Estratto dell'articolo di Carlo Macrì per www.corriere.it
Estradato sì, ma a condizione che in Italia Valerio Salvatore Crivello, detto «Il palermitano», condannato all’ergastolo, possa usufruire di un regime carcerario «umano». L’autorità giudiziaria tedesca, dove l’ex latitante si era rifugiato (faceva il massaggiatore in un hotel a Sylt, dove è stato arrestato a settembre) per sfuggire al carcere a vita per l’omicidio di Pietro Serpa, avvenuto nel 2003, ha posto dei paletti per consegnare alla giustizia italiana Crivello.
L’ha fatto sottoponendo alla Corte d’Appello di Catanzaro, che aveva spiccato mandato di cattura europeo nei confronti del «Palermitano», killer della ‘ndrangheta, diciassette domande per capire lo stato delle carceri italiane. Un vero e proprio questionario che mette in fila una serie di condizioni da cui dipenderà l’esito dell’estradizione dell’ergastolano.
Prima su tutte il problema del sovraffollamento, poi il trattamento sanitario ai detenuti, la mancanza di personale dentro i penitenziari. Presupposti di cui anche il report della Commissione europea dei diritti per i detenuti, aveva posto l’accento, «bacchettando» l’Italia per non aver ancora risolto questi obblighi.
I giudici dello Schweing-Holstein, lo Stato dove Crivello si era rifugiato dopo essere fuggito dall’Italia, rompendo il braccialetto elettronico, hanno posto anche domande sul «livello di ventilazione della cella; se Crivello potrà avere accesso a tv e giornali; gli esercizi fisici che potrà fare durante l’ora d’aria; il numero dei pasti giornalieri; i metri quadrati della cella dove trascorrerà la detenzione; se avrà una cella singola; se i servizi igienici “sono inclusi nella cella oltre che separati dalla vista altrui».
Molti i quesiti: «Il detenuto potrà lavorare? E che tipo di contatti potrà avere con i familiari?». «Le autorità tedesche hanno posto un termine per conoscere il risultato delle loro domande – dice l’avvocatessa Alessandra Adamo che, insieme al collega tedesco Christopher Scharf difende Crivello.
«Sono già trascorsi 90 giorni e siamo in attesa di sapere come e quando i giudici della Corte d’Appello di Catanzaro risponderanno». Per Valerio Salvatore Crivello, originario di Paola (Cosenza), la detenzione in Germania rappresenterebbe una vittoria «perché – spiega l’avvocatessa – dopo quindici anni di detenzione esiste in quello Stato la revisione della pena».
Crivello ha già scontato in Italia circa nove anni di prigione: tra sei anni, quindi, potrebbe chiedere dall’autorità tedesca un nuovo esame sulla sua posizione giudiziaria. «Opportunità che in Italia non avrebbe mai – spiega ancora il legale-. L’ex latitante si è sempre proclamato innocente, spiegando di essere fuggito proprio perché ritiene la sua condanna è stata ingiusta». […]
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