1. "HA UCCISO IL FIGLIO DI 10 ANNI" AVEVA IL DIVIETO DI AVVICINARSI
Alessia Marani, Giorgio Renzetti per "Il Messaggero"
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Un bambino di 10 anni ucciso con un colpo di coltello alla gola. Accusato dell'omicidio è il padre, trovato semi-incosciente nella stessa abitazione dopo essersi chiuso dentro e aver aperto il gas. L'uomo è stato arrestato in serata in ospedale, dove era stato ricoverato in gravi condizioni. La tragedia ieri pomeriggio a Cura di Vetralla, a pochi chilometri da Viterbo. Tutto è avvenuto in una abitazione di una palazzina a due piani, nella quale il bambino viveva con la madre. Una casa alla quale l'uomo non doveva avvicinarsi: il giudice del Tribunale aveva emesso nei mesi scorsi il divieto nei suoi confronti dopo le denunce della compagna, che si era rivolta ai carabinieri per i maltrattamenti e le violenze subite.
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LA RICOSTRUZIONE Sono da poco passate le 15,30 quando al 112 arriva una chiamata per presunto sequestro di persona e fuga di gas. A chiamare è Mariola Rapaj, albanese di 32 anni. E' appena rientrata a casa e ha subito pensato che qualcosa di brutto fosse accaduto. La porta non si apre e si sente un fortissimo odore di gas. In stradone Luzi, dove la donna vive con il figlio Matias di 10 anni, accorrono carabinieri e vigili del fuoco.
Questi ultimi riescono a forzare la porta, con i respiratori entrano e trovano il bambino a terra con la gola tagliata: per lui non c'è nulla da fare. In un'altra stanza c'è Mirko Tomkow, 44 anni, polacco da anni in Italia e sposato con Mariola. E' stordito dal gas, i sanitari del 118 lo soccorrono e, con l'eliambulanza, lo trasferiscono all'ospedale di Viterbo. Ma in quella casa i soccorsi si rendono necessari anche per la donna, che si sente male alla vista del figlio morto.
Soltanto dopo tre ore sarà trasportata anche lei in ospedale, in osservazione sotto sedativi e con l'assistenza del team degli psicologi della Asl di Viterbo. Mentre l'uomo è piantonato dai carabinieri - il fermo per omicidio disposto dal procuratore Paolo Auriemma arriva poco prima delle 24 - in un altro piano dello stesso ospedale. Su di lui sono stati disposti anche gli accertamenti tossicologici. Molti gli interrogativi che iniziano a prendere forma nelle ore successive al fatto.
Tomkow era arrivato da Roma ieri mattina, dove si trovava ricoverato in un Covid hotel perché risultato positivo al virus a metà ottobre. Vi era arrivato con un trasferimento proprio dall'ospedale viterbese di Belcolle, una settimana fa. La notizia secondo cui si sarebbe allontanato dalla struttura capitolina ieri mattina, volontariamente, non è stata confermata dagli inquirenti.
La versione ufficiale è che sia stato dimesso dopo tre settimane perché negativo al tampone. Tomkow prende il bus Cotral e scende a Cura. Qui alcune mamme lo hanno visto all'orario di uscita dalla scuola elementare, quella frequentata dal figlio: cammina avanti e indietro, non si capisce cosa dice, è abbastanza alterato. Non avrebbe trovato lì Matias, tornato a casa con un parente della mamma (la sorella è sposata con un italiano) al quale si era rivolta perché era fuori per lavoro. Quando lei torna a casa, nel primo pomeriggio, scopre quanto è accaduto. Il 44enne aveva un divieto di avvicinamento alla famiglia.
Misura che non voleva accettare e per la quale accusava lei. In Italia da molti anni, aveva lavorato a lungo come gommista ma l'azienda poi aveva chiuso ed era disoccupato da tempo. Taciturno e non molto propenso alla socializzazione, a Cura non era molto conosciuto. Ma erano in molti a saperlo che bevesse. E quando tornava a casa ubriaco alzava le mani sulla moglie. La donna, finita in ospedale per le botte, aveva raccontato dei maltrattamenti in famiglia. In ospedale, visto quanto accaduto a Marjola, era stato attivato il codice rosso per il trattamento delle violenze familiari.
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Conseguentemente a questo percorso, era arrivata la misura del divieto di avvicinamento e di frequentazione dei luoghi abituali di moglie e figlio. Una protezione che non è servita e sulla quale dovranno concentrarsi le indagini dei carabinieri. Sul luogo della tragedia il comandante provinciale dell'Arma, colonnello Andrea Antonazzo. A coordinare il lavoro il sostituto procuratore Stefano D'Arma. Per oggi il sindaco Sandrino Aquilani ha proclamato il lutto cittadino.
