Estratto dell'articolo di Gabriella Colarusso per “La Repubblica”
La guerra arriva prima delle bombe con un messaggio sullo smartphone, una telefonata a casa, con la voce in arabo e l’accento israeliano che irrompe nella trasmissione della radio mentre i libanesi di primo mattino vanno al lavoro, a scuola, a fare la spesa: «Se ti trovi in un edificio utilizzato da Hezbollah o nelle sue vicinanze, devi evacuare il villaggio di almeno un chilometro fino a nuovo avviso. Rimanere vicino a operativi o strutture di Hezbollah mette in pericolo la tua vita».
benjamin netanyahu con la mappa della striscia di gaza 1
È cominciato così il lunedì dell’orrore, con un hackeraggio di massa: circa 80mila messaggi sparati dall’Idf (Israeli defences forces) sulle linee di comunicazione dei libanesi che hanno generato il panico, nel Sud come a Beirut. Era un vocale pre registrato attraverso operatori internazionali di Paesi “amici” in modo tale che non fosse riconosciuto come chiamata israeliana. «Guerra psicologica», dice il ministro dell’Informazione Ziad Makary.
[...] «Stamattina il messaggio è arrivato anche a un mio amico, mi viene l’ansia a prendere in mano il telefono», dice Farad, 35 anni, che lavora in una farmacia di Hamra, nel centro di Beirut. Israele punta a indebolire il consenso a Hezbollah mandando il messaggio che nessuno è al riparo, nemmeno la leadership. [...]
conferenza stampa di benjamin netanyahu 1 raid israeliano su beirut beirut dopo il raid israeliano bombardamento israeliano su beirut esplosione dei cercapersone degli hezbollah 2 esplosione dei cercapersone degli hezbollah esplosione dei cercapersone degli hezbollah 8 conferenza stampa di benjamin netanyahu 3