Francesco Semprini per “la Stampa”
Nuovo colpo di scena nella vicenda Jeffrey Epstein. Spunta il testamento del finanziere 66enne accusato di abusi, sfruttamento della prostituzione e traffico di minori, e trovato morto impiccato nella cella del Metropolitan Correctional Center di Manhattan, dove era recluso in attesa del processo. Il documento firmato da Epstein è stato depositato presso un notaio di St.Thomas, nelle Us Virgin Islands.
E' un testo standard di 21 pagine chiamato "pour-over will", che prevede di versare tutto a un fondo fiduciario chiamato nelle carte "The 1953", l' anno di nascita del finanziere. L'unico erede indicato è il fratello Mark Epstein, anche lui investitore e una volta socio di Jeffrey. La data della firma, 8 agosto, risale a due giorni prima del suicidio e lascerebbe supporre che Epstein avesse molto probabilmente già intenzione di uccidersi e volesse mettere tutto a posto prima del gesto.
Il finanziere amico dei potenti riceveva visite in carcere con elevata frequenza dai suoi legali e pertanto potrebbe aver comprato il testamento e consegnato a uno di loro durante uno dei tanti colloqui. Secondo la documentazione in mano al tribunale che si occupa del caso, il patrimonio di Epstein ammonterebbe a 577 milioni di dollari, tra cui oltre alle proprietà immobiliari, 56 milioni di dollari di liquidità e 14 milioni di dollari di titoli obbligazionari.
Mark era considerato da molti come l' altra eminenza grigia nella vita del finanziare, oltre a Ghislaine Maxwell, la 57enne faccendiera britannica sodale di Epstein che gestiva i suoi criminosi traffici, prima scomparsa e poi scovata a Los Angeles. Come la "strega Ghislaine", anche di Mark si sono perse le tracce dal giorno del suicidio del fratello.
Secondo alcuni era lui, personaggio assai più defilato e meno mondano, a gestire gran parte del patrimonio del fratello.
E adesso è a lui che gli inquirenti devono rivolgersi per capire quali occulti intrecci finanziari ci fossero nella vita di Jeffrey. Una cosa intanto è certa: il testamento riconduce ancora una volta alle Isole Vergini, dove Epstein era proprietario di una delle isole dell' arcipelago, ovvero Little St. James, sulla quale sorgeva la sua magione caraibica. Lo stesso luogo dove portava molte delle ragazzine sfruttate e abusate e diversi "potenti" che annoverava tra le amicizie particolari. E dove, ovviamente, transitavano i milioni di dollari che passavano tra le sue mani.