2. L'ALCOL E LE BOTTE AI FAMILIARI LA VITA DA SBANDATO DI MIRKO
Maria Letizia Riganelli per “Il Messaggero”
Mirko e Matias. Padre e figlio. Uno vivo e l'altro morto con la gola tagliata. Vetralla, la cittadina alle porte di Viterbo dove ieri pomeriggio si è consumato un brutale omicidio, è sgomenta. Sgomenta per quel bambino allegro che frequentava la quinta elementare, nella scuola primaria nella frazione di Cura, che lascerà un banco vuoto. E sgomenta perché della famiglia di Matias non sapeva nulla. Non sapeva delle liti in casa, delle violenze del padre e di quanto quel bambino potesse già aver sopportato.
PERFETTI SCONOSCIUTI Pochi conoscevano Mirko Tomkow, 44enne polacco da tempo residente nella Tuscia. Perfetti sconosciuti o quasi, invisibili alla comunità. Nessuno sapeva delle scenate in casa e delle botte alla moglie. Mirko Tomkow fino a poco tempo fa lavorava come gommista in una ditta locale. Un lavoro che a causa della pandemia aveva perso e che gli aveva reso la vita ancora più complicata. A fine ottobre era stato anche ricoverato all'ospedale di Viterbo, Belcolle, per una intossicazione da alcol e anche ieri avrebbe agito sotto l'effetto degli alcolici. «Era un solitario - raccontano alcuni residenti vicini di casa -, non lo conoscevamo. Lui non dava confidenza a nessuno. Non sapevano nulla di quanto accadeva in casa loro».
Un solitario che il Tribunale di Viterbo aveva allontanato dalla moglie, una donna di origine albanese, e dal figlio con un provvedimento cautelare. Maltrattamenti e violenze che avevano fatto scattare il codice rosso. Ma lui non si dava pace: nonostante la misura restrittiva aveva continuato a cercarli.
I SOCIAL Sul suo profilo Facebook c'è la foto di lui che tiene stretto quel figlio e che i carabinieri gli hanno trovato accanto, con la gola recisa. Quel figlio che gli ha aperto la porta al posto della madre. Sulle pagine social del 44enne ci sono anche le foto con la moglie. Foto che ricopre di cuori e baci. A mostrare una normalità fatta di affetto e sentimento. Niente però che mostri le crepe di quel rapporto o racconti del provvedimento restrittivo. Tomkow ieri mattina era a Roma, paziente di un Covid hotel. Poco prima dell'ora di pranzo però da quella struttura esce e sale a bordo del primo autobus diretto a Vetralla.
In testa, probabilmente, solo l'idea di rientrare nella vita di quella che considera la sua famiglia. «L'ho visto nel primo pomeriggio qui davanti - racconta una vicina -, faceva avanti e dietro. Si metteva le mani nei capelli e continuava a camminare». Forse aspettava la moglie di ritorno dal lavoro. Forse cercava il modo di entrare in casa. Fatto sta che dopo aver passeggiato per minuti davanti alla palazzina di stradone Luzi, ha bussato alla porta. Ad aprire il figlio Matias. Quel che è successo poco dopo sono solo grida, lacrime e un figlio che non c'è più. «Conoscevamo e vedevamo lei - racconta un altro vicino - ma fino a oggi di lui non ne avevo sentito parlare. Il bambino andava a scuola a Cura, hanno detto che lui era un violento, delle liti che c'erano state in casa con la moglie.
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Ma sono cose sapute soltanto oggi». La famiglia Tomkow non sarebbe stata seguita dai servizi sociali del Comune di Vetralla. Nessuno sapeva della tragedia quotidiana che da tempo si consumava in quel numero civico. Nemmeno i vicini, la famiglia di stranieri che vive al primo piano sapeva niente. Ma non sfuggiva la sua presenza nei bar della zona, che frequentava per bere soprattutto birra. A ricordare bene madre e figlio è un'addetta all'anagrafe del Comune, che lo scorso anno aveva rilasciato le loro carte d'identità. Gente tranquilla, li avrebbe definiti.
SVENUTO Ma la tranquillità era veramente lontana da quella casa. Mirko Tomkow è stato trovato a terra, privo di sensi, nell'abitazione della moglie. Trasportato in ospedale è stato ricoverato. «Quando lo abbiamo trovato - ha affermato il comandante provinciale dei carabinieri, Andrea Antonazzo - era incosciente e si trovava all'interno della casa. A scoprire la tragedia è stata la mamma del piccolo quando è entrata». Al momento, in stato di arresto, è piantonato in attesa che ricostruisca gli eventi che hanno portato all'omicidio del piccolo Matias.