1. MOLTI MANDATI DI CATTURA NESSUN LEADER IN MANETTE
Estratto dell’articolo di Vittorio Sabadin per “il Messaggero”
La Corte Penale dell'Aia è un organismo internazionale fondato il 1° luglio del 2002 a Roma. Giudica i crimini contro l'umanità e i crimini di guerra solo se lo stato nel quale i responsabili vivono non li porta a giudizio. Ne fanno parte 124 paesi che hanno scelto volontariamente di aderirvi, tra i quali l'Italia, ma non gli Stati Uniti, Israele e la Russia.
I giudici che compongono la Corte vengono eletti dall'assemblea degli aderenti sulla base di candidature presentate dagli stati. Vi lavorano migliaia di persone, e la struttura costa moltissimi soldi. In 22 anni di attività la Corte Penale ha emesso numerosi mandati di cattura, ma ne ha eseguiti davvero pochi.
KARIM KHAN - CORTE PENALE INTERNAZIONALE
[…] La giustizia internazionale può […] vantare di fatto solo la condanna dei criminali della guerra bosniaca: Radovan Karadzic, Ratko Mladic e Slobodan Milosevic. I paesi che non aderiscono alla Corte l'accusano di occuparsi unicamente dei crimini di cui non sono responsabili governi occidentali: non c'è nessun procedimento aperta sui crimini di guerra degli Stati Uniti in Iraq e in Afghanistan, o di quelli dei britannici a Kabul, sui quali si è pure indagato.
La richiesta di arresto annunciata ieri per il premier israeliano Benyamin Netanyahu e il suo ministro della Difesa Yoav Gallant, è stata bilanciata politicamente da quella per i leader di Hamas Yahya Sinwar, Mohammed Deif, Ismail Haniyeh e Diab Ibrahim Al Masri,
[…] A chiedere il mandato di cattura è stato Karim Kahn, l'attuale capo della procura, un britannico molto preparato, laureato a Oxford, che ha scalato in fretta i vertici della procura. […]
[…] Resta il fatto che nessun leader per il quale sia stato emesso un mandato di cattura internazionale è stato arrestato o ha perso il potere finché era in carica. Vladimir Putin è ricercato dalla Corte dell'Aia, ma è ancora al suo posto e la scorsa settimana discuteva con Xi Jinping a Pechino.
I criminali della Bosnia sono stati incarcerati 10-15 anni dopo l'emissione del mandato di cattura e in tutto questo tempo sono vissuti a casa loro […]. Sono stati consegnati all'Aia solo quando hanno perso il potere e la protezione del governo in carica.
L'arresto segue la caduta di un leader politico, ma non la causa. È molto difficile che il mandato di cattura acceleri la fine di Netanyahu, ed è del tutto impossibile che Israele lo consegni all'Aia. Anche i leader di Hamas ricercati sono in una botte di ferro, e resteranno al loro posto finché Israele non troverà il modo di catturarli o di ucciderli. Di certo, non andranno mai in Olanda. […]
VLADIMIR PUTIN COME SLOBODAN MILOSEVIC
2. DA PUTIN A MILOSEVIC E AL-BASHIR QUANDO ALL’AIA SI PROCESSA LA STORIA
Estratto dell’articolo di Enrico Franceschini per “la Repubblica”
I boia dell’ex-Jugoslavia: Milosevic, Karadzic e Mladic. I massacratori dei Tutsi in Ruanda. E poi Vladimir Putin, per i crimini di guerra commessi dai suoi soldati nell’invasione dell’Ucraina. Sono alcuni dei precedenti più eclatanti dei mandati d’arresto emessi dalla Corte Penale Internazionale dell’Aia o dai tribunali internazionali esistenti prima della sua creazione. Adesso che il procuratore capo Khamir Khan vuole aggiungere i capi dei palestinesi di Hamas e il premier e il ministro della Difesa israeliani alla lista dei “most wanted”, i ricercati inseguiti da mandato di cattura, è utile vedere chi è stato inquisito prima di loro dalla giustizia internazionale e con quali conseguenze.
Un decennio prima che nel 2002 venisse fondata la Corte Penale Internazionale dell’Aia, nel 1991 l’Onu crea un tribunale internazionale per perseguire i crimini commessi durante la guerra nell’ex-Jugoslavia. Il caso di maggior rilievo è il procedimento a carico di Slobodan Milosevic, presidente della Serbia dal 1987 al ’91 e della Repubblica Federale Jugoslava (che univa Serbia e Montenegro) dal 1997 al 2000. Accusato di crimini contro l’umanità per le operazioni di pulizia etnica dell’esercito jugoslavo contro i musulmani in Croazia, Bosnia-Erzegovina e Kosovo, nel 2000 Milosevic perde le elezioni e il suo successore lo fa arrestare e consegnare al tribunale internazionale, che aveva emesso un mandato di cattura nei suoi confronti.
Ma il processo a suo carico non si conclude perché Milosevic muore in carcere, nel 2006, a 65 anni: viene ritrovato privo di vita nella sua cella, pochi giorni dopo il suicidio nella stessa prigione di Milan Babic, ex-leader dei serbi di Krajina, un’autoproclamata entità territoriale, impiccatosi dopo avere patteggiato una condanna a 13 anni.
Il medesimo tribunale per l’ex-Jugoslavia ottiene l’arresto di un altro leader serbo, Radovan Karadzic, presidente della Bosnia ed Erzogovina dal 1992 al ’96, condannato nel 2016 a quarant’anni di reclusione per il reato di genocidio, crimini di guerra e contro l’umanità durante l’assedio di Sarajevo, il massacro di Srebrenica e altre campagne di pulizia etnica: una sentenza poi commutata in ergastolo nel giudizio di appello nel 2019. Due anni prima la stessa corte condanna all’ergastolo per crimini di guerra anche Ratko Mladic, comandante delle milizie serbo-bosniache, detto “il boia di Srebrenica”, anche lui scoperto e arrestato, dopo sedici anni di latitanza, durante i quali gli pende sulla testa una taglia da 10 milioni di dollari.
Nel 1994 il Consiglio di Sicurezza dell’Onu crea un altro tribunale speciale per i crimini di guerra commessi in Ruanda contro la minoranza etnica dei Tutsi: la corte emette decine di condanne all’ergastolo […]
Tra i condannati, i principali accusati sono Jean-Paul Akayesu e Jean Kambanda.
La Corte Penale Internazionale ha aperto indagini in più di una dozzina di Paesi, tra cui il Sudan per il conflitto nel Darfur, condannando 54 persone, ma non l’ex leader al-Bashir, ancora latitante. Ha procedimenti in corso contro altri 22 imputati, di cui 17 considera “latitanti”.
Nel marzo 2023 la Corte Penale ha emesso un mandato di arresto contro Vladimir Putin, due generali russi e la presidente di una commissione governativa russa per la deportazione illecita in Russia di bambini ucraini, catturati nelle zone occupate da Mosca. Il capo del Cremlino ha respinto l’accusa. […]
vladimir putin alla parata della vittoria
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