrare quel giorno e perché abbia manifestato questo timore in relazione all'appunto riservato sul leader di Italia Viva.
Va rilevata una circostanza temporale: due giorni prima, il 6 febbraio 2022, venivano pubblicati alcuni articoli sulle consulenze di Renzi dall'Arabia Saudita, contenenti i dati relativi una Segnalazione di operazione sospetta trasmessa dall'Antiriciclaggio della Banca d'Italia alla guardia di finanza e pubblicata nei suoi dettagli dal Corriere e dalla Stampa: «Renzi e le consulenze in Arabia Saudita: versati sul conto bonifici per un milione e 100 mila euro».