KIEV, INCURSIONE A KURSK CONSEGUENZA DELL'INVASIONE RUSSA
(ANSA-AFP) - L'incursione ucraina in corso da oltre due giorni nella regione russa di Kursk è una conseguenza dell'"aggressione" russa contro l'Ucraina, ha dichiarato Mykhail Podoliak, consigliere dell'amministrazione presidenziale ucraina. "La causa principale di ogni escalation, di ogni bombardamento, di ogni azione militare anche nelle regioni (russe) di Kursk e Belgorod è esclusivamente l'inequivocabile aggressione della Russia" e la sua invasione dell'Ucraina, che dura da più di due anni, ha dichiarato Podoliak su X.
UE, 'KIEV HA IL DIRITTO DI COLPIRE IN RUSSIA'
(ANSA) - "L'Ucraina sta combattendo una legittima guerra di difesa contro l'aggressione illegale" della Russia "e, nel quadro di questo legittimo diritto a difendersi, ha il diritto di colpire il nemico ovunque ritenga necessario sul suo territorio ma anche nel territorio nemico". Lo ha detto un portavoce della Commissione europea rispondendo alle domande dei giornalisti sull'incursione ucraina nella regione russa di Kursk.
FONTE ECCLESIASTICA,BOMBE UCRAINE SU MONASTERO A KURSK, UN MORTO
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(ANSA) - Un monastero della Chiesa ortodossa russa è stato colpito e danneggiato da un bombardamento ucraino nella regione di Kursk e una persona è rimasta uccisa, secondo quanto ha detto la diocesi, citata dall'agenzia Interfax.
"Gli attacchi delle forze armate ucraine sui territori di confine della regione di Kursk hanno danneggiato l'antico monastero di San Nicola Belogorsky nel villaggio di Gornal, non lontano dalla città di Sudzha", si legge in un comunicato della diocesi. Il padre superiore e agli altri monaci sono stati messi in salvo, ma una persona è morta durante l'evacuazione, si aggiunge nella nota. Intanto il vice governatore della regione di Kursk, Andrei Belostotsky, ha detto che sono 3.000 i civili finora evacuati dalle aree dei combattimenti.
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OFFENSIVA UCRAINA OLTRECONFINE PUTIN: «È UNA PROVOCAZIONE»
Estratto dell’articolo di Lorenzo Cremonesi per il “Corriere della Sera”
Se la miglior difesa è l’attacco, allora gli ucraini stanno applicando il principio alla lettera. Da martedì mattina alcune loro unità hanno superato la frontiera internazionale a nord della città di Sumy e lanciato un’offensiva con fanterie e mezzi corazzati nella regione sud-occidentale russa di Kursk.
Una mossa che per l’ennesima volta disorienta le forze russe e rivela le difficoltà dell’esercito di Mosca a 30 mesi dall’inizio dell’invasione, che Vladimir Putin aveva fortemente voluto con l’obiettivo di conquistare l’intera Ucraina in poche settimane e defenestrare il governo filoccidentale di Volodymyr Zelensky. Per il momento, non ci sono commenti ufficiali da Kiev.
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Sono invece le fonti russe a fornire dettagli. «Il regime ucraino ha lanciato un’altra provocazione su larga scala. I loro soldati sparano in modo indiscriminato», ha detto ieri Putin durante la riunione coi suoi ministri. «Vengono colpiti edifici civili, zone residenziali e ambulanze con ogni tipo di proiettili», ha aggiunto prima di una riunione urgente con lo Stato maggiore e ordinando l’invio di aiuti verso le zone colpite, che si trovano circa 500 chilometri a sud di Mosca.
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Nella zona si trova anche uno dei maggiori centri di distribuzione del gas russo. In particolare, da Sudzha transita il gas naturale per l’Europa: si tratta del gasdotto Urengoy-Pomary-Uzhhorod, che passa per l’Ucraina e nel 2023 è stato in grado di fornire 14.650 metri cubi, circa la metà dell’export russo per i mercati europei. Sembra sia la più importante operazione ucraina in territorio russo lanciata dall’inizio della guerra.
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Va aggiunto che già più volte dal febbraio 2022 i russi hanno dovuto difendersi all’interno dei loro confini, l’ultima è stata lo scorso marzo. Ma in quei casi avevano agito le milizie di volontari russi rifugiati in Ucraina e decisi a rovesciare la dittatura di Putin con il sostegno logistico di Kiev.
