MENO MALE CHE LO SMART WORKING ERA IL FUTURO – DOPO AVER RISPARMIATO UN MILIARDO LASCIANDO I LAVORATORI A CASA, ORA GOOGLE DECIDE DI TAGLIARE LO STIPENDIO A CHI RIMANE A LAVORARE DA CASA – LA DECURTAZIONE PREVISTA È DEL 10%, ED È UN RICATTO BELLO E BUONO PER I LAVORATORI, SOPRATTUTTO I PENDOLARI, CHE ORA DOVRANNO SCEGLIERE: GUADAGNARE IN QUALITÀ DELLA VITA O SACRIFICARE I PROPRI SPAZI PRIVATI PER UN TOZZO DI PANE?

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Benedetta Vitetta per "Libero quotidiano"

 

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Forti del fatto che nell'anno di pandemia con il lavoro da remoto dei dipendenti ha risparmiato circa un miliardo di dollari, ora in vista della ripresa di settembre, i vertici di Google stanno definendo il modello di lavoro post-pandemia dei 140mila dipendenti sparsi su tutto il pianeta. L'idea dei vertici di Mountain View è che a regime il 60% degli impiegati si incontrerà negli uffici solo qualche giorno a settimana - Big G insomma scommette sul modello ibrido - e il 20% dei dipendenti sarà in nuovi uffici (su cui il colosso guidato da Sundar Pichai ha investito solo nel 2021 ben 7 miliardi di dollari). Infine il restante 20% della forza lavoro dovrebbe lavorare direttamente da casa.

 

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DOVE CONVIENE LAVORARE E proprio per questi ultimi Google da giugno ha messo a punto uno strumento web (il cosiddetto Work Location Tool) che permette ai singoli dipendenti - per ora riguarda solo i dipendenti di Googleplex a Mountain Valley, ma l'esempio potrebbe anche diffondersi- di calcolare risparmi e possibili variazioni di stipendio in base alla location in cui scelgono di lavorare e vivere. La domanda che si è posta Google è: quanto vale lo smart working?

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E quanto ogni dipendente è disposto a rimetterci economicamente pur di lavorare in modo permanente da casa? Sì perchè ora c'è il forte rischio che parecchi dipendenti subiscano un taglio dello stipendio per lavorare definitivamente in smart working.

 

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«Si tratta di un taglio equivalente all'aumento ricevuto dall'ultima promozione (10%, ndr). Non ha senso aver lavorato tanto per ricevere la promozione e vedersi poi ridurre lo stipendio», racconta alla Reuters un dipendente che ha sempre fatto il pendolare verso l'ufficio di Seattle da una contea limitrofa, altri la pensano diversamente. Tanti lavoratori ci stanno ancora meditando e diversi, invece, hanno già accettato la riduzione di stipendio pur di ottenere un miglior work-life balance, ossia un bilanciamento più equilibrato tra lavoro e vita privata. Riduzione di stipendio che, stando agli screenshot del Work Locator Tool visti dalla Reuters, coinvolgerebbe soprattutto le persone che abitano più lontane dalle attuali sedi di lavoro.

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Un esempio su tutti riguarda un dipendente che vive a Stamford, in Connecticut - a un'ora di distanza da New York in treno che se lavorasse da casa vedrebbe la busta paga ridursi del 15% (in base al costo della vita della città di oltre 120mila persone e che ormai fa parte dell'area metropolitana della Grande Mela), mentre un collega dello stesso ufficio, ma domiciliato a New York, non subirebbe alcuna riduzione di stipendio lavorando da casa. Dagli screenshot si evince, inoltre, che per quanto riguarda le zone di Seattle, Boston e San Francisco i tagli alla busta paga sarebbero compresi tra il 5 e il 10 per cento.

 

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Che fare dunque? Vivere in modo migliore - forse con meno stress e più tempo libero ma con meno soldi in tasca, o lavorare in ufficio tutta la settimana ma con il portafoglio gonfio? In attesa di capire cosa deciderà di fare la maggior parte dei dipendenti californiani, l'altra domanda che ci si pone è se, sull'onda del modello messo a punto dai vertici Google, anche altri grandi colossi mondiali seguiranno l'esempio e chiederanno ai dipendenti una riduzione di stipendio in cambio di un lavoro permanente da casa. Può essere un modello efficente e funzionale quello pensato da Pichai e compagni o è solo un modo per risparmiare altri costi, o l'idea è disicentivare lo smart working limitandolo solo a chi ne ha effettivamente bisogno?

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