Pietro Senaldi per “Libero Quotidiano”
Se ogni crisi è anche un'opportunità, c'è un solo modo per ricavare qualcosa di buono dalla pantomima in corso nei palazzi della politica: far gestire la crisi sanitaria da chi ci capisce qualcosa. Senza nulla togliere all'accoppiata Conte-Speranza, che stanno al virus quanto ci potrebbero stare Stanlio e Ollio, la situazione pandemica in Italia è talmente grave che a questo punto occorre almeno un po' di serietà.
giuseppe conte roberto speranza
Si vocifera da tempo della necessità di un governo di competenti, sia esso retto da Draghi, dalla Cartabia, da Cottarelli o da chicchessia. La credibilità in Europa è persa, il sistema istituzionale è al collasso e i conti sono in rosso profondo, pertanto ciascuna di queste tre scelte avrebbe un senso.
L'emergenza numero uno però è quella sanitaria e la "trimorti" Ricciardi-Brusaferro-Arcuri a cui il premier ha delegato la gestione dell'epidemia è stata colpita dal contagiosissimo morbo dell'inettitudine, che fa respirare chi ne è colto ma toglie il fiato al resto del Paese. Poiché in Italia i geni non mancano, almeno la cura contro il virus dell'incapacità ci sarebbe.
PIERPAOLO SILERI ROBERTO SPERANZA
Sarebbe sufficiente mettere al ministero della Salute uno che ci capisce più perfino del competente viceministro Pierpaolo Sileri, con il quale formerebbe una coppia degna dell'ospedale John Hopkins di Baltimora, probabilmente il migliore al mondo.
Il nome del mago che ci può salvare è Giuseppe Remuzzi, settantadue anni il prossimo aprile, direttore dell'Istituto Farmacologico Mario Negri nonché medico ospedaliero per decenni al Papa Giovanni XIII di Bergamo e ricercatore con un indice scientifico internazionale tra i più alti in Italia. Egli somma l'esperienza sul campo, in corsia con i malati, con l'attività di studioso e di manager.
coronavirus terapia intensiva bergamo
In più vanta relazioni internazionali che fanno impallidire la nostra sedicente classe dirigente. L'uomo è umile, capace, pratico, laborioso, onesto, alieno alla politica e schivo, pertanto non è affatto interessato all'incarico; anzi, sospetto che il fatto di averlo evocato a tradimento, senza preavvertirlo, mi procurerà il suo risentimento, se non la sua ira.
walter ricciardi al meeting di rimini
Mi assumo il rischio per il bene del Paese, che ha più bisogno di Remuzzi che del Recovery Fund. Nel delirio di virologi, infettivologi, epidemiologi e anestesisti che da un anno dicono sui media tutto e il suo contrario, lo scienziato orobico si distingue per essere il solo che non ha mai dovuto correggersi, pur avendo il coraggio della non prudenza.
coronavirus ospedale di varese
Questo è dipeso soprattutto dal fatto che egli non si sente in dovere di dare una spiegazione a tutto: se dubita, ignora o non capisce, risponde "non lo so" con la leggerezza dei saggi. protocollo Non è comunque per le doti caratteriali che sarebbe opportuno vederlo al posto di Speranza, del quale, se si candidasse, prenderebbe almeno cento volte i voti, visto che l'attuale ministro governa le sorti del Paese e prende decisioni che riguardano tutti noi dall'alto di meno di quattromila preferenza personali.
Le ragioni per le quali il terzo Conte o il primo Chissà-Chi dovrebbero chiamare Remuzzi al dicastero della Salute sono che egli ha una terapia per prevenire l'insorgenza del Covid, o quantomeno ridurne la portata devastante, nonché un piano per avviare la produzione dei vaccini in Italia. Non si tratta di particolari, visto che veleggiamo verso i 90mila morti e siamo la nazione con più decessi per numero di abitanti, secondi solo al Belgio, e poiché, preferendo destinarle a nazioni più strategiche o che pagano meglio, Pfizer e Moderna ci hanno tagliato le forniture di siero mentre Astrazeneca le ha quasi azzerate prima ancora di iniziare a distribuirle.
Quanto alla cura, da mesi a Bergamo lo scienziato applica una sorta di protocollo Remuzzi che ha praticamente azzerato i decessi e ridotto a percentuali minime i ricoveri in terapia intensiva. Il governo conosce l'esistenza ed efficacia della cura da settimane ma è ancora titubante ad adottarlo.
Troppo semplice. Prevede la somministrazione due volte al giorno di anti-infiammatori a base di nimesulide o di aspirina alla comparsa dei primi sintomi, senza aspettare il tampone, che fa perdere giorni preziosi e consente al virus di scendere ai polmoni e compromettere la situazione. La terapia non necessita ricovero e il più delle volte termina con la guarigione in una decina di giorni.
Nei casi più complessi, se la polmonite esplode, si procede a fare una tac e quindi si somministrano eparina e cortisone, con il malato assistito sempre a domicilio. L'intervento prima dell'esito del tampone consente infatti di guadagnare tempo prezioso e fa sì che il virus raggiunga le vie respiratorie già depotenziato. Quando il governo, paragonando i positivi curati con il metodo Remuzzi a quelli trattati in maniera ordinaria, certificherà la maggiore efficacia del protocollo bergamasco è auspicabile che esso venga adottato in tutto il Paese.
Per accelerare i tempi la nomina dello scienziato orobico alla Salute sarebbe un toccasana.
RICONVERSIONE
Per quanto riguarda la fabbricazione dei vaccini direttamente nel nostro Paese, essa è più semplice di quanto si pensi. L'Italia, dopo Cina e India, è il più importante produttore di farmaci al mondo.
giuseppe remuzzi a piazzapulita 4
Da Menarini a Dompè, da Chiesa ai laboratori senesi, abbiamo grandi gruppi industriali in grado di raccogliere la sfida. Il Mes, il piano sanitario europeo, prevede 37 miliardi per l'Italia. Ne basterebbero un paio per riconvertire gli impianti industriali.
Se poi, data l'emergenza, si sensibilizza l'Agenzia del Farmaco ad accelerare le procedure di approvazione, si può iniziare a sfornare i vaccini già a luglio. Germania e Francia, che hanno molta meno esperienza nel settore, vista la malaparata con le case farmaceutiche americane e i trattati capestro firmati dall'Unione Europea, hanno già iniziato a dedicarsi alla produzione interna. L'esempio da seguire a livello organizzativo, e Remuzzi sarebbe perfettamente in grado di coordinare l'operazione, peraltro benedetta dal presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi, è quello del piano Pepfar, il programma ideato da George Bush per mettere al sicuro le popolazioni dei Paesi poveri dal dilagare dell'Hiv. Un'iniziativa che ha salvato diciotto milioni di vite.
La produzione dei vaccini altrui, in attesa dell'arrivo di Reitera, il siero italiano, la cui sperimentazione è ancora alla fase 1, consentirebbe al nostro Paese, per una volta, di non andare sempre a traino degli altri. Ovviamente, siccome è un fatto che porterebbe salute e posti di lavoro, al governo nessuno ne parla.
Si blatera del Recovery Fund declassando principi sensati a slogan vuoti. Intelligenza artificiale, digitalizzazione, politica verde, clima: tutte chiacchiere. Poi c'è uno scienziato che trova la cura e saprebbe renderci indipendenti sui vaccini e nessuno se lo fila solo perché non si presta a fare il pappagallo del governo in televisione.