Alessandra Arachi per il Corriere della Sera
Inferni provocati dall' uomo. Mani armate di accendini che hanno ridotto in cenere patrimoni boschivi, polverizzato piante secolari. Sono 4 finora i piromani finiti nella rete della giustizia, tre arrestati e uno denunciato per tentato incendio: in provincia di Lecce i carabinieri della forestale sono riusciti a fermare la mano di un uomo di 68 anni;
nella pineta di Castel Fusano hanno arrestato un idraulico di 28 quando ormai aveva distrutto oltre 120 ettari; in provincia di Agrigento, a Sciacca, è entrato in azione un piromane quasi 90enne, mentre nel parco del Cilento un operaio rumeno di 24 anni voleva appiccare un incendio.
1 - Fermato a 88 anni con due accendini sulle sterpaglie Lo hanno trovato con due accendini in mano, piegato su un mucchio di sterpaglie, in un terreno a ridosso delle terme di Sciacca. Erano le sette del mattino. L’uomo non si è opposto ai carabinieri. A ottantotto anni non aveva mai avuto a che fare con carabinieri, polizia, forze dell’ordine. Il piromane della provincia di Agrigento è incensurato.
Lunedì mattina aveva appena cominciato a mettere un po’ di fuoco sull’erba secca e arida per via di una siccità che in questo specchio di Sicilia persiste da troppi mesi. Sarebbero bastati pochi minuti per scatenare l’inferno. Per mettere a rischio anche la vita di tutti gli ospiti delle terme di Sciacca.
Ma l’uomo quasi novantenne non ha voluto spiegare perché aveva fatto quel gesto. Durante l’interrogatorio ha opposto un ostinato e perdurante mutismo. Abita da solo in una casa non lontano dalle terme. Ai carabinieri di Agrigento è venuto il dubbio che possa essere stato lui anche l’artefice di altri due incendi in zona, a Sovareto e in contrada Pierderici. Aree boschive e di macchia mediterranea. Il piromane ha risposto solo a una domanda dei carabinieri: «No, non fumo». I due accendini sono diventati quindi immediatamente il corpo del reato.
2 - Il 24enne appicca le fiamme nel parco I sospetti sui clan La scusa davanti ai carabinieri non ha retto nemmeno il tempo di completare la frase: non immaginavo, ho buttato soltanto una sigaretta. Il ragazzo rumeno di 24 anni aveva invece appena buttato un oggetto pieno di fuoco in mezzo al parco nazionale del Cilento, provocando un grande incendio. E adesso questo operaio dai lavori saltuari rischia una denuncia anche per via di altri 80 ettari di macchia mediterranea andati a fuoco la settimana scorsa, sempre nella zona. Si stanno facendo indagini in questo senso.
Il sospetto è che il ventiquattrenne sia un braccio armato della criminalità, soggetto ideale da ingaggiare, con la sua fedina penale pulita e una gran voglia di denaro cash. Per la riforestazione dei parchi nazionali ci sono in ballo cospicui fondi della comunità europea. Per questo i carabinieri di Sala Consilina sospettano che possano essere questi fondi la torta che i criminali in zona vogliono spartirsi.
Dopo aver lanciato il suo oggetto pieno di fuoco (fazzoletti imbevuti di benzina?), il ventiquattrenne è fuggito e si è nascosto in casa sua, non lontano dal luogo in cui ha appiccato l’incendio. Adesso è lì che è stato messo agli arresti domiciliari con obbligo di firma, insieme al padre, la madre, i suoi fratelli.
3 - L’idraulico scoperto con l’elicottero a Castel Fusano Ha ridotto in cenere la pineta di Castel Fusano e le fiamme stanno ancora lì, a perpetuare un disastro i cui danni sono ancora da calcolare. Ma il piromane di Ostia ai carabinieri non ha spiegato il perché. Ha 28 anni, è nato a Busto Arsizio, in provincia di Varese, e fino a pochi mesi viveva e lavorava lì, almeno ufficialmente. Di sicuro poi si è spostato a Ostia questo ragazzo dall’aria timida ed enigmatica, un idraulico.
Lunedì i carabinieri lo hanno trovato accucciato in mezzo alla pineta, tra le mani fazzoletti imbevuti di alcool, l’ennesimo focolaio da innescare per distruggere un patrimonio di alberi secolari, oltre 120 gli ettari divorati dalle fiamme in poche ore. Lo hanno trovato grazie a una perlustrazione in elicottero e quando da terra sono andati per fermarlo, lui non ha fatto resistenza.
Tra le mani i fazzoletti imbevuti, addosso solo un piccolo accendino. I pm dicono che le mani che hanno appiccato l’incendio della pineta di Castel Fusano erano «inesperte» e tendono a escludere l’intervento della criminalità organizzata. Eppure la criminalità sa bene che per far bruciare alberi secolari in un terreno provato dalla siccità non serve esperienza ed è preferibile una fedina penale pulita.
4 - Il pensionato dice che voleva solo ripulire i terreni Non lo hanno arrestato perché i carabinieri del gruppo forestale sono riusciti a fermare le sue dita prima che facesse girare la rotella dell’accendino e far venir quindi fuori la fiammella. Un pensionato di sessantotto anni stava per dare fuoco al parco regionale di Rauccio, una perla nel Salento, in provincia di Lecce.
Fermato, è stato denunciato per tentato incendio, ma il pensionato non ha voluto spiegare il perché di quel gesto. Ai forestali che lo hanno preso da parte per farlo parlare, però, alla fine qualcosa ha detto. Ha spiegato che era arrivato lì da Lecce perché lì vicino c’è una proprietà della moglie, pensionata anche lei, e chissà che con queste parole l’uomo stesse semplicemente tentando di giustificarsi, di spiegare che con il suo accendino non volesse fare altro se non un po’ di «pulizia» su un terreno che considerava suo: poco distante c’era una proprietà della moglie.
Un po’ di fuoco per liberarlo da sterpaglie e erbacce, in vista dell’autunno e di una possibile semina. Si indaga per capire se questa giustificazione possa essere vera. L’uomo non lo ha ammesso esplicitamente. Ma è già capitato, in zona, che improvvisati piromani si dilettassero a fare pulizia di terreni usando il fuoco e generando disastri ambientali.