Elisabetta Rosaspina per www.corriere.it
spagna fine del lockdown 1 pedro sanchez 2
Adelante Pedro, con juicio. Il governo di Sánchez azzarda la prima fuga in avanti, a un mese dalla proclamazione dello stato d’emergenza e a due settimane dall’«ibernazione», malgrado i 619 nuovi decessi di ieri che portano il totale a 17mila. Ma nel Paese — il più colpito in Europa insieme all’Italia — il premier ha deciso di lanciare un segnale di ripresa autorizzando da oggi la ripresa anche delle attività non essenziali, dove non sia possibile il telelavoro. Riaprono, per esempio, cantieri edilizi, fabbriche e uffici, ma non ristoranti né centri commerciali.
Resta confermato fino al 25 aprile (per ora) il confinamento a casa del resto della popolazione e delle categorie vulnerabili. Le linee guida fornite alle aziende vietano assembramenti negli spazi comuni, impongono distanze di almeno due metri tra le persone oppure l’uso di tute protettive. Previsti ingressi e uscite scaglionati. Obbligo di tornare a casa ai primi sintomi sospetti.
E mascherine per tutti. Il ministero degli Interni si impegna a distribuirne 10 milioni, da domani, nelle stazioni della metropolitana e ferroviarie. Ma è raccomandato il trasporto privato e senza più di un passeggero per auto.
Le nuove aperture sono state definite avventate dal leader della Catalonia, Quim Torra, che ha accusato il governo di Madrid di ignorare il suggerimento degli scienziati sull’opportunità di «continuare con il lockdown totale».
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