Giuseppe Scarpa per “il Messaggero”
Le mafie sono sempre più a caccia di soggetti che sappiano usare l'indice non per sparare ma per fare click su un mouse e spostare ingenti quantità di denaro da un paradiso off shore all'altro. Le organizzazioni criminali «cambiano pelle» e, grazie a «facilitatori» e «artisti del riciclaggio» si insinuano sempre più nel mondo della finanza, eleggendo il nord Italia come loro capitale finanziaria. L'allarme contenuto nella relazione sul secondo semestre del 2018 che la Direzione investigativa antimafia ha consegnato al Parlamento conferma quello che il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Federico Cafiero de Raho ripete diverso tempo.
Un modus operandi che funziona in Italia e all'estero, dove ormai le cosche - la ndrangheta soprattutto ma anche Cosa nostra - hanno impiantato strutture permanenti. Come veri e propri broker finanziari dunque, i mafiosi del 2019 variano il paniere dei propri investimenti. Ma per fare questo le cosche hanno bisogno di professionisti più che di picciotti. Ci sono decine di colletti bianchi, scrivono gli investigatori, «che prestano la loro opera proprio per schermare e moltiplicare gli interessi economico-finanziari»: personaggi capaci di gestire transazioni internazionali da località off shore. Mafia, Ndrangheta e camorra, dice la Dia, operano sempre più «secondo modelli imprenditoriali variabili», si legge nella relazione.
I DATI
La conferma di questa mutazione è nei dati: il maggior numero di operazioni sospette si registra al nord Italia, nella parte più produttiva del Paese. Sono quasi la metà di quelle analizzate: il 46,3% contro il 33,8% del sud e il 18,7% del centro Italia. Uno scenario che sta mettendo in difficoltà la stessa legislazione antimafia. In sostanza, spiega la Dia, i fascicoli tendono a finire sempre nei distretti giudiziari in cui le mafie si sono storicamente sviluppate ma così facendo si ha una «limitata possibilità di perseguire l'azione illecita da parte dei distretti del centronord».
GRUPPI STRANIERI
La relazione indica poi un altro aspetto, le mafie straniere. Tra le organizzazioni criminali di matrice straniera presenti in Italia, quella albanese «continua ad apparire tra le più pericolose». La criminalità cinese, invece, è riuscita, nel tempo, a mantenere una fitta rete di rapporti ramificati su buona parte del territorio nazionale: la Toscana, innanzitutto con Prato e Firenze, la Lombardia, ma anche il Veneto, l'Emilia Romagna ed il Piemonte sono le regioni che annoverano le comunità cinesi più numerose.
Per la criminalità romena il traffico di stupefacenti, anche in concorso con soggetti criminali italiani, lo sfruttamento della prostituzione, la tratta di persone, l'intermediazione illecita dello sfruttamento della manodopera rimangono i reati di maggior interesse. Per quanto riguarda la criminalità sudamericana (boliviana, colombiana, venezuelana, dominicana, peruviana ed ecuadoriana) si confermano gli interessi nei traffici internazionali di droga, nello sfruttamento della prostituzione e nei reati contro il patrimonio e la persona.
Questi gruppi, evidenzia la Dia, «rappresentano un costante punto di riferimento, anche per la mafia autoctona». Tra i vari gruppi, resta alta la pericolosità delle «gang» dei latinos, le cosiddette pandillas, diffuse nelle aree metropolitane di Genova e Milano. Anche i gruppi criminali del centro- nord Africa stanziati nel nostro Paese interagiscono, spesso, con cittadini italiani o di altre nazionalità, in particolare per il traffico e lo spaccio.
SEQUESTRI
Inoltre dalla relazione emerge come i sequestri e le confische eseguiti dalla Dia sono aumentati nel 2018, rispetto al 2017, rispettivamente di oltre il 400% e di oltre il 1000%. Si tratta di «risultati importanti che, sommati a quelli conseguiti dal 1992, hanno permesso alla Dia di sequestrare patrimoni per oltre 24 miliardi di euro e di confiscarne per oltre 11 miliardi di euro, con più di 10.500 persone arrestate». «L'aggressione ai patrimoni, sia che maturi in ambito penale o della prevenzione, rappresenta il vero punto di forza per contrastare le mafie nel mondo».