Stefano Montefiori per il "Corriere della Sera"
«Uno stupratore all'Interno, un complice alla Giustizia», urlano una ventina di femministe che manifestano davanti al ministero e all'Eliseo a pochi metri. Il nuovo governo francese guidato dal premier Jean Castex si è riunito per il primo consiglio dei ministri dell'ultima fase della presidenza Macron, quella che dovrebbe condurlo alla rielezione nel 2022. Ma le critiche sono arrivate prima ancora di cominciare.
Il nuovo ministro dell'Interno è Gérald Darmanin, 37 anni, il più giovane a ricoprire una carica così importante. Nel governo precedente Darmanin era ministro dei Conti pubblici, Macron ha voluto premiarlo per la dedizione e la grande capacità di lavoro; ma Darmanin è accusato di violenza sessuale da una donna che lo ha denunciato nel 2018 e, nonostante un primo proscioglimento, il 9 giugno scorso la Corte di appello di Parigi ha ordinato la ripresa delle indagini sul suo conto.
I fatti risalgono al 2009, quando Darmanin si occupava degli affari giuridici del partito Ump allora al potere sotto la presidenza Sarkozy. Una donna, Sophie Patterson-Spatz, si è rivolta a lui nella speranza di fare annullare la condanna ricevuta anni prima per ricatti e telefonate moleste all'ex compagno. Secondo la denuncia, Darmanin avrebbe promesso di aiutarla in cambio di favori sessuali. E dopo una serata al celebre club libertino Les Chandelles di Parigi il futuro ministro l'avrebbe violentata in una camera d'albergo.
Darmanin si è sempre proclamato innocente. Nella vicenda di Parigi, e anche nell'altro caso che lo riguarda a Tourcoing, la città del Nord della quale è tornato sindaco vincendo le municipali del 28 giugno. Qui una donna lo ha accusato di averla indotta ad avere relazioni sessuali in cambio di un aiuto a ottenere casa e lavoro nel 2015. Questo procedimento è stato archiviato senza alcun addebito nel 2018. «Le indagini a carico di Darmanin non sono un ostacolo», rispondono fonti dell'Eliseo che sottolineano l'importanza di rispettare la presunzione di innocenza, oltretutto dopo un'assoluzione in primo grado.
Ma per le militanti femministe è uno scandalo. «È allucinante - dice Caroline De Haas del collettivo «Nous Toutes -. La nomina di Darmanin è la più clamorosa marcia indietro sulla lotta alle violenze sessuali che, ricordiamolo, era stata definita dallo stesso Macron come "la Grande Causa" del suo mandato». Darmanin all'Interno non è la sola scelta a suscitare proteste.
Il «complice alla Giustizia» sarebbe l'avvocato Eric Dupond-Moretti, il più famoso principe del foro francese, protagonista di trasmissioni televisive e spettacoli teatrali e adesso nuovo ministro della Giustizia. Nei mesi scorsi Dupond-Moretti si è segnalato per i giudizi durissimi contro la magistratura, e per le frasi sprezzanti nei confronti del movimento MeToo.
Quando la ex segretaria di Stato per la parità uomo-donna Marléne Schiappa ha ottenuto l'approvazione della legge contro gli insulti sessisti, nel 2018, Dupond-Moretti commentò che «certe donne non sopportano di non essere più fischiate per strada». Al Consiglio dei ministri Dupond-Moretti si siede allo stesso tavolo di Schiappa, trasferita dalla «parità uomo-donna» alla «cittadinanza», alle dipendenze del ministro dell'Interno, Gérald Darmanin.
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