Fabio Sindici per "www.lastampa.it"
Uomini in fuga. Abbattuti da una morte repentina, avvolti nel fiato rovente del flusso piroclastico che viaggia rapidissimo dal Vesuvio, una mattina del 79 d.C.. Le ceneri del vulcano hanno fissato in un fermo immagine i corpi dei due fuggiaschi nell' istante della fine: uno, il più giovane, un ragazzo intorno ai vent' anni, sembra riposare supino, la testa reclinata, le gambe distese, una mano sul petto, l' altra sul bacino; la posizione dell' altro, più anziano, robusto, un uomo tra i trenta e i quarant' anni, è più drammatica, le gambe divaricate, il capo quasi rovesciato, le braccia ripiegate.
I corpi, o meglio, le «ombre» dei corpi, colpiti come la maggior parte delle vittime dall' ondata piroclastica della seconda fase dell' eruzione, sono stati appena ritrovati nella villa di Civita Giuliana, poco fuori le vecchie mura di Pompei, dove, dal 2017, si svolge una delle più importanti campagne di scavo del Parco Archeologico. Massimo Osanna, direttore generale della Soprintendenza di Pompei, l' ha definita «una scoperta eccezionale». Non solo per le condizioni quasi intatte dei due pompeiani.
Ma per i dettagli che vengono rivelati. Entrambi gli uomini, infatti, avevano con sé delle vesti o delle coperte di lana, forse la prova definitiva che porta a una nuova datazione di uno dei giorni più tragici del mondo antico: dal 24 agosto, come si era supposto in base a una lettera di Plinio il Giovane che faceva riferimento a nove giorni prima delle Calende di settembre, al 24 ottobre, come si desume da diverse prove archeologiche, dalla frutta secca carbonizzata nei bracieri a un' iscrizione graffita a carboncino che porta la data del 17 di quel mese. L' eruzione dovrebbe essere arrivata qualche giorno dopo. Gli indumenti di lana che i fuggitivi avevano con sé confermano l' ipotesi di una data autunnale.
Sugli involucri di ceneri che hanno coperto i resti decomposti sono stati eseguiti dei calchi con una tecnica messa a punto per la prima volta dall' archeologo Giuseppe Fiorelli intorno al 1870, una colata di gesso liquido all' interno delle cavità. Un procedimento che, per la prima volta, è stato eseguito alla perfezione grazie alle più avanzate tecniche calcografiche oggi a disposizione.
«Per la prima volta dopo più di 150 anni dal primo impiego della tecnica è stato possibile non solo realizzare calchi perfettamente riusciti delle vittime, ma anche indagare e documentare con nuove tecnologie le cose che avevano con sé nell' attimo in cui sono stati investiti e uccisi dai vapori bollenti dell' eruzione», spiega Osanna.
Si seguono le linee delle vene sulle mani dei due compagni dell' ultima ora. Si possono osservare le ricche pieghe della tunica corta del più giovane, forse uno schiavo, come si è ipotizzato per alcuni schiacciamenti delle vertebre lungo la colonna, che fanno pensare a lavori pesanti. Un mantello è fermato sulla spalla del più anziano, le sue sono vesti da adulto, più elaborate. Padrone e schiavo o padre e figlio, in fuga insieme dal disastro? La villa suburbana di Civita Giuliana, una delle più lussuose della città, paragonata da Osanna per la ricchezza dei suoi ambienti e delle sue decorazioni alla celebre Villa dei Misteri, continua a suggerirci segreti sul punto di essere svelati.
La primavera scorsa si era discusso di un graffito, probabilmente dalla mano di una bambina, interpretato come «Mummia». Un riferimento alla prestigiosa gens dei Mummii, anche se di origine plebea, che vantava, tra i suoi membri, Lucio Mummio, il conquistatore della Grecia?
«La villa, di epoca augustea, è appartenuta sicuramente a un generale o a un magistrato di alto rango» precisa Osanna. Il direttore generale dei Musei dello Stato fa riferimento alla bardatura da parata di un sauro, anche questo, insieme ad altri due destrieri, ucciso dal magma piroclastico. A questo animale la casa deve il nome con il quale è nota: la «villa del sauro bardato».
POMPEI - I CORPI INTEGRI DI DUE FUGGIASCHI
Di due cavalli è stato possibile realizzare il calco, la cementificazione delle pareti di una galleria scavata dai tombaroli che collega il criptoportico con le stalle, ha impedito di realizzare il terzo. Una «trincea» di tombaroli quasi sfiora il sito dei due uomini ritrovati, l' uno accanto all' altro, proprio nel criptoportico. Sopra di questo, una terrazza di copertura guardava verso i campi; dall' altro lato, altre terrazze digradavano, in un belvedere, verso il mare, miraggio di salvezza per molti degli abitanti di Pompei
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