IL PIEMONTE È IN GINOCCHIO: MANCANO I MEDICI E I POSTI LETTO PER GESTIRE L’EPIDEMIA - ALESSANDRO STECCO, CHE PRESIEDE LA COMMISSIONE REGIONALE SANITÀ, LANCIA LA RICHIESTA DI AIUTO ALLE ONG: “INVIATECI I VOSTRI MEDICI, QUI SIAMO ALLO STREMO” - “I COLLEGHI SONO STANCHI, ANCORA SFIBRATI DAL PESO DELLA PRIMA ONDATA E IN MOLTI CASI PURTROPPO SI STANNO CONTAGIANDO SUL POSTO DI LAVORO”

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Lidia Catalano per “la Stampa”

 

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L'immagine delle brande allineate nelle chiese degli ospedali è l' emblema della ricerca spasmodica di posti-letto. Ma ancora più drammatica, per chi si trova a fronteggiare l' impennata dei ricoveri, è la carenza di personale. Il Piemonte travolto dalla seconda ondata dell' epidemia lancia l' ennesimo Sos. Stavolta il grido di aiuto parte da un esponente leghista in Consiglio regionale, che a sorpresa si rivolge alle Ong. «Dirottate personale sanitario dai vostri ospedali all' estero verso il Piemonte. I posti letto e soprattutto il personale si stanno esaurendo.

 

Abbiamo bisogno dell' aiuto di tutti», è l'appello di Alessandro Stecco, che oltre a presiedere la Commissione regionale Sanità è anche docente universitario e medico all' ospedale di Novara. «I colleghi sono stanchi, ancora sfibrati dal peso della prima ondata e in molti casi purtroppo si stanno contagiando sul posto di lavoro. Senza il personale adeguato la ricerca di strutture, tecnologie e posti letto rischia di essere vana».

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Mancano figure chiave, come gli anestesisti, fondamentali per incrementare le terapie intensive. Impossibile appellarsi al contributo delle altre Regioni. «Durante la prima ondata un aiuto temporaneo è arrivato da professionisti reclutati al centro-sud. Ma ora anche loro sono alle prese con l'emergenza».

 

CORONAVIRUS IN PIEMONTE - RIVOLI CORONAVIRUS IN PIEMONTE - RIVOLI

Stesso discorso per gli altri Paesi europei. «Francia e Germania non sono certo nelle condizioni di poterci inviare i loro medici e infermieri», ragiona Stecco. Così l'ultima speranza a cui ci si aggrappa è cooperazione internazionale. «Credo sia il momento di attingere a tutte le risorse disponibili, come è avvenuto e avverrà per i rinforzi arrivati da Cuba e dalla Cina, per dare una mano a una delle parti d' Italia più colpite in base al tasso di ricoveri».

 

Il margine dei posti letto disponibili in Piemonte si assottiglia ogni giorno di più. Dei 5.600 riservati ai pazienti positivi oltre 4.600 - di cui 300 in terapia intensiva - sono già occupati. Cappelle e centri congressi degli ospedali sono stati riadattati a reparti, si ricavano posti di fortuna nelle tende dell'Esercito, nelle mense, negli ambulatori delle Asl. Torino sta per inaugurare un ospedale da campo da 458 posti nel padiglione che fino a un anno fa ospitava le giostre durante le feste di Natale.

CORONAVIRUS IN PIEMONTE - TORINO CORONAVIRUS IN PIEMONTE - TORINO

 

«Ma senza personale diventa impossibile aprire i reparti e mantenere i percorsi di cura per le altre patologie», insiste Stecco, che, «senza intenti polemici» accusa il governo di muoversi «con una lentezza esasperante nell' attuazione dei suoi provvedimenti in materia di ospedali, tecnologie e territorio». Il riferimento è al piano per le terapie intensive consegnato dalle Regioni al commissario Arcuri e a oggi rimasto quasi del tutto inattuato.

 

CORONAVIRUS IN PIEMONTE - IVREA CORONAVIRUS IN PIEMONTE - IVREA

«Ma va anche detto che nessuno si aspettava un'impennata così violenta dei ricoveri: il virus sembra essere molto più contagioso e ha ripreso a propagarsi nelle aree più popolose. Un mix letale». Per questo, aggiunge Stecco, anche «un aiuto simbolico dalle Ong, se ci consentisse di attivare qualche posto letto in più in terapia intensiva, sarebbe un contributo importante». Sembrano lontanissimi oggi i tempi in cui il segretario della Lega Salvini demonizzava gli operatori umanitari che soccorrevano i migranti in mare. La pandemia, per una sorta di contrappasso, costringe il Carroccio a riabilitare il «nemico storico» e a elevarlo a unica possibile ancora di salvezza.

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