Fabio Poletti per “la Stampa”
Da sei anni non vedono i figli. Strappati dal Tribunale dei Minori di Milano e affidati a una casa famiglia per il sospetto di abusi e violenze sessuali. Sei anni dopo il Tribunale di Monza ha smontato tutte le accuse e assolto i genitori. Se si chiude un capitolo giudiziario, se ne apre però un altro. Come denuncia l' avvocato Maurizio Bono di Monza che assiste la coppia: «Adesso il problema sarà come ricostruire un rapporto famigliare a distanza di così tanto tempo. Questi due genitori sono stati accusati anche di avere sottoposto i loro figli a riti satanici». La vicenda inizia nel 2009.
La coppia di genitori di origine siciliana vive in Brianza. Hanno due figli, un maschietto e una femminuccia. Si chiamano B. e V. . All' epoca dei fatti hanno 2 e 8 anni. I bambini sono nati con una grave malformazione genetica che ha anche pesanti complicazioni psicologiche, che influisce pesantemente sulla loro capacità di intendere e di volere. Poco dopo la nascita i bambini vengono sottoposti ad un delicato intervento chirurgico. Ogni anno devono essere sottoposti a visite mediche. Fino a 50 volte in un anno. Contemporaneamente vengono assistiti psicologicamente.
Un iter medico molto pesante, che la coppia di genitori, lui è impiegato lei è casalinga, non riescono a sostenere da soli. Chiedono aiuto per questo agli assistenti sociali del comune dove risiedono. Un giorno il maschietto, parlando con un assistente sociale, dice una cosa che sarà all' origine di una vicenda che sembra allucinante per quanto è durata. Racconta B. : «Ieri notte abbiamo dormito in macchina con papà». Gli assistenti sociali fanno una segnalazione al Tribunale dei Minorenni di Milano. I genitori negano la circostanza. Ma non basta. Per uno di quei strani meccanismi giudiziari che talvolta complicano la vita alle persone non vengono creduti.
Nessuno si prende la briga di verificare se non sia possibile che quei bambini, con quella determinata patologia, non si siano inventati tutto. Il servizio sociale del Comune brianzolo viene nominato ente affidatario. Le cose si complicano quattro anni dopo. La patologia dei bambini è molto grave. I genitori non sembrano in grado di assistere i loro figli. I bambini nel 2013 vengono accolti in una comunità. I genitori possono vederli quando vogliono.
Sono un padre e una madre affettuosi. L' incapacità di far fronte alle complicazioni sanitarie non fa venire meno il loro amore per quei due bambini.
In quella comunità, una casa famiglia, ci sono altri bambini, vittime di abusi. I discorsi tra bambini sono contagiosi. B. e V. non vogliono essere diversi dai loro amichetti. Iniziano a raccontare anche loro di abusi sessuali. Tirano in ballo i genitori, poi un' anziana nonna, poi uno zio. Il bambino racconta di essere stato oggetto anche di riti religiosi satanici. Potrebbe essere una suggestione per le manifestazioni del santo patrono in Sicilia, dove i bambini vengono sollevati di fronte all' altare.
Il racconto finisce in una relazione allarmata degli operatori della comunità dove alloggiano i figli della coppia. È l' agosto del 2014. Da quel momento ai due genitori viene impedito di vedere i figli. Ogni ricorso davanti al Tribunale dei Minori viene rigettato. E ovviamente finiscono sotto inchiesta per abusi sessuali su minori. Ma ci vogliono quattro anni prima che inizi il processo. Per competenza territoriale si celebra a Monza.
I consulenti della difesa non solo spiegano le circostanze che potrebbero aver generato nei bambini pensieri non veri, ricordi frutto solo della loro fantasia. Raccontano anche che sarebbe stata materialmente impossibile, pena la morte dei bambini, qualsiasi tipo di violenza sessuale. Il Tribunale di Monza decide di nominare un proprio perito che conferma in pieno la ricostruzione della difesa. Due giorni fa il tribunale di Monza chiude il caso giudiziario. I due genitori vengono assolti. Ma la parte più difficile inizia ora racconta l' avvocato Maurizio Bono: «Sarebbe bastato fare subito una perizia medica e non accusare un' intera famiglia. Valuteremo ora il da farsi con le strutture assistenziali che hanno creato questo caso».