Andrea Marinelli,Guido Olimpio per il “Corriere della Sera”
DONBASS - LA SITUAZIONE SUL CAMPO - 23 MAGGIO 2022
L'orso russo è ferito, però cerca di avanzare nel Donbass. Dopo una lunga serie di rovesci, il Cremlino può rivendicare alcuni successi a oriente, non sappiamo quanto profondi e duraturi. «La situazione è difficile - ha dichiarato il presidente Zelensky - perdiamo 50-100 soldati al giorno». Un'ammissione non da poco su un segreto ben protetto.
Nel settore est i russi hanno distrutto un ponte che collegava Lysychansk a Severodonetsk, la città diventata il target principale: rischia di essere la nuova Mariupol, avvertono fonti ufficiose, unendo l'allarme serio agli annunci a effetto. Il passo successivo per gli invasori potrebbe essere verso Kramatorsk, in mezzo però ci sono ancora molte prove da superare. Più a sud, invece, fortificano, creano bunker e naturalmente sparano con tutto ciò che hanno.
LA NUOVA STRATEGIA
Da settimane l'intelligence aveva previsto un'offensiva consistente. Alla fine le unità di Mosca hanno guadagnato terreno - giorno per giorno, pochi chilometri alla volta - grazie a una serie di fattori. Innanzitutto l'artiglieria devastante: a volte gli esperti sottolineano che non sia abbastanza precisa, però la cadenza alla lunga ha i suoi effetti.
Le linee logistiche sarebbero meno «affaticate». Lo Stato Maggiore si è affidato a formazioni più piccole, con necessità «minori». I lunghi calibri, i tank, i Terminator (blindati armati di cannoncini e razzi), una ricognizione con ricerca di bersagli più accurata da parte dei droni hanno favorito i piani.
I PUNTI DEBOLI
Lo schieramento più agile - in termini relativi - ha contenuto le perdite, ma è andato incontro a trappole. Come alcuni tentativi di attraversare i fiumi conclusisi in disastri: in un solo scontro, quello dell'ormai celebre pontone sul fiume Siverskiy Donets, sarebbero stati uccisi quasi 500 soldati e distrutti 85 mezzi.
GUERRA IN UCRAINA - IL NUOVO BLINDATO RUSSO
E anche nelle ultime ore sarebbero stati respinti in alcuni villaggi da una difesa tenace, attestata su nuove linee. Ecco, però, la persistenza: la macchina ha sfruttato i punti deboli degli ucraini: munizioni insufficienti, numero inferiore di cannoni, difese non sempre adeguate. Rapporti hanno svelato come la Territoriale, componente che integra l'esercito, sia stata mandata in prima linea senza avere equipaggiamento moderno. Alcune unità - al pari di quelle russe - hanno vuoti mai colmati, con disfunzioni nella catena di comando e l'impossibilità di prepararsi.
Un ufficiale ha raccontato che la sua brigata ha dovuto sparpagliare i militari chiamati ad addestrarsi per il timore di essere centrati dai missili lanciati dalla Russia. Se poche notti fa Zelensky ha cambiato, a sorpresa, il numero uno della Territoriale che era in carica da gennaio vuol dire che riteneva necessaria una svolta. Uno scenario che si specchia in quello russo: Vladimir Putin ha epurato o sospeso un paio di generali.
Gli analisti sostengono che le magagne dell'Armata russa sono strutturali, irrisolvibili in corsa, in più si sono trovati davanti ad un nemico pieno di sorprese. Tuttavia gli ufficiali hanno insistito specie nel Donbass, dove il terreno è più favorevole, con grandi spazi, meno boschi, retrovie vicine. E, infatti, la «liberazione» della regione è stata uno degli obiettivi dichiarati in modo netto. I giudizi su entrambi i contendenti sono per forza incompleti in quanto non abbiamo mai il quadro preciso.
Molti i dubbi sui duellanti: le condizioni degli uomini, i rimpiazzi, il morale, il flusso di materiale bellico in favore degli ucraini. Mosca e Kiev hanno esigenze simili, anche se chi va all'assalto ha bisogno di un rapporto di almeno 3 a 1 in suo favore, quindi il neo-zar deve scovare risorse che non sono ora disponibili. È un momento dove qualsiasi cosa è utile.
Oggi nella base americana di Ramstein si riunisce il gruppo di contatto, i Paesi donatori che appoggiano la resistenza. Zelensky ha sollecitato l'invio di sistemi che permettano di rispondere all'artiglieria. I suoi militari chiedono i lanciarazzi M270 e gli Himars: rispetto ai cannoni trainati garantiscono maggiore mobilità e protezione, hanno un raggio d'azione ampio (30-70 chilometri, ma anche più a seconda dei proiettili), sono in grado di allontanarsi sottraendosi alla reazione del nemico.
Washington ha sempre resistito alla cessione dei mezzi. La spiegazione ufficiosa è che teme che siano usati per centrare le retrovie dell'Armata in territorio russo, azioni che avrebbero certamente un impatto ma che potrebbero essere considerati dal Cremlino come aggressioni dirette. Ora è vero che c'è una guerra in corso, con devastazioni immense inflitte dalla Russia all'Ucraina. Però la Casa Bianca potrebbe cercare di attenuare il contrasto duro trattenendo la spedizione dei razzi. Un messaggio allo zar. Il conflitto ha dimostrato che non c'è nulla di definitivo, tutto può cambiare. La crisi è ancora lunga.