1 - NORD COREA, IL MISTERO DI OTTO
Guido Santevecchi per il Corriere della Sera
ultimi scatti prima dell arresto
Uno studente ingenuo finito in un gioco politico spietato. Questa è l' unica certezza sulla morte di Otto Warmbier, perché a vent' anni si può scegliere una vacanza nel posto sbagliato e sfidare la polizia di un regime rubando uno striscione di propaganda da un albergo. Il resto della storia è una serie di fatti misteriosi e apparentemente assurdi.
Negli ultimi vent' anni 16 americani sono stati arrestati in Nord Corea. Con accuse varie, dallo spionaggio al proselitismo religioso. Qualcuno sarà stato colpevole, altri saranno stati vittime di operazioni di propaganda, ma la sensazione è che tutti i prigionieri siano stati usati come merce di scambio: per la liberazione alla fine i nordcoreani hanno ricevuto visibilità internazionale e aiuti economici.
La condanna subita da Otto Warmbier non regge a questa logica: in passato dopo alcuni mesi i prigionieri erano stati rilasciati illesi, quando il vantaggio tattico era stato raggiunto. A Pyongyang sono andati anni fa gli ex presidenti Jimmy Carter e Bill Clinton, «premiati» con la liberazione di detenuti-ostaggi dopo visite pubbliche. Nel 2014 ci arrivò in segreto James Clapper, capo dell' intelligence con Obama, per recuperare altri due prigionieri. Clapper raccontò di un pranzo surreale con dodici portate offerto da un generale nordcoreano, di qualche pressione psicologica e infine della consegna della «merce»: i carcerati con i quali il capo dei servizi segreti ripartì.
I 12 liberati hanno riferito di condizioni di detenzione dure, di celle grandi come gabbie per cani, interrogatori interminabili, pressioni psicologiche. Ma solo uno ha detto di essere stato picchiato, perché i carcerieri si preoccupavano della loro salute fisica. Dopo la morte di Otto restano tre americani in mano ai nordcoreani. I prigionieri sono pedine preziose per Pyongyang, servono per attirare gli Usa a tavoli negoziali segreti. Neanche i nordcoreani si sono mai permessi di usare «merce avariata» per uno scambio.
scatto sotto le statue di kim jong un e kim jong ii
Si sa per certo che dopo la condanna di Otto, nel marzo 2016, per un anno si sono parlate in diverse occasioni e in differenti città europee l' americana Suzanne DiMaggio, politologa non governativa, e la nordcoreana Choi Sun Hee, la negoziatrice nucleare di Kim Jong-un. Due personalità di alto profilo: la signora DiMaggio ha lavorato dietro le quinte anche per l' accordo sul nucleare con l' Iran; la signora Choi pare avere un canale diretto con Kim Jong-un.
pranzo in un ristorante locale
Il caso di Otto era servito a tenere aperto un canale di colloqui tra Washington e Pyongyang e il campo di esperienza delle due negoziatrici, missili e nucleare, dicono tutto sullo scopo principale. A Washington ora dicono di non essere stati consapevoli che il giovane fosse ridotto allo stato vegetativo, sostengono di aver ricevuto solo a inizio giugno una comunicazione urgente da Pyongyang e di aver saputo solo allora quanto fosse disperata la situazione.
I genitori parlano di brutalità evidenti, a Washington sostengono di avere notizie di intelligence su pestaggi in cella. Strano. Se Pyongyang ha impegnato la negoziatrice nucleare nei contatti per lo studente, evidentemente aveva un obiettivo importante da non compromettere con stupida ferocia nei confronti di uno studente imprudente. I nordcoreani non dicono la verità.
Perché il ragazzo è finito in coma 15 mesi fa e i nordcoreani hanno taciuto? Perché hanno speso un sacco di soldi per tenerlo in vita? Forse si sono spaventati e hanno cercato di prendere tempo, di farlo risvegliare dal coma e lo hanno rispedito in patria all' ultimo momento, prima che morisse in cella.
Ci sono altri tre americani prigionieri a Pyongyang. Le ultime pedine umane in mano a Kim Jong-un, se vorrà negoziare e se a Washington vorranno ancora ascoltarlo. Qualche analista sostiene che intorno a Kim ci siano due fazioni: una vorrebbe trattare con gli Usa; l' altra vorrebbe restare intransigente e continuare la sfida missilistica e nucleare, perché l' isolamento aiuta il regime a sopravvivere.
