Estratto dell’articolo di Francesca Schianchi per “la Stampa”
alessandro gassmann foto di bacco (3)
Sul suo account Twitter, accanto a nome e cognome, c'è un alberello. Tra gli ultimi tweet che ha pubblicato, la storia di una scuola dell'Arkansas capace di guadagnare oltre un milione di dollari rivendendo l'energia prodotta dai pannelli solari: «Si può e si deve fare». Attore e regista, Alessandro Gassmann è anche un attivista per il clima: da tempo predica dai suoi social la necessità di affrontare il cambiamento climatico […] «Chi studia da tempo questo fenomeno non è rimasto particolarmente stupito: molti scienziati, anche premi Nobel, ci avvertono da tempo. Ma purtroppo nel nostro Paese c'è molta disinformazione sul tema».
[…] Ha visto il video del ministro dell'Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, commosso davanti all'emozione di una ragazza che teme per il suo futuro?
«Mi ha fatto grandissima simpatia. Ha l'aria di uno che dice cose senza pensarle, poi quando si trova davanti una ragazza che potrebbe essere sua nipote non si tiene, è una cosa molto umana. Il problema è che il giorno prima aveva detto di non poter dire se questi fenomeni siano causati dall'attività umana. È lui che dovrebbe saperlo, e dovrebbe spingere per un cambiamento il più rapidamente possibile».
ALESSANDRO GASSMANN SUL SET DI UN PROFESSORE
Che impressione le fanno i negazionisti del cambiamento climatico?
«Stiamo parlando di una rivoluzione che taglierebbe le gambe alla produzione di energia fossile, ci sono grandi interessi in ballo».
Ma negano o sono scettiche molte persone comuni, non toccate da grandi interessi.
«Io credo che c'entrino i social: dove l'opinione del premio Nobel conta come quella dell'ultimo arrivato che magari ha più follower. Informarsi è complesso, serve tempo, bisogna approfondire. E poi c'è la responsabilità di una certa narrazione politica e di alcuni giornalisti di reti importanti».
A chi si riferisce?
«A tutti quelli che fanno certe dichiarazioni. L'ultimo è stato il compagno della premier (Andrea Giambruno, ndr), ma non penso solo a lui. Ad esempio a Sgarbi, che continua a scagliarsi contro le pale eoliche perché dice che rovinano il territorio: ma, se continuiamo così, tra un po' non ci sarà più nessun territorio da difendere».
alessandro gassmann e la patrimoniale
Sui suoi social ha invocato una «pacificazione climatica». Cosa intende?
«Sento gente che dice "perché devo rinunciare all'aria condizionata quando i cinesi inquinano più di me?". Servirebbe che qualche moderato riuscisse a rassicurarli sul fatto che le fonti rinnovabili possono creare nuovi posti di lavoro e che l'Italia, con il vento e il sole che ha, sarebbe avvantaggiata».
[…] La sinistra di Elly Schlein non la convince?
«Sta dicendo cose di sinistra, ma serve un cambiamento radicale. Lei dovrebbe essere la più anziana di tutto il gruppo dirigente del suo partito. Serve gente nuova, che non abbia ancora sbagliato. Io, ad esempio, che sono benestante, vorrei pagare una patrimoniale, vorrei che un partito di sinistra la proponesse».
Alessandro Gassmann e sua moglie
Diranno che è un radical chic.
«Non sono radical e tantomeno chic, vivo praticamente in ciabatte. Comunque non devo conquistare voti, ho la fortuna di poter dire quello che mi pare».
Tra chi frena sulla riconversione ecologica, c'è chi pensa che sia una fissazione da ricchi.
«Io parlo così perché mi sono informato. I benestanti subiranno meno degli altri gli effetti del cambiamento climatico, saranno i più deboli ad andarci di mezzo. Sono convinto che bisognerebbe inserire una materia specifica a scuola, qualcosa tipo "ecoistruzione", dedicata alla sostenibilità».
ESULTANZA DI ALESSANDRO GASSMANN PER LA VITTORIA DEL FIGLIO LEO A SANREMO
Lei come si è appassionato del tema?
«Ho particolarmente approfondito negli ultimi dieci anni, ma ho cominciato quando è nato mio figlio: quando ho iniziato a pensare alla fine della sua vita, e non solo della mia».
Suo figlio oggi ha 24 anni: la pensa come lei?
«È molto coinvolto, praticamente un purista. Non usa plastica, fa una vita molto ecosolidale».
Tra i ragazzi della sua generazione, ci sono giovani che soffrono di "eco-ansia"…
«Il fenomeno pare sia molto diffuso tra i ragazzi, ma sbagliamo a dare un nome a qualunque cosa. Non chiamiamola eco-ansia: sono ragazzi preoccupati per il futuro del loro pianeta».
Fanno bene alcuni di loro a protestare con la vernice sui monumenti?
«Amo alla follia quei ragazzi, se avessi vent'anni sarei uno di loro. Ma sconsiglio di usare la vernice sui monumenti, perché è controproducente. Rischiano di passare per ragazzi viziati che pensano di poter fare quel che vogliono, e non se lo meritano. Perché invece hanno ragione».