MELA BUCATA - IL TRIBUNALE DI MILANO È RIUSCITO A VIOLARE L’IPHONE DI ALEXANDER BOETTCHER, L'AMANTE DELL'ACIDO - PERCHÈ ALLORA L’FBI NON RIESCE A ENTRARE NELL’IPHONE DEI TERRORISTI E FINISCE IN TRIBUNALE CON LA APPLE? PERCHÈ QUELLI USAVANO UN IPHONE PIU’ NUOVO - MA PER GLI ESPERTI È SOLO QUESTIONE DI MESI

Il consulente del Tribunale si è rivolto a una società israeliana che ha elaborato un software in grado di rompere il muro della Apple. L’iPhone dei terroristi di San Bernardino è invece più aggiornato. All’interno del cellulare di Boettcher ricerche sugli effetti dell’evirazione e un video dove marchia a fuoco la fidanzata...

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1 - ACIDO, I SEGRETI NEL CELLULARE DI ALEX. AGGIRATO IL BLOCCO DI APPLE

Gianni Santucci per www.corriere.it

BOETTCHER IPHONE 2 BOETTCHER IPHONE 2

 

Perché l’Fbi ha scatenato una battaglia epocale contro Apple, chiedendo di «scardinare» il sistema di sicurezza che protegge l’iPhone degli stragisti di San Bernardino? La domanda trova una possibile risposta nel processo che si sta celebrando a Milano contro Alexander Boettcher, imputato per gli agguati con l’acido contro gli uomini che avevano avuto rapporti intimi con la sua amante Martina Levato.

 

LEVATO BOETTCHER IPHONE LEVATO BOETTCHER IPHONE

Anche Boettcher aveva un iPhone (un 5), che gli è stato sequestrato al momento dell’arresto (28 dicembre 2014), e si è sempre rifiutato di rivelare il Pin per sbloccare quel telefono. Il consulente del Tribunale di Milano ha però appena depositato un hard disk che contiene tutti i dati, le chat, le foto e i video che erano contenuti in quel cellulare.

 

LA SOCIETÀ DI «HACKER»

Come è possibile, allora, che la giustizia italiana sia riuscita a scardinare il sistema di protezione dell’iPhone che invece è un muro invalicabile per l’Fbi? La risposta è semplice: il consulente del Tribunale si è rivolto a una società israeliana, che ha una sede anche a Monaco di Baviera, che ha elaborato un software in grado di sbloccare e violare il muro di Apple.

apple contro fbi pe rla protezione dei dati apple contro fbi pe rla protezione dei dati

 

È stato possibile perché sull’iPhone di Boettcher era installato un sistema operativo iOS8: qualche mese dopo il sequestro del cellulare, gli esperti della società israeliana sono riusciti a trovare la chiave per entrare in quel sistema e hanno messo a disposizione il servizio di sblocco (così l’iPhone di Boettcher, inviolabile al momento del sequestro, è diventato un libro aperto qualche mese dopo).

 

terroristi san bernardino fbi apple terroristi san bernardino fbi apple

L’iPhone dei terroristi di San Bernardino è invece più aggiornato, e lavora con la versione successiva del sistema operativo Apple. La società israeliana, ad oggi, non ha ancora trovato il modo di infrangere questo muro di protezione più aggiornato.

 

QUESTIONE DI MESI

Gli esperti del settore ritengono però che sia soltanto questione di mesi, e che prima o poi la società riuscirà a sbloccare anche i telefoni che lavorano con la versione successiva del sistema operativo. E a quel punto, probabilmente, l’Fbi non avrà più bisogno di chiedere aiuto ad Apple, né di appellarsi alla giustizia americana per imporre alla casa di Cupertino di aprire i sistemi di sicurezza dei suoi iPhone. In un prossimo futuro, è probabile che anche l’Fbi potrà portare l’iPhone a Monaco per ricevere, in meno di una settimana, l’intero contenuto di quel telefono, come ha fatto la Procura di Milano per il cellulare di Boettcher.

fbi apple 4 fbi apple 4

 

2 - APPLE CI NASCONDE I DATI

Cristina Bassi per “Il Giornale”

 

Software israeliani, hacker «buoni», Apple e i suoi sistemi di protezione: il capitolo più nero della cronaca milanese degli ultimi anni, quello delle aggressioni seriali con l' acido, diventa un caso di intelligence informatica. Al centro c' è un iPhone da violare per estrarre i segreti di un imputato. Un rompicapo simile ha messo l' Fbi di fronte al muro del colosso tecnologico, che si rifiuta in nome della privacy di sbloccare il telefono di uno dei terroristi della strage di San Bernardino. Da noi però il rebus è stato risolto, grazie all' abilità di un perito e anche a un ostacolo un po' più aggirabile.