Questa volta si tratterebbe invece di unità regolari dell’esercito ucraino. Il capo di Stato maggiore a Mosca, Valery Gerasimov, sostiene che l’avanzata sarebbe stata fermata e gli ucraini avrebbero subito perdite ingenti. A suo dire, i «nemici» uccisi sarebbero almeno un centinaio, i feriti 215, e i veicoli corazzati distrutti 54. Tuttavia, anche in questo caso, mancano conferme indipendenti, mentre altre fonti riportano scontri cruenti ancora in corso. Il governatore della regione di Kursk, Alexei Smirnov, riporta sui social che vi sarebbero molte vittime e chiede alla cittadinanza di donare il sangue agli ospedali, però non fornisce dettagli. I canali Telegram russi mostrano immagini di edifici danneggiati dalle esplosioni.
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Non mancano critiche e perplessità da parte degli alleati di Kiev. Gli americani per primi, hanno sempre ribadito che le loro armi devono servire per la difesa del territorio ucraino.
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Tuttavia, per gli ucraini è evidente la logica dell’operazione. In primo luogo, alza il morale nazionale e ferma i continui attacchi russi sulla regione di Sumy, che viene quotidianamente bombardata da mesi. Inoltre, serve per alleggerire la pressione sul Donbass, dove le unità russe stanno lentamente avanzando verso le città di Pokrovksk e Kramatorsk, sebbene al prezzo di migliaia di caduti.
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LA SCOMMESSA DELL'UCRAINA PER SCARDINARE IL MURO DI VLADIMIR
Estratto dell’articolo di Nathalie Tocci per “la Stampa”
[…] l'azione ucraina, se confermata, potrebbe apparire avventata, se non folle.
Ma cerchiamo di capirne le possibili motivazioni. Primo, quella politica. Da oltre un anno, un elemento della strategia difensiva dell'Ucraina mira a rendere la guerra un costo politico per Mosca. Una guerra dalla quale Putin trae solo vantaggio non è una guerra che finirà. Infatti, una buona fetta della spiegazione per cui l'invasione russa dell'Ucraina va avanti è precisamente perché Putin ne ha tratto e ne continua a trarre vantaggio.
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Portare la guerra in Russia […] contribuisce ad aumentare i costi politici della guerra, nonché a scalfire l'immagine di sicurezza che Putin vuole trasmettere al suo popolo. Ricordiamo che Kursk è a Nord-Est di Sumy in Ucraina, sotto bombardamento costante della Russia da oltre due anni, con migliaia di sfollati ucraini. Per un'opinione pubblica ucraina, demoralizzata dal fatto che da mesi non vede risultati sul campo, un'operazione del genere potrebbe avere come scopo politico anche quello di risollevare il morale interno
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Secondo, la ratio militare. Proprio perché l'esercito ucraino è in difficoltà nell'Est, alla luce dell'insufficienza e della lentezza della fornitura di armi dall'Occidente, un attacco in territorio russo potrebbe aiutare a distrarre e deviare risorse militari russe dal fronte orientale dell'Ucraina alla protezione del territorio russo.
È una tattica che naturalmente comporta un costo anche per l'Ucraina: così come le risorse militari russe sono state costrette a deviare verso Kursk, così le risorse militari ucraine sono state rindirizzate verso la Russia: la coperta è corta per tutti, e semmai è più corta per l'Ucraina di quanto non lo sia per la Russia. […]
Terzo e ultimo, la possibile ratio diplomatica. Recentemente il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, leggendo il sentiment della comunità internazionale e un possibile spostamento della propria opinione pubblica, ha lasciato trapelare una certa apertura all'idea di un negoziato.
L'opinione pubblica ucraina infatti appare meno restia all'idea che in passato, nonostante rimanga fermamente contraria all'idea di cedere i propri territori. Nella regione di Kursk ci sono due risorse chiave: la centrale nucleare di Kursk e lo snodo del gasdotto che porta il gas russo in Europa. […] sicuramente rappresenterebbero merce di scambio preziosa in un eventuale negoziato in futuro.
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Ad oggi sappiamo ancora troppo poco sulla dinamica precisa dell'operazione. Ancora meno sappiamo della sua efficacia e sostenibilità. Potrebbe rivelarsi un flop gigantesco oppure una mossa geniale per riequilibrare la dinamica politica, militare e chissà forse anche diplomatica in futuro. Sicuramente è una mossa ad alto rischio, seppur un rischio mirato - e questo è bene ricordarlo sempre - alla difesa dell'Ucraina da un'invasione militare ormai in corso da oltre due anni.
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