(ANSA) - Il presidente argentino Javier Milei ha assicurato che, da quando si è insediato nella Casa Rosada, i licenziamenti nel settore pubblico sono stati almeno 25.000, e che l'obiettivo della revisione in corso è di raggiungere quota 75.000. Affrontando questa delicata questione ieri nell'ambito del Latam Economic Forum di Buenos Aires, il capo dello stato ha indicato che dopo i 25.000 che sono già stati licenziati, "sono in arrivo nuove ondate di licenziamenti".
Da parte loro, riferisce il quotidiano Ambito Financiero, i sindacati argentini hanno reso noto che secondo i dati disponibii i licenziati sarebbero finora circa 17.000. In questo ambito Milei ha rivendicato la sua "politica delle motosega", ricordando "i tanti licenziamenti già realizzati, la riduzione dei ministeri, l'eliminazione dei trasferimenti discrezionali alle province e lo stop a molti lavori pubblici".
SCIOPERO GENERALE IN ARGENTINA CONTRO I PROVVEDIMENTI DI JAVIER MILEI
I licenziamenti, precisa il giornale "ad aprile non si sono fermati e in diverse aree sono state chiuse agenzie statali, il che ha causato la perdita del lavoro di migliaia di persone, come nel caso dell'Incaa, l'Istituto pubblico di promozione del cinema, dove circa 300 persone hanno perso il lavoro".
Qualcosa di simile, si dice infine, è accaduto all'Inadi, l'Istituto nazionale contro la discriminazione, la xenofobia e il razzismo, dove più di 100 dipendenti sono stati licenziati dopo la cessazione delle attività imposta all'organismo. (ANSA).
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