Mauro Evangelisti per “il Messaggero”
Tra Roma e Cesena, sull'asse dell'E45, sono già una ventina i cittadini del Bangladesh positivi al coronavirus. Una dozzina quelli arrivati da Dacca che poi hanno contagiato dei connazionali. Tre di loro, nella Capitale, sono ricoverati con la polmonite allo Spallanzani, all'Umberto I e al Vannini. In Romagna il virus sta circolando nella comunità di immigrati asiatici, tanto che è stato proprio un commerciante del Bangladesh a segnalare al sindaco di Cesena, Enzo Lattuca, che alcuni connazionali erano tornati da Dacca ma non rispettavano la quarantena.
«Questo negoziante - racconta al Messaggero il sindaco di Cesena - ha perso il fratello per Covid-19, morto in Bangladesh. Per cui è molto sensibile su questo tema. Quando ha visto che alcuni connazionali erano tornati a Cesena, dopo essere atterrati a Fiumicino, ma non rispettavano la quarantena, ci ha subito chiamato. Ci ha aiutato anche a recuperare una lista di persone che erano su un volo. Sono già sei i positivi originari di questo paese, perché poi il virus circola all'interno delle famiglie.
Quando al laboratorio dell'Ausl di Cesena hanno esaminato il primo tampone, mi hanno subito avvertito: la carica virale era altissima, in Italia non è più così, era evidente che arrivasse dall'estero. Però qualcosa non sta funzionando nei controlli. Dopo che questi cittadini entrano in Italia, nessuno avverte le autorità locali, per cui non è possibile fare con efficacia i controlli sul rispetto della quarantena».
ALLERTA
Tornando a Roma, l'assessore regionale del Lazio, Alessio D'Amato, ieri lo ha detto chiaramente, dopo che il ritorno di alcuni immigrati dal Bangladesh ha causato anche il mini focolaio dei due ristoranti di Fiumicino (in città, non in aeroporto), tanto che sono stati necessari 1.700 tamponi per circoscrivere il cluster e trovare i positivi (sono una dozzina, tra di loro colleghi del paziente 1 e anche un cliente).
«Questa storia di chi torna dal Bangladesh ed è positivo sta diventando un problema serio - attacca D'Amato - alla fine i controlli non ci sono, ne parlerò con il ministro della Salute, Roberto Speranza. La quarantena va fatta, anche in strutture dedicate come hotel. Altrimenti, queste persone, comprensibilmente, tornano nella loro comunità e poi contagiano amici e parenti. Sono molto arrabbiato». Sia il sindaco di Cesena, sia l'assessore regionale del Lazio ovviamente non intendono prendersela con la comunità di immigrati del Bangladesh, tra l'altro molto apprezzata e inserita nel mondo del lavoro (bar, ristoranti e negozi).
Anzi, sono le stesse associazioni di immigrati del Bangladesh a chiedere controlli più severi, perché nel loro paese la situazione del coronavirus è drammatica: chi torna, può rappresentare un pericolo. Ha spiegato all'AdnKronos Mohamed Taifur Rahman Shah, presidente dell'Associazione Italbangla: «In Bangladesh c'è il far west. Siamo a favore di controlli più rigidi sugli arrivi. Condanniamo l'irresponsabilità del governo del nostro Paese che non riesce a gestire la situazione. I primi contagi in Bangladesh si sono verificati a marzo per via di nostri connazionali che rientravano dall'Italia. Oggi siamo arrivati a circa 140mila casi: il Bangladesh è tra i primi stati al mondo per numero di contagi.
Chi cerca di arrivare dal Bangladesh in Italia oggi lo fa per due motivi. Il primo è per tornare sul luogo di lavoro. Il secondo è più preoccupante ed è collegato alla diffusione del coronavirus nel nostro Paese». L'incognita dei casi di importazione preoccupa anche il Veneto: ieri il governatore Luca Zaia ha parlato del focolaio sviluppatosi a causa di una badante tornata dalla Moldavia.
profughi rohingya in bangladesh
«In forma gratuita - ha detto Zaia - faremo il tampone a tutte le badanti in Veneto». Intanto, l'Unione europea, per oggi, dovrebbe ufficializzare la lista dei Paesi extra Ue da cui si potrà arrivare dal primo luglio senza la quarantena (esclusi Brasile e Usa). Ma ieri il ministro Speranza ha ribadito: «In giro per il mondo la situazione è molto complessa. Oggi chi arriva da paesi extra europei ed extra Schengen deve fare la quarantena. Questa norma è già prevista nel nostro Dpcm ed è vigente, credo che vada conservata». Ma qualcuno deve verificare se la quarantena è rispettata, altrimenti è inutile.