Vin. Bis. per “il Fatto quotidiano”
"Perché ci lasciavamo guidare da Lanzalone? Durante una riunione, Beppe Grillo ci disse che non valevamo un cazzo e che dovevamo farci guidare da chi era più in alto. Quel giorno c'erano anche gli ex ministri Fraccaro e Bonafede". Cristina Grancio, ex consigliera capitolina, il 3 ottobre è stata sentita per 4 ore come testimone del processo sulle presunte irregolarità nell'iter autorizzativo del vecchio progetto dello stadio dell'As Roma a Tor di Valle.
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Grillo, Fraccaro e Bonafede sono del tutto estranei all'inchiesta. Tra gli imputati, l'avvocato Luca Lanzalone, tra la fine 2016 e l'inizio del 2017 delegato della sindaca Virginia Raggi al dossier. Grancio, che si opponeva al progetto - tanto da uscire poi dal M5S - ripercorre le riunioni precedenti al via libera alla novazione del progetto presentato dal costruttore Luca Parnasi. E tira in ballo il fondatore del M5S.
"La sindaca Raggi non partecipava quasi mai alle riunioni (...) c'era quasi sempre Lanzalone - dice Grancio a verbale -. Lui ci presentava le soluzioni tecniche che potevano essere accettate dal proponente (...)". "Voi come mai vi lasciavate guidare, avete avuto indicazioni di un certo tipo?", chiede la pm in aula. Risponde Grancio: "Noi, poco prima, avevamo avuto un incontro con il caro buon Beppe Grillo (...) di fronte a tutti ci aveva detto (...) testualmente che non valevamo un cazzo (...) Per questioni di rilevanza dovevamo sottostare a una guida superiore (...) Fraccaro e Bonafede cercarono di abbonirmi, di non farmi parlare. Eravamo pressati".