NON DI SOLO COVID MUORE L'UOMO - NEL 2020, 155 MILIONI DI PERSONE HANNO SOFFERTO LA FAME, 20 MILIONI IN PIU' RISPETTO AL 2019 - IL COVID HA INASPRITO LE DISUGUAGLIANZE ALIMENTARI: LE RESTRIZIONI HANNO PROVOCATO DISOCCUPAZIONE E POVERTA' - A QUESTO SI DEVONO AGGIUNGERE LE CONDIZIONI METEO ESTREME E I CONFLITTI POLITICI - L'ONU: "NEL 2021 ANDRA' ANCORA PEGGIO"

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Dagotraduzione da Bloomberg

 

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Nel 2020, complice il coronavirus, il mondo ha affrontato la peggiore crisi alimentare degli ultimi cinque anni. E le prospettive per quest'anno non sono migliori.

 

Secondo un rapporto che ha raccolto i dati da una dozzina di agenzie, circa 155 milioni di persone spare in 55 paesi diversi hanno sofferto la fame, 20 milioni in più rispetto al 2019.

 

Il peggioramento della situazione evidenzia come la pandemia abbia inasprito in tutto il mondo le disuguaglianze alimentari, peggiorate anche da condizioni metereologiche estreme e dai conflitti politici. Ora i consumatori stanno facendo i conti con l'aumento dei prezzi dei generi alimentari, conseguenza della dilagante domanda cinese.

 

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«Il Covid-19 ha esacerbato le fragilità», ha detto Dominique Burgeon, direttore delle emergenze e della resilienza presso l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura. «Le sue restrizioni alla circolazione di merci e persone, per esempio, hanno provocato perdite di reddito diffuse, soprattutto per quelle persone che fanno affidamento sul lavoro informale nelle famiglie urbane».

 

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Secondo il rapporto, realizzato con l'aiuto di agenzie tra cui la Commissione europea e il Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite, conflitti e insicurezza rimangono le principali cause della fame. Tra le nazioni più colpite, ci sono la Repubblica Democratica del Congo, lo Yemen e l'Afghanistan.

 

Il numero di persone che soffrono la fame a causa di crisi economiche, comprese quelle conseguenza della pandemia che ha tagliato posti di lavoro e redditi, è aumentato di quasi il 70% lo scorso anno, arrivando a 40,5 milioni.

 

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A rendere il cibo meno accessibile sono state le interruzioni nella catena di approvvigionamento, che hanno causato sbalzi dei prezzi dei prodotti alimentari, ma anche l'aumento dell'inflazione e le valute deboli, soprattutto nelle nazioni che dipendono dalle importazioni. Le donne sono state tra le più colpite, essendo più vulnerabili alla perdita del lavoro.

 

La previsione è che quest'anno la fame globale si manterrà al di sopra dei livelli pre-pandemici, colpendo oltre 142 milioni in 40 paesi. I conflitti rimangono un problema e le difficoltà economiche potrebbero intensificarsi a causa della crisi del coronavirus.

 

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L'anno scorso, circa 28 milioni di persone erano in uno stato di «emergenza» di insicurezza alimentare, o peggio.

 

«Siamo estremamente preoccupati», ha detto Burgeon. «Quando guardiamo i primi dati che abbiamo dal 2021, vediamo che questo numero è già aumentato».

 

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