Mail di Alessandro Geraldini a Dagospia
Cara Milano, che ogni giorno che passa, e nonostante lo stato di crisi costante di ciò che ti circonda, sembri impegnata, con budget ineguagliabile, a fare shopping al gran bazaar della modernita' e dell'efficienza, per poi pavoneggiarti e farti bella: con il tuo Expo, trasformato da umiliazione nazionale a modello di sistema da esportazione; con i miliardari dell'est, a cui fai pagare cifre folli pur di conquistare una frazione del tuo corpo; con i tuoi marciapiedi, che per vetrine, pulizia e quantita' di lingue parlate sempre meno hanno da invidiare alle vere capitali del mondo che conta; con i tuoi trasporti e servizi, che non sbagliano un colpo; con gli osanna dei giornaloni nazionali e internazionali, tutti concentrati ad esaltarti perchè sei rinata e attrai: soldi, talenti, contenuti, futuro.
Delfina Delettrez con Alessandro Geraldini
Che talento che sei Milano, la più brutta delle citta' storiche italiane ma al contempo quella che rimorchia di più, perché ha saputo sopperire alla sua cozzaggine con intelligenza, spirito, capacita' di accogliere, stupire, ammaliare.
E dalla posizione di ammazzacuori che ti meriti, senza volerlo infliggi ogni giorno che passa ferite nella carne viva di quella vecchia bagascia adagiata sui colli, quella che avrebbe tutte le carte in regola per essere lei la più bella, quella che fu capitale dell'impero più grande ma invece e' ridotta ad ammasso di carne in putrefazione, umiliata e sfigurata senza pieta' ne decenza da inetti, impostori, sfaccendati e iperboli mafiose che la portano nell'immaginario del mondo ad essere dove non dovrebbe mai essere, doppiamente colpevole e da biasimare perché la natura e il genio umano tutto gli avevano dato per essere la più bella.
Beh, cara Milano, stamattina sei caduta pure tu, un piccolo inciampo di cui ci si stupisce molto, vista la classe mondana ma senza frivolezze con cui ti muovi e le altezze dalle quali ti puoi guardare intorno.
Ore 8.30, Stazione Centrale, questa mattina. Fuori uso i tabelloni di arrivi e partenze a ingresso stazione, fuori uso schermi e orologi a inizio binario. L'unico modo di sapere da dove parte il proprio treno e' seguire la voce dei megafoni della stazione, rigorosamente in italiano. Nessun aiuto da parte degli operatori fs che controllano i biglietti per far accedere i viaggiatori in stazione e annunciano che gli schermi sono fuori uso da ore e per ore rimarranno cosi.
Si assiste all'assalto di controllori o chiunque abbia la sfortuna di indossare una giacca verde o nero e rossa; folle di italiani a centro stazione a bocca aperta che si zittiscono l'un l'altro per non perdere nulla di quello che annuncia il megafono; molti treni persi dopo aver corso su e giù alla ricerca del binario giusto; turisti, in particolare asiatici, allibiti e senza supporto dei megafoni, visto che si parla solo italiano.
Non che se ne voglia godere, lungi da noi, ma visto che il tiro al bersaglio a Roma non ha più sosta, un piccolo inciampo, un errore insignificante dopo tanta perfezione e tracotanza, può essere un incoraggiamento di grande aiuto. In fondo siamo tutti uguali cara vecchia Roma, basta sapersi rimboccare le maniche e scegliere gente capace a ridarti lo smalto che meriti.