Massimo Gramellini per il "Corriere della Sera"
Quando leggi di centinaia di truffatori indagati per avere lucrato quattro miliardi con gli incentivi edilizi. Quando nelle intercettazioni li senti parlare allegramente di panzerotti, che sarebbero i soldi, trasferiti nei paradisi fiscali. Quando li ascolti esultare al telefono per le scappatoie offerte da leggi mal scritte e burocrazie farraginose: «Lo Stato è pazzesco, gli piace farsi fregare (eufemismo)».
Ecco, in momenti del genere ti tornano alla mente le parole dei magistrati di Mani pulite, di cui in questi giorni si celebra il trentennale. Rovesciando un diffuso luogo comune, quei giudici hanno sempre sostenuto che l'inchiesta non si fermò perché era salita troppo in alto, ma perché era scesa troppo in basso. Il consenso popolare, elevatissimo finché si era trattato di fare le bucce ai politici, si esaurì quando le indagini cominciarono a scoperchiare la corruzione spicciola, quella dei panzerotti. Inutile precisare che, come non tutti i politici sono ladri, così non tutti gli imprenditori sono prenditori.
Ma è sicuro che la famigerata Casta contro cui alcuni partiti oggi in via di disfacimento hanno costruito le loro fortune era solo una parte del problema. Accanto a quella dei potenti c'era e c'è un fiorire di sottocaste altrettanto fameliche e corporative, che approfittano della mancanza di biasimo sociale per sottrarre alla comunità (cioè, lo ricordo, a noi) miliardi di soldi pubblici (cioè, lo ricordo, anticipati da noi). Rivoglio indietro i miei panzerotti.