TALEBANI: VITTORIA AFGHANI, VOGLIAMO BUONE RELAZIONI CON USA
chris donahue l'ultimo soldato americano a lasciare l'afghanistan
(ANSA-AFP) - KABUL, 31 AGO - Il più importante portavoce dei talebani, Zabihullah Mujahid, si è congratulato con gli afghani per la loro vittoria, poche ore dopo che le ultime truppe statunitensi avevano lasciato il Paese dopo 20 anni di intervento militare. "Congratulazioni all'Afghanistan - ha detto dalla pista dell'aeroporto di Kabul - questa vittoria appartiene a tutti noi. Vogliamo avere buoni rapporti con gli Stati Uniti e il mondo. Accogliamo con favore - ha concluso - buone relazioni diplomatiche con tutti". (ANSA-AFP).
TALEBANI: SCONFITTA USA È LEZIONE PER GLI ALTRI INVASORI
(ANSA-AFP) - KABUL, 31 AGO - La sconfitta degli Stati Uniti è stata una "grande lezione per gli altri invasori e per la nostra generazione futura": lo ha detto il portavoce dei talebani, Zabihullah Mujahid, poche ore dopo la partenza delle ultime truppe straniere dall'Afghanistan. "E anche una lezione per il mondo", ha aggiunto il portavoce dalla pista dell'aeroporto di Kabul.
«OPPIO, STOP ALLA PRODUZIONE» LA MOSSA DEL NUOVO GOVERNO PER ACCREDITARSI CON L'OCCIDENTE
Flavio Pompetti per “il Messaggero”
Basta con la produzione e la vendita di oppio. I Talebani hanno passato questo messaggio ai grandi agricoltori in Afghanistan, dopo aver conquistato Kabul. Il primo compito che si sono assegnati è di riabilitare l'immagine di guerriglieri con la quale sono conosciuti dalle cancellerie occidentali, e sollecitare il riconoscimento diplomatico del potere che hanno acquisito. Il traffico dell'oppio non si sposa bene con questa ambizione, e i Talebani sono determinati a cancellarlo, anche a costo di perdere una larga fetta dei profitti dei quali si sono fino ad ora alimentati.
La decisione è rilevante per tutto l'occidente, perché l'Afghanistan con i suoi 64.000 ettari di terreno dedicati alla coltivazione dei papaveri produce l'80% dell'oppio disponibile al mondo, e rifornisce dopo la raffinazione del prodotto il 95% del mercato clandestino dell'eroina in Europa.
IL CONTRACCOLPO
Il contraccolpo è stato immediato: nelle ultime settimane il costo dell'oppio è triplicato nella provincia meridionale di Helmand dove si trovano le piantagioni più grandi, mentre al nord, in una città di transito come Mazar-e-Sharif verso l'Iran e le vie dell'occidente un chilo di materia prima è schizzato da 70 a 140 dollari.
L'avversione dei Talebani per l'oppio non è una novità. Quando presero il potere nel 1989 dopo il ritiro dei sovietici imposero un simile bando, che in effetti ridusse drasticamente la produzione da 5.000 a 2.000 tonnellate l'anno. Ma alla lunga anche i rigidi dettami della sharia dovettero piegarsi all'evidenza economica.
L'11% del pil afghano di 19 miliardi di dollari viene dal commercio della linfa del papavero, e su quella quota i Talebani non hanno mai disdegnato di riscuotere tasse ad ogni passaggio: 10% alla produzione, un altro 10% sul prodotto raffinato. In totale circa 400 milioni di dollari l'anno, che nei venti anni di guerra sono serviti a finanziare le truppe e comprare le armi.
Già nel 2001, alla vigilia dell'invasione statunitense, il divieto si era ridotto al solo uso personale, e non colpiva più la produzione. Quando il comando militare degli Usa negli ultimi due decenni ha cercato di combattere il commercio, fino ad offrire contante agli agricoltori che accettavano di estirpare le piante di papavero e rimpiazzarle con quelle di zafferano, sono state le milizie locali dei Talebani a proteggere il proseguimento delle colture clandestine, e di nuovo a tassare i contadini.
Se questa volta la censura dovesse essere davvero effettiva, vedremo presto i risultati con un aumento del prezzo dell'eroina su tutte le piazze europee, dalla Russia alla Germania all'Italia. Minore è invece la preoccupazione per il mercato alla luce del sole, quello che vede come acquirenti le industrie farmaceutiche.
Anche loro dipendono dagli acquisti di oppio per la produzione dell'intera classe di antidolorifici che generano un fatturato globale di 28 miliardi di dollari in un anno, ma nessuna acquista in Afghanistan, un paese che non è mai riuscito a separare con efficacia il mercato legale da quello clandestino.
Tradizionalmente questi farmaci erano derivati dalla morfina estratta dall'oppio in Pakistan e in Vietnam, e i laboratori di riferimento per qualità e controllo sanitario erano quelli di Turchia e India, oltre ad una serie di piazze secondarie: Australia, Francia, Spagna, Ungheria e Polonia. Negli ultimi venti anni invece i laboratori della Tanzania sono riusciti a produrre un ibrido del papavero dal quale si estrae la Tebaina, oggi ingrediente base per la confezione degli antidolorifici di maggior successo come la Codeina o l'Ossicodone.
afghani in fuga all aeroporto di kabul soldati americani lasciano l'afghanistan talebani e papaveri 2