IT’S THE END OF GLOBALISM AS WE KNOW IT (AND I FEEL FINE)
Dall'articolo di Edward Luce per la newsletter “Swamp Notes” del “Financial Times”
Il coronavirus è la botta finale per il globalismo come l’abbiamo conosciuto? Se lo chiede l’editorialista del Financial Times Edward Luce in un articolo intitolato “It’s the end of globalism as we know it (and I feel fine)”, che parafrasa la celebre canzone dei Rem (it's the end of the world as we know it).
“È sempre più evidente – scrive Luce – che il 2006 è stato l’anno di picco della globalizzazione.
A quell’epoca non sembrava, ma la storia da allora racconta di un altopiano (il plateau di cui abbiamo sentito molto parlare negli ultimi mesi, ndDago) inclinato verso il basso, specie dopo la crisi finanziaria del 2007-2008”. Una crisi a cui è seguita una discesa sempre più ripida, scrive Luce, “dopo l’elezione di Donald Trump, che poi a cascata ci ha portato ora nel mezzo della prima vera pandemia moderna”.
“Per la maggior parte delle persone, il disfacimento del globalismo dovrebbe essere fonte di profonda preoccupazione.
Se vi chiedete cosa ci sia di buono nel globalismo, dovreste misurarlo attraverso i suoi nemici: uomini come Trump, Orban, Bolsonaro”. Cos’è che accomuna questi leader? Secondo Luce tutti loro “desiderano un mondo di nazionalismi a somma zero, che ci farà sentire tutti meno sicuri, ma con i propri poteri domestici ampliati. L’America First alimenta il China First, e viceversa”.
donald trump bolsonaro ospedale wuhan 1
“La dis-gregazione globale (enfasi sul trattino) d’altronde era già sottotraccia. Per me era già ovvio scrivere cose di questo genere sei anni fa. Ma Trump e ora il Covid-19, hanno drammaticamente accelerato questo viaggio. Ecco quali sono i lati negativi.
Prima di tutto, il mondo diventerà meno sicuro. Come scrive l’ex primo ministro australiano Kevin Rudd nella rivista Foreign Affairs, stiamo entrando in un era di anarchia. Nessuno sta vincendo, né uscirà vincitore dalla pandemia. Sia la Cina, sia gli Usa, emergeranno da essa più deboli di quanto non lo fossero all’inizio. Per non parlare dell’Unione europea”
“Nonostante la sua “diplomazia delle mascherine”, la legittimità di Xi Jinping appare sempre più in discussione.
La censura cinese sulle informazioni all’inizio dell’epidemia e l’arresto di dissidenti e whistleblowers sta creando delle crepe nel paese stesso” (anche se dall’esterno non le vediamo). Ma la vera minaccia per la Cina comunista è il collasso economico. “Dalla rivoluzione culturale a oggi, il patto sociale cinese non scritto è sempre stato questo: le persone tollerano l’autocrazia fintanto che gli autocrati offrono standard di vita sempre crescenti”.
Tu mi prometti che divento più ricco e io tollero la totale assenza di diritti civili e il Grande Fratello tecnologico. “Ma in un mondo di domanda inesistente – scrive ancora Luce – e dove le supply chain globali si azzerano, l’era cinese della crescita senza fine, guidata dalle esportazioni, è finita”.
cinesi costruiscono volkswagen 2
Non che dall’altra parte del globo vada meglio. “I fallimenti americani sono stati ancora maggiori, sia a livello locale che globale. Per metterla come la mette Rudd nel suo articolo, ‘non chiedere aiuto agli Stati Uniti durante un’autentica crisi globale, perché non sono in grado nemmeno di badare a loro stessi’. Invece di sostenere le istituzioni globali gli Usa le hanno continuamente indebolite.
E in totale assenza della leadership americana – che sia nel G20, nel G7 o in modo informale – allora ogni paese va per conto suo. La Cina ha rapidamente riempito quel vuoto nell’Organizzazione mondiale della Sanità” (con gli effetti devastanti che sono sotto gli occhi di tutti), ma Pechino non è in grado di forgiare e mantenere un solido consenso globale. “Il risultato, come sostiene Arvind Subramanian in un’eccellente analisi su Project Syndicate, è un mondo di ‘G meno due’.
Cioè tutti senza Usa e Cina. “Siamo a bordo di una nave senza timone e il danno che sta facendo l’America a se stessa è incalcolabile. Trump nella campagna elettorale del 2016, continuava a dire che il mondo stava ridendo degli Stati Uniti. Ha realizzato quel desiderio. Persino oggi, più di tre mesi dopo la prima morte nel suolo americano per Coronavirus, gli la curva di apprendimento degli Stati Uniti è più piatta del suo tasso di infezione. Sarà molto difficile per l’America ricostruire una credibilità dopo tutto questo. E se Trump dovesse essere rieletto, non si tornerà indietro”.
“La seconda forza che soggiace alla de-globalizzazione è la spinta, la richiesta di una maggiore sicurezza economica. Nessuno vuole vivere in un mondo dove la Cina controlla il 90% dei principi attivi che servono per i nostri antibiotici e domina l’equipaggiamento medico”.
Le filiere globali, le cosiddette supply chain, diventeranno un ricordo? Secondo Luce è molto probabile, e di certo il virus ha reso evidente la loro insostenibilità. “I costi aumenteranno e prima o poi arriverà la stagflazione. L’era dei soldi facili sarà sostituita da quella dei soldi difficili. Tutti noi saremo enormemente più indebitati di prima. Quindi perché, come recita il titolo di questo articolo, mi sento bene?” (I feel fine?)
“A dire la verità, non mi sento bene. Semplicemente non sapevo resistere al gioco di parole con la canzone dei Rem. Ma ho due postille per dare un senso a questa nota. La prima è che le democrazie hanno bisogno di recuperare il controllo sulle loro economie”. Come sostiene Dani Rodrik con il suo “global trilemma”, non possiamo avere allo stesso tempo democrazia, sovranità e globalizzazione. Dobbiamo sceglierne due su tre. “Nell’ultima generazione abbiamo avuto troppa globalizzazione, e ne hanno fatto le spese democrazia e sovranità. La frustrazione che ne è seguita ha generato Trump e Brexit. Abbiamo bisogno di un nuovo accordo sociale e di un nuovo patto globale.
La seconda postilla riguarda la fine del ritornello della canzone dei Rem: “È la fine del del mondo come lo conosciamo, e mi sento bene - è tempo che me ne stia un po’ da solo” (It’s the end of the world as we know it and I feel fine - time I had some time alone)”. Mi sto godendo questo momento da solo per riflettere e rivalutare”.
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