Rubò un poster in Nord Corea È tornato a casa per morire
Il 22enne americano era a Pyongyang in ferie: la bravata, l' arresto, la condanna a 15 anni di lavori forzati, la malattia. E il rimpatrio tardivo.
2 - RUBÒ UN POSTER IN NORD COREA È TORNATO A CASA PER MORIRE
Maurizio Stefanini per Libero Quotidiano
Ventuno erano gli anni che Otto Warmbier aveva, quando durante un viaggio in Cina decise di prenotarsi per un tour in Nord Corea organizzato dalla Young Pioneer Tours, agenzia con base a Xi' an. Target: giovani occidentali inquieti. Slogan: «Fare viaggi in destinazioni da cui la tua mamma preferirebbe che stessi lontano». Questa mamma si chiamava Cindy Garber, e il padre Fred: ebrei. Nato il 12 dicembre del 1994, Otto aveva due fratelli. Residente a Cincinnati, Ohio, papà Fred aveva un' impresa per la rifinitura di metalli nel 2015 citata da Forbes.
Dal 2010 al 2013 il figlio aveva lavorato nella società paterna, e nel prendere il diploma aveva avuto quel titolo di Salutatorian che va a chi ha ottenuto la seconda miglior votazione. Si era iscritto alla University of Virginia per studiare Economia, aveva fatto uno scambio con la London School of Economics, era stato in Israele, e da ultimo aveva deciso di fare quelle vacanze in Cina, sfociate in una deviazione di fine anno nello Stato dei Kim. Cinque giorni. Con altri dieci giovani americani. Ma Otto la stanza la divideva con un inglese di nome Danni Gratton.
«Per i cittadini americani non c' è pericolo» prometteva la Young Pioneers Tour. Forse prendendola troppo in parola, è stato durante il soggiorno allo Yanggakdo International Hotel di Pyongyang che Otto ha staccato un poster di propaganda da un' ala dell' albergo destinata solo al personale. «Armiamoci fortemente con il patriottismo di Kim Jong-il!», era più o meno il senso: ma si può dubitare che il ragazzo comprendesse il senso esatto dei caratteri coreani.
la foto con le donne in abiti tipici
Quello di prendersi "souvenir" non autorizzati è un vizio di molti turisti. Tutti gli analisti convengono però che quel "reato" - poi mostrato al processo in un video di 18 secondi - non era che un pretesto. Da un po' di tempo Barack Obama criticava con durezza i test atomici di Pyongyang, e Kim Jong-un aveva deciso di lanciare un avvertimento. Così, il 2 gennaio del 2016 il povero Otto è stato arrestato all' aeroporto internazionale di Pyongyang, mentre stava per ripartire. Come ha raccontato Gratton, «non fu detta neanche una parola. Due guardie sono venute, lo hanno preso per le spalle e lo hanno portato via». «Arrestato per un atto ostile contro lo Stato», spiegò l' agenzia ufficiale Kcna.
gli studenti in viaggio a pyongyang
Esibito in conferenza stampa, il 29 febbraio 2016 Otto confessò che aveva rubato il poster per la madre di un amico che voleva appenderlo sul muro di una chiesa a Wyoming, Ohio. Disse che gli erano stati offerti 10.000 dollari, e 200.000 alla sua famiglia se fosse stato detenuto.
Aveva accettato - sempre secondo questa strana confessione - perché la sua famiglia aveva problemi finanziari, e anche perché l' impresa lo avrebbe fatto ammettere in una società segreta. Fu condannato a 15 anni di lavori forzati. Proprio in quel mese il Congresso aveva approvato contro la Corea del Nord severe sanzioni.
gli studenti con i bambini nordcoreani
In capo a un mese, il ragazzo era in coma per una crisi cerebrale irreversibile. «Colpa del botulismo e di una pillola per dormire», hanno spiegato i carcerieri. Solo il 12 giugno il segretario di Stato Rex Tillerson ha potuto annunciare il rilascio, dopo 17 mesi. Arrivato a Cincinnati il 13 giugno, è morto il 19, senza mai riprendersi. Secondo i medici non vi sarebbero segni di abusi fisici, ma quel tipo di danno cerebrale sarebbe più compatibile con un evento cardiopolmonare che con botulismo.
«Non c' è alcuna scusa per cui una nazione civile possa aver tenuta segreta una tale condizione per così tanto tempo», ha protestato il padre, che ha accusato Obama di non aver fatto abbastanza. «Ci hanno chiesto di tenere un profilo basso mentre lavoravano per ottenere il suo rilascio. Abbiamo fatto così, senza risultato».