(ANSA) - Aveva denunciato nel maggio 2021, assieme alla moglie, gli abusi sessuali commessi sulla loro figlia di 10 anni dal nonno, ma era finito indagato per favoreggiamento ed era stato condannato a 2 anni e 8 mesi per false informazioni ai magistrati. Ora per l'uomo, 39 anni e figlio del 60enne imputato per le violenze sulla bambina, è arrivata in secondo grado l'assoluzione "perché il fatto non sussiste" da parte della Corte d'Appello di Milano, che ha accolto il ricorso dell'avvocato Domenico Morace.
Il legale adesso auspica che "dopo 17 mesi di sofferenza" la bimba "possa tornare a casa" dai genitori, perché nel corso dell'indagine, su segnalazione della Procura milanese che aveva contestato il presunto favoreggiamento al padre, il Tribunale per i minorenni aveva tolto la bambina ai genitori collocandola in "struttura extrafamiliare".
Nel frattempo, i giudici di secondo grado (collegio della terza penale presieduto da Flores Tanga), oltre ad assolvere il padre (per il quale era stato anche chiesto l'arresto, rigettato dal gip) condannato in primo grado dal gup Daniela Cardamone a marzo, ha confermato la condanna a 14 anni di reclusione per il nonno della piccola, a cui veniva contestata anche l'accusa di detenzione di materiale pedopornografico.
I pm, per portare avanti le accuse al padre della bambina, avevano valorizzato un'intercettazione tra il 39enne e sua madre: per la Procura, avrebbe esercitato "pressioni" sulla figlia affinché nelle audizioni protette ridimensionasse i fatti di cui era stata vittima. Tesi accolta in primo grado e cancellata in appello. "La vittima - ha scritto il legale nel ricorso - nulla ha taciuto in merito a quanto subito, confortata dai genitori ha offerto una deposizione sofferta ma veritiera".
Genitori che avevano fatto partire l'inchiesta con la loro denuncia. Proprio "in forza della denuncia depositata il 24 maggio 2021" presso una stazione dei carabinieri in provincia di Monza "dai coniugi", delle loro testimonianze e di "quanto dichiarato dalla bambina nel corso della sua audizione", ha scritto il legale Morace in uno degli atti difensivi, il nonno "ha riportato una condanna ad anni 14 di reclusione ed è attualmente" detenuto.
Già il gip di Milano Alessandra Cecchelli, respingendo la richiesta d'arresto per il padre, aveva segnalato che la denuncia dell'uomo "ha fornito solide basi per le indagini prontamente avviate" e "si è rivelato altamente attendibile in quanto riscontrato" dalle testimonianze "dei fratelli, dalla certificazione relativa alla visita medica" sulla piccola "e soprattutto dalle intercettazioni oltre che dalle dichiarazioni rese dal minore in sede di audizione".
La bambina, scrive ancora il legale, "è stata accompagnata e sostenuta dai suoi genitori nell'audizione davanti al pm". E sia "il padre che la madre", una volta "venuti a conoscenza dei gravi episodi di abusi hanno protetto la minore non solo con la denuncia" ai magistrati, "ma adottando ogni cautela come, ad esempio, proibire ogni contatto con i nonni paterni". Malgrado ciò, lamenta il difensore, il Tribunale per i minorenni ha tolto la bambina ai suoi genitori.
"Doveva essere sostenuta psicologicamente all'interno della propria casa e della famiglia - ha detto il legale -. Strapparla al suo habitat dopo essere stata vittima della violenza sessuale del nonno, corrisponde ad ulteriore violenza".