1. UFFICIO NETANYAHU PUBBLICA 5 CONDIZIONI PER TREGUA CON HAMAS
(ANSA) - Il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha pubblicato un elenco di cinque condizioni israeliane per l'accordo con Hamas, tra le notizie sui progressi compiuti nei negoziati negli ultimi giorni. Lo riporta Haaretz.
Nell'annuncio fatto dall'ufficio di Netanyahu, si legge che "il primo ministro continua a rivendicare i principi già concordati da Israele: l'accordo deve consentire a Israele di tornare a combattere finché non saranno raggiunti gli obiettivi di guerra; il contrabbando di armi dall'Egitto a Hamas non sarà permesso; a migliaia di terroristi armati non sarà permesso di ritornare nel nord di Gaza; Hamas dovrà restituire a Israele il maggior numero possibile di ostaggi vivi".
Il leader dell'opposizione Yair Lapid ha criticato la decisione di pubblicare l'elenco. "A cosa serve questo? Siamo in un momento cruciale dei negoziati, la vita degli ostaggi dipende da questo, perché fare annunci così provocatori? In che modo questo aiuta il processo?" ha affermato.
2. HAMAS SCEGLIE DI NEGOZIARE ANCHE SENZA TREGUA PERMANENTE
Estratto dell’articolo di Davide Frattini per il “Corriere della Sera”
Il consiglio di guerra non è più ristretto, i ministri cercano di riprendersi lo spazio che hanno preteso in questi nove mesi ed è stato negato per lasciare fuori dalla stanza al dodicesimo piano della Kirya, il quartier generale militare alla periferia di Tel Aviv, le spinte estremiste dei rappresentanti dei coloni. Adesso Itamar Ben-Gvir e Bezalel Smotrich possono dire la loro nella sala più grande del governo a Gerusalemme ed è loro che Benjamin Netanyahu deve convincere perché sia possibile arrivare a un cessate il fuoco con Hamas a Gaza.
Ammesso che il premier lo voglia. Gadi Eisenkot, che assieme a Benny Gantz è tornato qualche settimana fa all’opposizione dopo aver partecipato alle riunioni di emergenza, avverte che il leader israeliano potrebbe «di nuovo far deragliare le possibilità di una tregua» e di riportare a casa i 116 ostaggi ancora tenuti nella Striscia, l’esercito ha dichiarato almeno una trentina tra loro come morti in cattività, i leader di Hamas hanno ammesso che a questo punto non sono in grado di sapere chi sia vivo. [...]
I fondamentalisti avrebbero rinunciato alla clausola per la fine immediata della guerra e il ritiro totale delle truppe, dopo l’invasione ordinata in risposta ai massacri del 7 ottobre dell’anno scorso, quando i terroristi hanno invaso il sud di Israele e ucciso 1.200 persone. [...]
PROTESTE CONTRO BENJAMIN NETANYAHU
Più che rinunciare alla formula «tregua definitiva» Hamas ha permesso agli americani di usare parole ambigue per le prime settimane di intesa: lasciano a Bibi, com’è soprannominato, la possibilità di continuare a sbandierare la «vittoria totale» promessa e in cui ormai crede solo lui.
L’ultimo tentativo dei mediatori si era bloccato sulla richiesta israeliana di avere una lista con i nomi dei primi 30 rapiti da rilasciare nella fase iniziale dell’accordo in cambio anche della scarcerazione di detenuti palestinesi, oltre alla pausa nelle operazioni militari a Gaza, dove i palestinesi uccisi hanno superato i 38 mila secondo il ministero della Sanità locale, che non distingue tra civili e combattenti.
manifestazione per gli ostaggi israeliani in mano a hamas DELEGAZIONE DI HAMAS IN VISITA AL LEADER DI HEZBOLLAH, HASSAN NASRALLAH