BOETTCHER IPHONE BOETTCHER IPHONE

 

Siamo al processo contro Alexander Boettcher, accusato di aver sfregiato con il liquido letale - insieme all' ex amante Martina Levato - Stefano Savi e di aver tentato di fare lo stesso a Giuliano Carparelli. Mattia Epifani, perito informatico incaricato dal tribunale, rivela come ha «craccato» l' iPhone sequestrato.

 

Il broker immobiliare non ha mai fornito il Pin. «Per aprire il dispositivo e accedere ai dati - spiega l' esperto genovese - abbiamo utilizzato un software fornito da un' azienda israeliana che ha sede a Monaco, la Cellbrite. In questo modo abbiamo potuto estrarre dati, video, foto, conversazioni in chat». La copia del materiale, una mole di circa dieci giga, è stata consegnata al consulente tecnico della difesa Mariano Pitzianti e a quelle delle parti civili Maria Pia Izzo ed Eva Balzarotti.

 

tim cook apple tim cook apple

Al momento di recuperare le e-mail dal telefonino però si è presentato l' ostacolo opposto dal costruttore. «Apple - continua Epifani - non ci consente di essere padroni del telefono e di avere a disposizione tutti i dati. Per avere accesso alle e-mail, avremmo dovuto violare il loro sistema di protezione. Si tratta di una polemica molto attuale». Ma in questo caso, a differenza di quello californiano, non serve il nulla osta di Tim Cook.

 

fbi apple 2 fbi apple 2

L' iPhone 5, e il sistema operativo che utilizza (Ios 8 e non Ios 9), è già «vecchio». È quindi possibile violarlo anche per ottenere le e-mail, utilizzando la procedura chiamata jailbreak, che con software di hackeraggio comunemente usati in ambito forense riesce a «rompere» le barriere che schermano i dati. Per ora si deciso di non applicare la misura estrema, che potrebbe compromettere il dispositivo e renderlo inutilizzabile in futuro.

 

fbi apple 3 fbi apple 3

Il «reperto 26» è ora quasi totalmente a disposizione delle parti. Si aggiunge al «14», cioè il backup dello stesso smartphone fatto sul pc dell' imputato ma che si ferma al 19 settembre 2014. Cioè prima della serie di aggressioni con l' acido. Ieri è anche emerso che nel gennaio 2015, dopo l' arresto dell' uomo, qualcuno avrebbe cancellato dal computer molte cartelle. Alcune, ha spiegato il legale di Carparelli, Paolo Tosoni, contenevano «foto di Barbini». Oltre ad alcuni screenshot delle conversazioni tra Boettcher e la Levato su Barbini. Per l' avvocato, «è la conferma della partecipazione di Boettcher agli agguati e del suo ruolo».

 

LEVATO BOETTCHER ACIDO 9 LEVATO BOETTCHER ACIDO 9

Ma cosa contiene il cellulare di Alexander? Il materiale deve essere ancora scandagliato del tutto, ieri però in aula gli avvocati delle parti civili hanno depositato i primi estratti. Uno certifica le ricerche fatte sul web dall' imputato riguardo agli effetti dell' evirazione e ai coltelli più adatti per infliggerla. Siamo al 20 maggio 2014, nelle ore in cui la Levato avrebbe tentato di evirare Antonio Margarito.

 

BOETTCHER GALLINA BOETTCHER GALLINA

In un filmato invece si vede Boettcher che marchia a fuoco Martina in diverse parti del corpo. Infine una chat che è quasi una confessione. Nelle ore successive all' aggressione di Carparelli Alexander scrive a un' amica: «Hanno provato a rubarmi il telefono in strada, mi sono preso un pugno e per rincorrerlo sotto la pioggia mi sono allagato». È la dinamica, naturalmente reinterpretata, dei fatti di via Bixio.

 

ALEXANDER BOETTCHER ALEXANDER BOETTCHER alexander boettcher alexander boettcher ALEXANDER BOETTCHER ALEXANDER BOETTCHER

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