Giu.Sca. per ''Il Messaggero''
Occorre un nuovo processo d'appello per l'ex ad di Fs e Rfi Mauro Moretti, per riesaminare il perimetro della sua responsabilità in quello che è stato il più grave incidente ferroviario mai avvenuto negli ultimi trenta anni in Europa: la strage di Viareggio, con 32 morti tra i quali tre bambini. Di questo è certo il pg della Cassazione Pasquale Fimiani che ha avanzato la sua richiesta agli ermellini della quarta sezione penale. Giudici che entro sabato decideranno se ratificare o meno la condanna a sette anni che incombe su Moretti che ha rinunciato alla prescrizione. «Il Pg ha colto i punti deboli della sentenza d'appello sui quali anche il nostro ricorso ha insistito», ha commentato l'avvocato Franco Coppi che difende Moretti.
LA REQUISITORIA Sotto esame è finita la sentenza di condanna emessa dalla Corte di Appello di Firenze del 20 giugno 2019 che ha confermato per l'ex ad il verdetto di primo grado pronunciato dal tribunale di Lucca il 31 gennaio 2017. È in appello che Moretti ha rinunciato alla prescrizione e non ha usufruito di uno sconto di circa sei mesi in relazione alle accuse di incendio e lesioni colpose gravi e gravissime. In piedi sono rimasti per tutti gli imputati - l'alto management del trasporto ferroviario italiano e i responsabili di aziende tedesche che assicuravano la manutenzione dei carri - i reati di disastro ferroviario e omicidio colposo plurimo.
Secondo il pg Fimiani, come ha ribadito in un comunicato lo stesso Procuratore generale della Cassazione Giovanni Salvi, occorre accogliere il ricorso del pg di Firenze che vuole riesaminare la responsabilità di due manager assolti, Giovanni Costa e Giorgio Di Marco. Questo rende necessario rivalutare la posizione dell'ex certificatore della sicurezza di Rfi Francesco Favo (condannato a quattro anni) e quella dell'allora «ad di Rete Ferroviaria Italiana e di Ferrovie dello Stato Italiane, Moretti, per un nuovo esame delle condotte tenute nel periodo di tempo trascorso tra il momento della cessazione delle cariche sociali in Rete Ferroviaria Italiana dell'imputato, con il subentro di altri responsabili e il momento nel quale il disastro si è verificato».
Il Pg Salvi inoltre ha fatto presente che è stata chiesta la conferma della condanna delle società Trenitalia e Rete Ferroviaria Italiana e delle condanne di tutti gli imputati delle società straniere, e degli ex vertici di Rfi Michele Mario Elia e di Trenitalia Vicenzo Soprano. «La richiesta di annullare con rinvio la sentenza di condanna per Moretti ci lascia disorientati, ma bisognerà vedere cosa ne pensa la Corte, e se la accoglierà», ha dichiarato l'avvocato Tiziano Nicoletti, legale dell'associazione Il mondo che vorrei, costituita dai familiari delle vittime della strage.
LA STORIA
Sono le 23.48 di una calda sera del 29 giugno 2009. Il treno 50325 è in ritardo. Partito da Trecate (Novara) deve raggiungere Gricignano (Caserta). Il convoglio è composto da quattordici cisterne cariche di Gpl. Ciascuna contiene 35mila litri di gas liquido. Viaggia, alla velocità di 90 chilometri l'ora. Il limite è fino a 100. Attimi. Al treno si rompe un componente, deraglia prima di entrare nella stazione di Viareggio.
Schizzano i sassi, partono le scintille. Il capostazione fa appena in tempo a realizzare che va dato l'allarme subito. Ma prima vanno fermati altri due treni, che viaggiano da Nord a Sud e viceversa e rischiano di incrociare le quattordici cisterne fuori controllo. Ma ecco il boato. Le fiamme divorano le abitazioni di Via Ponchielli, case tranquille quasi avvolte dal sonno, allineate lungo la ferrovia senza nemmeno un muro di protezione. Lo han tirato su dopo. I morti sono 32.
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