Chelsea Manning, che fornì a WikiLeaks migliaia di pagine di documenti militari classificati americani, non mangia più. Dopo un tentativo di suicidio a luglio, ora ha iniziato uno sciopero della fame per protestare contro il rifiuto dell'esercito di fornirle la terapia necessaria per il cambiamento di genere sessuale.
"Ho chiesto aiuto. Non l'ho ricevuto. Ho bisogno di aiuto", scrive su Twitter Manning dal carcere. In un comunicato pubblicato sul suo sito chelseamanning.org, la ventottenne chiede garanzie scritte all'esercito americano perché possa ricevere la "terapia prescritta dal medico per la sua disforia di genere".
"A partire dalle 12:01 del 9 settembre 2016 e fino a quando non vedrò rispettati gli standard minimi di dignità, rispetto e umanità, mi rifiuto di tagliare o accorciare volontariamente i capelli; consumare cibo o bere, fatta eccezione per l'acqua e i farmaci prescritti, e rispettare le norme, i regolamenti, le leggi e gli ordini che non sono legati alle due cose che ho menzionato", scrive.
Manning chiede anche che finisca quello che definisce "bullismo high tech", denunciando "il continuo e troppo zelante controllo amministrativo da parte delle guardie carcerarie e dei funzionari militari".
All'epoca in cui ancora si chiamava Bradley Manning, l'ex analista di intelligence, fu condannato a 35 anni di carcere con l'accusa di spionaggio per aver sottratto documenti classificati, mentre prestava servizio in Iraq con l'esercito degli Stati Uniti nel gennaio 2010.
Ora sta scontando la pena in un carcere militare presso la base militare di Fort Leavenworth, in Kansas. Lo scorso maggio aveva lanciato un appello per ridurre la sua condanna a 10 anni, definendo la sentenza del 2013 "gravemente iniqua e senza precedenti".
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